Cosa vuole e per cosa lotta il movimento dei forconi abruzzese

28 Gennaio 2012   13:41  

Una delegazione del Movimento dei forconi d'Abruzzo, che sta manifestando a Villanova di Cepagatti (Pescara) e a Pratola Peligna (L'Aquila) incontrera' lunedi' mattina, nei locali della Provincia di Pescara, i presidenti delle quattro Province abruzzesi "in modo da concordare insieme eventuali interventi sia a livello regionale che nazionale". Lo hanno annunciato il presidente della Provincia di Pescara Guerino Testa e l'assessore provinciale all'Agricoltura Angelo D'Ottavio che hanno incontrato questa mattina gli operatori che aderiscono al presidio pacifico di protesta in corso a Villanova di Cepagatti, nei pressi del casello autostradale. Testa e D'Ottavio, seppur nei limiti di competenza della Provincia, hanno illustrato agli operatori i progetti dell'ente per incentivare la filiera corta e la commercializzazione dei prodotti tipici del territorio locale. Al presidio stanno partecipando cerealicoltori, produttori di ortaggi, allevatori e addetti delle imprese di servizi all agricoltura che chiedono alle istituzioni locali e nazionali maggiore attenzione alle problematiche del settore.

LA PIAFFORMA DEI FORCONI

Ecco il documento del movimento dei forconi d’Abruzzo presentato a seguito dell'incontro con l'assessore all’agricoltura Mauro Febbo, presso uno dei presidi permanenti del movimento dei forconi d’Abruzzo, da alcuni giorni in sosta presso le uscite autostradali di Pratola Peligna (AQ) e Villanova di Capagatti (PE).

IL DOCUMENTO CON LE RIVENDICAZIONI

Livello nazionale

1. Equitalia: un organo di riscossione che con i suoi interessi di mora legalizzati dallo Stato, superiori a quelli dei cravattri, ha messo sotto scacco molte imprese agricole ed artigiane, con ipoteche legali. Questo intervento non permette alle aziende di accedere ad alcun tipo di finanziamento, quindi paralisi delle aziende, le quali saranno prossime alla chiusura. Si chiede per questo una moratoria accessibile, se il caso da concordare tra le parti interessati;

2.Corridoio verde: un accordo internazionale tra l’Italia  e i paesi del nord Africa, istituito in via sperimentale con fondi CE, rimasto permanente. Oggi sfruttato dalle multinazionali che    importano le produzioni agricole, le nazionalizzano e le distribuiscono sui tavoli dei consumatori. Infatti si vedono sempre più frequenti nascere centri di smistamento merci, come l’interporto, (ubicato in una zona altamente a rischio alluvione), nell’area limitrofe al fiume Pescara nei pressi di Brecciarola (CH). Nel contempo si trae in inganno i consumatori che credono di magiare un prodotto italiano, mentre agli agricoltori i loro prodotti vengono pagati sottocosto e in alcuni casi distrutti nei campi.

3.Il caro gasolio:  sempre più gravato da accise messe in atto da governi regionali e nazionali, per ripianare i buchi di bilancio della malasanità e della mala politica. In Abruzzo stiamo ancora pagando lo scotto di due giunte regionali finite in manette. I cittadini e gli imprenditori non posso sempre sopperire  agli errori fatti da altri. Siamo arrivati al punto che per acquistare un litro di gasolio occorrono 3 litri di latte o 7 kg di grano.

4.Le mucche fantasma: chiediamo chiarimenti sulle 300.000 mucche fantasma per latte vero. Latte proveniente dei paesi dell’Est, come verbalizzato dalla commissione di inchiesta nominata dell’ex Ministro Luca Zaia. Ancora una volta si è permesso alle multinazionali, di italianizzare il latte. Un  alimento assai delicato, utilizzato per alimentare sopratutto i bambini e le persone anziane. Questo oltre che attentare alla salute, pubblica ha inciso fortemente sul prezzo del latte prodotto nelle stalle italiane, arrecando danni economici al settore zootecnico

5. IMU: già in passato qualcuno aveva ventilato l’ipotesi di far pagare l’ici alle aziende agricole. Oggi, gli hanno cambiato il nome, ma a quanto pare, ancora una volta si tenta di dare il colpo di grazia ad un settore già gravemente penalizzato da quanto sopra riportato.  Non si capisce il motivo per cui non si elimina enti inutili, anzi si continua ad istituirli in tutta l’Italia, come i Parchi nazionali e regionali.  Questi oltre ad essere un covo di animali ibridi, come cinghiali incrociati con i maiali e cani rinselvatichiti, sono anche rifugio per politici trombati, che ogni cambio della guardia vengono commissariati con il contributo degli italiani a danno delle aziende agricole,  della fauna selvatica e del territorio. In Abruzzo abbiamo tre parchi nazionali e uno regionale, visto la crisi si chiede l’abolizione di quello regionale e accorpamento ad un unico consiglio di amministrazione dei parchi nazionali. Un risparmio di soldi della collettività e nel contempo si evita di tartassare le aziende che producono ricchezza.

Livello regionale

1.L’estrema parcellizzazione dei terreni delle zone interne dell’Abruzzo non rende possibile l’applicazione della nuova  normativa AGEA per i contratti bilaterali. I Forconi abruzzesi chiedono il mantenimento del contratto unilaterale, in quanto l’AGEA negli anni passati ha già provveduto all’erogazione dei fondi fino ad oggi con questo sistema. I contratti bilaterali costerebbero alle imprese agricole svariate migliaia di Euro. La  loro stipula tra le parti sarebbe  impossibile, in quanto i legittimi proprietari, o sono emigrati o defunti.

2.GAL:  Gruppo di azione locale, un capitolo di contributo legato al PSR per un aiuto alle imprese agricole fossilizzato nei meandri della politica regionale. Siamo prossimi alla scadenza del PSR ed è ancora bloccato per colpa di una politica clientelare.

3.Misura F si chiede una modifica alle domande per l’accesso alla misura f, per quanto riguarda i prati pascolo: tali finanziamenti devono privilegiare le aziende agricole locali  e delle regioni limitrofe. Bisogna assolutamente vietare l’accattonaggio selvaggio e l’accaparramento da parte di “società  di comodo”, create ad hoc per usufruire  dei fondi destinati alla zootecnia montana  abruzzese. Nelle zone interne dell’aquilano ci sono società del nord che per accedere ai finanziamenti della CE, hanno fatto accordi con allevatori di fuori regione a volte legati alla malavita organizzata. Si spera nell’accoglimento delle istanze a livello regionale,  ed un impegno  verso il Governo nazionale al fine di far sopravvivere le aziende agricole abruzzesi  e nazionali che lavorano per loro e creano economia, anzi sono il volano dell’economia italiana, cosa che nessun politico di turno ha focalizzato. Se il nei prossimi giorni non si avranno risposte certe saremmo costretti ad appuntire i nostri FORCONI".


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