Con il Il Barbiere di Siviglia torna la grande lirica a L'Aquila e Sumona

03 Maggio 2013   14:50  

Torna all’Aquila e Sulmona la grande lirica, con l’ultima produzione musicale della 38a Stagione dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese che si chiude Il Barbiere di Siviglia di Giovanni Paisiello, in co-produzione con l’Ateneo Internazionale della Lirica di Sulmona.

Ospita l'evento il Gran Teatro Zeta al Parco delle Arti di Monticchio, sabato 4 Maggio alle ore 18.00, e domenica 5 maggio alle ore 18.00 il Teatro Pacifico di Sulmona.

Bacchetta d’eccezione, a dirigere l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, Giancarlo De Lorenzo.

 

Il Barbiere di Siviglia
ovvero La precauzione inutile

Dramma giocoso
Libretto di Giuseppe Petrosellini

Musiche di Giovanni Paisiello

Prima rappresentazione: Pietroburgo, 15 settembre 1782

Personaggi


IL CONTE d'ALMAVIVA, grande di Spagna,
sotto il nome di Lindoro, amante di Rosina

ROSINA, orfana e pupilla di Bartolo, amante
di Lindoro

BARTOLO, medico, tutore di Rosina, e
innamorato geloso della medesima
DON BASILIO, organista che insegna la musica a
Rosina, amico e confidente di Bartolo

LO SVEGLIATO, giovane semplice, servo di
Bartolo

IL GIOVINETTO, servitore di Bartolo

UN NOTAIO

SOLDATI, ALGUAZILLI, SERVITORI

La scena si finge in Siviglia.

SINFONIA

In una strada di Siviglia, il conte d’Almaviva attende impaziente di scorgere alla finestra Rosina, la ragazza di cui si è innamorato e che è gelosamente custodita (quasi imprigionata) nella casa del suo tutore Bartolo.

Sopraggiunge, componendo una canzone alla chitarra, Figaro, vecchia conoscenza del conte, che prende a narrare al suo ex padrone i viaggi e le peripezie della propria vita di espedienti; quand’ecco aprirsi la finestra di Bartolo e apparire la ragazza, felice per un attimo di poter respirare un po’ d’aria di libertà ("Lode al ciel, che alfine aperse").

Scoperta dal tutore, Rosina lascia cadere per strada la lettera che teneva in mano: prontamente raccolta dal conte con un balzo, il povero Bartolo si affanna a cercarla goffamente, prima di ordinare alla ragazza di rientrare in casa.

A finestra chiusa il conte può leggere il messaggio di Rosina, che gli chiede di farsi riconoscere con una canzone, eludendo così la sorveglianza del tutore.

Figaro intanto gli rivela che la ragazza non è la moglie, ma solo la pupilla di Bartolo, e imbastisce un piano d’azione: il conte potrà entrare in casa travestito da soldato e fingendosi ubriaco.

Appreso da una battuta di Bartolo del suo progetto di sposare Rosina il giorno dopo, il conte decide di dichiararsi subito alla ragazza, pur sotto il finto nome di Lindoro, cantando una canzone alla chitarra ("Saper bramate").

Si accorda quindi con Figaro: lo aiuterà, venendone ben ricompensato
Figaro fa visita a Rosina per rivelarle l’amore del suo ‘parente’ Lindoro, per il quale la ragazza ha pronta una lettera.

Al suo ritorno Bartolo cerca di carpire notizie sulla visita appena avvenuta, ma non riesce a cavar nulla dalla conversazione demenziale con i suoi due servi, che Figaro ha opportunamente neutralizzato usando sonnifero e polvere per starnutire (terzetto "Ma dov’eri tu, stordito").

A preoccupare ulteriormente Bartolo giunge l’amico Don Basilio, con la notizia che il conte, già noto a Madrid per la sua passione per Rosina, è arrivato a Siviglia; l’unico modo per fermare i piani di un uomo così potente, suggerisce Don Basilio, è rovinarne la reputazione ("La calunnia, mio signore").

Figaro torna da Rosina, per avvertirla dei progetti di Bartolo su di lei; questi intanto ha scoperto le prove inequivocabili della lettera scritta dalla ragazza e, furibondo, minaccia di non farla uscire più di casa ("Veramente ho torto, è vero").

Alla fine arriva il conte, travestito da soldato, annunciando a Bartolo l’ordine di alloggiarlo a casa sua, nonostante le reiterate proteste del tutore.

Nella confusione provocata da una finta battaglia ‘Lindoro’ riesce a passare una lettera a Rosina; a nulla valgono i tentativi di Bartolo di conoscerne il contenuto: ingannato da uno scambio di biglietti, il tutore deve chiederle scusa, mentre la ragazza lamenta l’angoscia della sua prigionia ("Giusto ciel, che conoscete").

Bartolo riceve un’altra importuna visita dal conte, questa volta nei panni di un maestro di musica allievo di Don Basilio, momentaneamente ammalato ("Oh che umor! Ohimé che umore!").

Di fronte ai dubbi di Bartolo, l’impostore lo distrae mostrandogli la lettera di Rosina per il conte: viene così accettato come maestro e può dar lezione di canto alla ragazza ("Già riede primavera"). Quando, grazie all’arrivo di Figaro, i due amanti possono parlarsi finalmente in pace, giunge Don Basilio a rovinare tutto.

Dopo molto discutere, e con una buona borsa di denaro, i tre complici riescono a sbarazzarsene, e Figaro pensa di distrarre Bartolo facendogli la barba: invano, visto che il medico riuscirà ugualmente a scoprire, dietro al finto maestro di musica, l’amante di Rosina (quintetto "Don Basilio!").

Al termine di un temporale, Bartolo rivela a Rosina di essere in possesso della sua lettera d’amore: è chiaro che il maestro di musica era un emissario del conte, alle cui voglie il suo amante Lindoro l’avrebbe ceduta.

La ragazza, sconvolta da questa ricostruzione dei fatti, decide di sposare per disperazione Bartolo.

Quando, rimasta sola, viene raggiunta da Figaro e dal conte, pronti a farla fuggire dalla finestra, li apostrofa duramente, ma scopre subito con gioia chi è veramente il suo amato (duetto "Cara, sei tu il mio bene").

La scala appoggiata alla finestra è stata però rubata e i nostri sono intrappolati in casa.

Nessuna paura: all’arrivo del notaio e di Don Basilio, mandati da Bartolo per celebrare il suo matrimonio, un’altra bustarella riuscirà a corrompere l’avido maestro di musica, perché testimoni alle nozze tra il conte e Rosina.

Messo davanti al fatto compiuto, Bartolo non potrà che sottoscrivere l’avvenuto matrimonio.

 


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