Comitato Vittime Casa Studente: Inopportuno siparietto di Bertolaso e Boschi su soccorsi

20 Gennaio 2017   18:21  

Nella trasmissione L'aria che tira, su La 7, è andato in onda, ieri, un inopportuno siparietto: Guido Bertolaso e Enzo Boschi si ergevano a critici delle modalità di soccorso della attuale Protezione Civile (con imbarazzanti cadute di stile), rispetto agli ultimi drammatici eventi che hanno colpito l'Italia Centrale, a cominciare dal crollo dell'albergo sotto le cui macerie pulsa, per fortuna, ancora vita. A detta dei nostri era - ed è - necessaria "una gestione più chiara e informata su come stanno le cose". Queste le testuali parole di Bertolaso, a cui faceva eco l'assenso di Boschi. Un duo stile Gianni e Pinotto, ma in versione tragica, visto che anche in questi giorni ci troviamo a seppellire morti, come accadde a L'Aquila la notte del 6 aprile 2009 e come, nella nostra provincia, continua oggi ad accadere. L'appello alla chiarezza e alla trasparenza, da parte dell'ex capo della Protezione Civile, ci sembra piuttosto paradossale, visti i precedenti. Già prima del sisma del 6 aprile Bertolaso si era dato da fare per tranquillizzare una popolazione con i nervi a fior di pelle per via del continuo sciame sismico e degli annunci di Giampaolo Giuliani, secondo cui un forte terremoto avrebbe colpito Sulmona. Bertolaso il 30 marzo aveva chiesto ai "luminari del terremoto" di riunirsi il giorno dopo all'Aquila per "zittire subito qualsiasi imbecille", per "tranquillizzare la gente" e per dire che "cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa quella che fa male. Capito?". I "luminari" capiscono. E il 31 marzo vengono a L'Aquila, dove si tiene la Commissione Grandi Rischi. C'è una seconda intercettazione del 9 aprile 2009.

Bertolaso continua a chiedere alla Commissione Grandi Rischi dichiarazioni che avessero lo scopo precipuo di tranquillizzare la popolazione. "Mi hanno chiesto: ma ci saranno nuove scosse?" dice in una telefonata al sismologo Enzo Boschi. Proprio quel giorno la Commissione si sarebbe riunita nella sede dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia a Roma. Prima dell'incontro Bertolaso spiega al suo interlocutore: "La riunione di oggi è finalizzata a questo, quindi è vero che la verità non la si dice". E ancora: "Alla fine fate il vostro comunicato stampa con le solite cose che si possono dire su questo argomento delle possibili repliche e non si parla della vera ragione della riunione. Va bene?"

La risposta di Boschi non si lascia attendere: : "Non ti preoccupare, sai che il nostro è un atteggiamento estremamente collaborativo. Facciamo un comunicato stampa che prima sottoponiamo alla tua attenzione". Quale fosse quella verità ancora oggi non ci è dato saperlo.

C'è stato un processo, quello alla Commissione Grande rischi, che ha fatto scandalo, ha generato durissimi dibattiti, ma diviso il mondo della scienza. Tutto comprensibile e legittimo.

Ma noi sappiamo che non c'è stato nessun processo alla scienza e che "agli imputati è stata contestata l'errata analisi dei rischi, che ha comportato una informazione non corretta" (Rodolfo Sabelli. Presidente della Associazione Nazionale Magistrati). E ci conforta la sentenza di Cassazione che ha condannato, per queste ragioni, il vice di Bertolaso, responsabile della Protezione Civile De Bernardinis, confermando l'impianto accusatorio.

Stiano in silenzio i due massimi esperti. Se non per decenza, per il rispetto che si deve ai morti di ieri e di oggi e alle loro famiglie, straziate dal dolore. E se proprio la stampa non può fare a meno dei loro commenti, che almeno rammenti loro la cronaca, se non la "storia".

 da, Antonietta Centofanti- Comitato Familiari Vittime Casa dello Studente


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