Crollo della discarica La Torre, chiesta in appello la condanna per Chiodi

Giudizio richiesto anche per due dirigenti regionali

06 Novembre 2013   11:30  

Non può ancora tirare un definitivo sospiro di sollievo il governatore Gianni Chiodi, in merito all'inchiesta relativa al crollo della discarica La Torre di Teramo, avvenuta in due frane tra l'aprile 2005 ed il febbraio 2006.

All'epoca degli avvenimenti, Chiodi era ancora sindaco del capoluogo aprutino, e processato in primo grado era stato assolto circa quattro mesi addietro dall'accusa di crollo colposo poiché il fatto non costituiva reato e, recitava la sentenza, "gli elementi di prova acquisiti a suo carico si appalesano insufficienti al fine di ritenere comprovato, con il grado di certezza richiesto, la prevedibilità dell'evento".

Al contrario, nel medesimo processo, il giudice Domenico Canosa condannò invece ad un anno e quattro mesi l'allora ex vice sindaco ed attuale consigliere regionale Berardo Rabbuffo e il dirigente comunale Nicola D’Antonio, all'epoca incaricato di gestire la discarica, poiché le loro posizioni, pur partite dal medesimo punto, secondo il magistrato si erano in seguito distinte e distanziate.

Ora, tuttavia, il presidente della Regione si vedrà costretto ad affrontare il ricorso in appello, su richiesta del pm Stefano Giovagnoni, che già in primo grado ne aveva chiesto la condanna, poiché sostiene che "Chiodi non poteva non essere a conoscenza della gravità e dell'estrema urgenza della situazione in cui versava il sito, anche perché questo in città era argomento di continue discussioni e dibattiti".

Insieme a Chiodi, saranno giudicati in appello anche i dirigenti Massimo Di Giacinto e Franco Gerardini, che nel corso degli anni si sono succeduti alla guida del servizio gestione rifiuti della Regione.


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