"Cronaca di un assurdo normale", Stefano Calvagna racconta al cinema la sua odissea

"Non è un atto di difesa"

22 Giugno 2012   11:35  

"Sono uscito dal carcere dopo due anni. Ho passato 127 giorni di custodia cautelare senza una prova a mio carico. Se avessi commesso un solo reato di quello che hanno scritto i giornali mi sarei trasferito in Germania a fare il pizzaiolo e non avrei sicuramente continuato a fare questo mestiere". Parola del regista Stefano Calvagna che porta in sala "Cronaca di un assurdo normale", racconto del suo punto di vista dopo aver subito un tentato omicidio (il 17 febbraio 2009 il regista fu raggiunto da sette colpi di pistola all'uscita del teatro San Saba a Roma) e dopo essere stato arrestato dalla polizia e trasferito nel carcere di Regina Coeli, con varie accuse, tra cui quella di essersi organizzato l'attentato da solo.

"Gli atti degli inquirenti sono pieni di omissioni, hanno perfino parlato di falsa gambizzazione, e i giornalisti hanno scritto cose non vere. Ma questo film non è un atto di difesa", dice il regista che accusò il produttore Alessandro Presutti (finanziatore del suo film "Il lupo") e il suo ex collaboratore Carlo Bernabei di essere stati i mandanti dell'attentato. E fu poi condannato in primo grado a 3 anni e 8 mesi di carcere per calunnia aggravata, simulazione di reato e porto d'arma clandestina.

Girato in un mese interamente all'interno di una palestra di 17.000 metri quadri per un costo di 15mila euro, "Cronaca di un assurdo normale" è tratto dall'omonimo libro (uscito nel 2011): "Ho scritto perchè la mente è l'unica cosa che non ti possono ammanettare", spiega il regista che ha preferito affidare la sceneggiatura del film a un altro autore. (ADNKRONOS)


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore