Crisi settore edile: pochi appalti e ferro troppo caro

Ance: le grandi opere devono ripartire

01 Ottobre 2008   20:44  
Quando sindacati e imprese lanciano lo stesso appello vuol dire che la crisi è seria.
Momento difficile per l'edile del teramano, sia Ance che Fillea Cgil concordano sull'urgenza di riaprire gli appalti pubblici delle grandi opere di ricostruzione della Provincia, come il completamento della Teramo-Ascoli e del quarto lotto della Teramo-mare. Opere in grado di offrire un periodo di tregua ad un settore che non accenna a riprendersi.
Si tratta di una crisi che affonda le radici nel passato ma che negli ultimi anni ha dato significativi segni di peggioramento.
Come afferma preoccupato Serafino Pulcini, Presidente dell'Ance teramana, "i segni di rallentamento sono cominciati da molti mesi, sia per le opere pubbliche che gli interventi privati. Basti pensare che, come mai era accaduto finora, le imprese hanno cominciato a licenziare prima dell’estate, e negli ultimi mesi la Cassa edile ha visto diminuire i propri lavoratori iscritti di circa il 4%, pari a oltre 200 addetti".
Il numero di appalti pubblici banditi nel 2006-2007 si è praticamente dimezzato, passando da 94 milioni di euro del 2006 ai 44 del 2007. Non solo. I pochi appalti ottenuti mostrano cifre nettamente più basse rispetto agli altri distretti abruzzesi: l'importo delle gare affidate nel teramano relative al 2007 ammonta a circa 265.441 euro, una cifra nettamente inferiore a quelle relative alle provincie di Pescara (653.901 euro), Chieti (386.386 euro), e L'Aquila (413.005 euro).
Ad aggravare - e non di poco - la situazione l'aumento dei costi relativi alle materie prime, basti pensare al prezzo del ferro tondo per cemento armato, lievitato del 108,7% nel solo semestre che va da dicembre 2007 a giugno 2008, e a quello del bitume stradale cresciuto del 66% nel periodo 2004-2008.
Rincari eccessivi che hanno spinto L'Ance a chiedere la messa a punto di un meccanismo che consenta l'adeguamento dei prezzi relativi ai materiali di costruzione, ed ad altri aspetti della produzione come trasporti, noli e manodopera. In altre parole si tratterebbe di riportare in auge la revisione dei prezzi utilizzata nelle opere pubbliche ai primi degli anni '90, istituita dall'art. 33 della legge n°41 del 28 febbraio 1986,e successivamente abrogata dall'art. 26 della legge n° 109 del 11 febbraio'94.
Anche l'Autorità per la Vigilanza sui contratti pubblici di lavoro, servizi e forniture è intervenuta sulla questione,disponendo l'avvio di un'indagine conoscitiva che analizzi e quantifichi i danni economici provocati dal rincaro dei prezzi delle materie prime.


GDC


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