Dalla Sevel si levano voci contro Marchionne: qui solo utili

01 Novembre 2010   15:42  

Non ci stanno ad essere considerati poco produttivi ("la Sevel, che fa un buon prodotto, nonostante la crisi è stata in utile negli ultimi due anni"), men che meno a passare per assenteisti ("il tasso di assenze in tutti gli stabilimenti è attorno al 4%"). E non sopportano che l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, "che prende di stipendio 450 volte" quello che guadagnano loro, si definisca "un metalmeccanico". "Metalmeccanici siamo noi, con 17.000 euro l'anno di reddito", dicono con fermezza.

Sono di delegati Fiom degli stabilimenti Fiat a replicare all'ad del Lingotto che, la scorsa settimana, aveva parlato delle difficoltà dell'azienda in Italia a causa di un sindacato che ha solo il 12% degli iscritti. E lo fanno ospiti di Lucia Annunziata, nella trasmissione 'In mezz'orà, che parla di 'par condicio' dovuta ai lavoratori (Marchionne ha parlato domenica scorsa nel programma di Fabio Fazio 'Che tempo che fa'). Criticata però da Fim e Ugl, che stigmatizzano la sola presenza della Fiom. Vengono da tutti gli stabilimenti italiani: Mirafiori, la Sevel di Val di Sangro, Cassino, la Magneti Marelli in Emilia, Pomigliano e Melfi. E, in collegamento, c'é Termini Imerese. E sono proprio questi ultimi i più arrabbiati. Giudicano "insopportabile l'accusa" che il 50% di loro si sia assentato in occasione di una partita di calcio: "un'accusa che indigna i lavoratori di Termini Imerese e tutti i lavoratori Fiat", sottolineano. "Lui, che il 31 dicembre 2011 manderà a casa 2.200 operai, ci dica piuttosto come mai nel 2008 era pronto a investire a Termini 500 milioni di euro per la Lancia Ypsilon e ora invece ha deciso di chiudere. Cosa è cambiato?". Contestano la nuova 'metrica' di lavoro (i turni e le pause) che, dicono, non fa aumentare la produzione ma peggiora le condizioni di lavoro: "la modernità di Marchionne sembra un ritorno al passato", spiegano. Quanto alla produttività, sostengono che il problema è nei prodotti: quelli della Fiat in Italia non sono innovativi. "Perché non si impegna nell'auto elettrica?", chiedono: il problema "non sono quindi i lavoratori, ma la dirigenza" dell'azienda. C'é poi chi, come i lavoratori della Sata di Melfi, che gli obiettivi di produttività lo scorso anno li hanno raggiunti, "ma - dicono - non abbiamo avuto il premio di produzione". "Marchionne non ha paura di quel 12% della Fiom - sostengono - ma della forza delle idee di quel 12%. A Pomigliano, dove gli iscritti alla Fiom sono 750, i no al referendum sono stati 1.673".

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