Coronavirus, il contagio arrivato in Amazzonia, a rischio comunità indigena di 850mila persone

02 Aprile 2020   11:55  

È una donna di venti anni, appartenente al gruppo indigeno di Kokama in Amazzonia (Brasile), il primo caso di Covid-19 nella comunità indigena brasiliana. L'operatrice sanitaria, che vive in un villaggio del distretto di Santo Antônio do Içá, al confine con la Colombia, è entrata in contatto con un medico infetto impegnato a trattare altri casi di coronavirus precedentemente accertati.

E ora cresce il timore per queste popolazioni che vivono in zone remote senza la possibilità di aver accesso alle cure fornite dal sistema sanitario nazionale. Stando al parere degli esperti, la facilità con la quale il virus si diffonde potrebbe "decimare la popolazione indigena del Brasile".

Una comunità che conta 850 mila persone. In una terra già martoriata dalla deforestazione - recentemente è stato ucciso "a colpi d'arma da fuoco" Zezico Guajajara, uno dei "Guardiani della Foresta", leader indigeno che ha combattuto contro l'invasione delle terre nello stato brasiliano di Maranhao (nord-est) - il Covid-19 è una ulteriormente sciagura per le tribù indigene.

E mentre le Ong internazionali denunciano le morti impunite dei Guardiani dell'Amazzonia, spesso minacciati da potenti mafie dei trafficanti di legname, resta in atto un difficile rapporto che grava tra la comunità indigena e il governo brasiliano: un braccio di ferro iniziato subito dopo l'elezione di Jair Bolsonaro, nel 2019, quando il presidente di estrema destra annunciò l'apertura dei territori indigeni per l'esplorazione di minerali o petrolio.


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