Darfur. Liberati gli operatori di Medici senza frontiere

Buone le condizioni di salute dei volontari

13 Marzo 2009   20:58  
Sono stati liberati i quattro volontari di Medici senza frontiere rapiti due giorni fa da un gruppo armato del Sudan. Dopo aver intercettato il luogo dove si trovavano gli ostaggi, questa mattina il governo locale ha iniziato le trattative con i rapitori rassicurando la Farnesina che la liberazione sarebbe stata veloce e indolore. Nella tarda serata di ieri il sottosegretario agli Affari Esteri, Mutrif Sidding aveva affermato di aver comunicato personalmente con i sequestratori, affinchè i medici venissero rilasciati nella più “totale sicurezza e assenza di violenza”. Così è stato, anche se sono ancora molte le ombre sulle richieste espresse dal gruppo armato in merito al rilascio degli ostaggi.

Ieri sera il governatore del Nord Darfur, Osman Mohammed Yusef Kabir, aveva reso noto al Media Centre del Sudan che alla base del sequestro degli operatori di Msf  v'era sicuramente la richiesta di un riscatto in denaro, e che al momento si stava procedendo con i negoziati affinchè si giungesse ad una "veloce" quanto pacifica liberazione. Anche questa mattina i messaggi veicolati dalle fonti governative sembravano confermare il pagamento del riscatto come unica condizione posta dai rapitori per il rilascio degli ostaggi,il funzionario del Governo sudanese, Ali Yousef, ha infatti dichiarato che il rapimento era sicuramente da considerarsi come "opera di banditi", e pertanto avulso da questioni politiche.

Secondo il giornale arabo al Hayat tuttavia, chi ha rapito l'equipe di Msf avrebbe avuto ben altro in mente, per esempio il ritiro del mandato di cattura emesso una decina di giorni fa, dalla Corte penale internazionale contro il presidente sudanese Bashir, accusato di crimini di guerra e contro l'umanità. Stando a quanto affermato dal Quotidiano i sequestratori farebbero parte di un gruppo armato delle tribù arabe del Sudan, e la richiesta di ritirare il mandato d'arresto contro il Presidente avrebbe fatto parte delle condizioni sottostanti alla liberazione dei prigionieri.

Per le agenzie umanitarie presenti sul posto non sono tempi facili. In seguito alla decisione espressa dalla Corte dell'Aia sulla cattura di Bashir molte Ong sono state estromesse dal Sudan. Quanto affermato dal giornale al Hayat pertanto potrebbe essere fondato, e condurre ad altri spiacevoli episodi.

I quattro volontari della sezione belga di Msf- il medico italiano Mauro D'Ascanio, l'infermiera canadese Laura Archer, il coordinatore medico francese Raphael Meonier, e un guardiano sudanese operante nella Ong- sono stati presi in ostaggio lo scorso mercoledì mentre si trovavano nel loro ufficio di Saraf Umra, a circa 200 chilometri da el Fasher, la capitale del nord Darfur, scenario della sanguinosa guerra civile che dal 2003 ha causato la morte di 300 mila persone e la fuga di oltre due milioni di profughi.

DARFUR: TERRA DIMENTICATA DAI MEDIA

Qualche giorno fa sul sito di Medici senza frontiere era apparsa la testimonianza di Camilla, un'ostetrica che ha lavorato al fianco del medico vicentino Mauro D'Ascanio, e che è da poco rientrata dalla propria missione nella terra insanguinata del Darfur. Interessante coincidenza esistenziale che la donna abbia parlato di lui e della sua coraggiosa umanità a pochi giorni dal rapimento. La riportiamo interamente, come piccolo contributo all'immenso valore che queste persone esprimono nei Paesi torturati dalle guerre e dalla fame, individui impegnati nel raggiungimento di mete che trascendono ogni istinto materiale e di autoconservazione, portatori della spiritualità laica che soltanto l'operatore di pace sa testimoniare.   

Camilla, 10/03/2009

"Incredibilmente i giorni, le settimane scorrono veloci senza che uno se ne accorga. Il 27 gennaio mi ritrovo sperduta all’aeroporto di Francoforte con gli occhi appesantiti, stanchi dalle 9 ore passate in aereo. Il Darfur sembra ormai lontano e quella che ho chiamato casa per alcuni mesi rimane viva soltanto nei miei ricordi. È difficile staccarsi da Serif Umra, dall’ospedale, dalle mamme, dai bambini, dai parti complicati e dallo staff.

Ogni mattina al risveglio capisco che non sono più nel caldo secco del Sudan, qua fa freddo, piove, a volte nevica… non c’è più la colazione pronta sul tavolo che aspetta gli espatriati assonnati e accaldati dalla nottata, la signora che ci ha coccolato per tutti i mesi di missione è sparita, svanita: mi ricordo il nostro insolito modo di comunicare tramite il cibo o le poche parole che abbiamo imparato: tamam per dire ok, shufak bukra, per dire ci vediamo domani…
Di colpo invece mi ritrovo in Europa, in inverno, e l’autunno? L’ho perso per strada.

Forse stamattina sono un po’ nostalgica, mi manca un po’ Serif Umra, una cittadina abbastanza tranquilla, un piccolo avvallamento sabbioso nel deserto quando non è bagnata da un torrente (Wadi) solo per alcuni mesi all’anno, durante la stagione delle piogge; quando c’è il “Suk” il mercato, due volte a settimana, il paese si riempie di arabi a cavallo di enormi dromedari. Potrei rimanere ore intere a guardare questi enormi e affascinanti animali passare davanti al centro di salute. Fortunatamente il dispensario è nella strada principale che porta al Suk, così il sabato normalmente mi facevo un piccolo regalino pieno di emozioni fanciullesche. Gli arabi vengono a vendere o a comprare dromedari: è bellissimo vederli al tramonto andare via con altri cinque o sei dromedari legati uno all’altro mentre gli africani normalmente vendono o comprano del bestiame.
 
Ma ormai sento che la missione è finita e sono felice di essere tornata. Sono molto soddisfatta del lavoro, dei risultati ottenuti: ora un’altra ostetrica si sta prendendo cura della parte del progetto di cui mi sono occupata e che prima di me spettava ad un’altra ostetrica.
Io sono solo una di questi espatriati che arriva per alcuni mesi, in questo preciso caso la terza ostetrica che dal 2004 ha avuto la fortuna di lavorare a Serif Umra; nel 2006, il team è stato evacuato per motivi di sicurezza e solo dopo alcuni mesi è riuscito pian pianino a rientrare nella zona.

Nel progetto lavorano 7 persone di cui 5 espatriati (un coordinatore di progetto, un medico, un logista, un infermiere, una ostetrica) e 2 dello staff locale (un medico e un paramedico) che hanno come obiettivo di offrire assistenza medica primaria in un centro sanitario, ovviamente completamente gratuito, alla popolazione di Serif Umra (55.000 persone) e dintorni.

Nel centro di salute sono attualmente forniti servizi ambulatoriali a carattere generale, programmi nutrizionali ai bambini di età inferiore ai 5 anni (ambulatori e reparto) e di salute riproduttiva (ambulatori pre-post natali, sala parto, reparto di ostetricia e ginecologia, assistenza alle vittime di violenza sessuale). Inoltre, ci sono un pronto soccorso, un reparto di medicina generale per adulti e uno di pediatria. Prossimamente verrà allestita una sala operatoria per effettuare cesarei e chirurgia d’urgenza.

Grazie al prezioso lavoro svolto precedentemente dalla mia collega. che aveva il compito di reclutare delle ostetriche in loco (levatrici tradizionali), sono riuscita a formarle in modo da migliorare il servizio relativo ai parti e non solo. All’inizio, assistevo a tutti i parti, poi con il passare del tempo, dopo il training personale e una mirata promozione sanitaria, ho dato spazio alle ostetriche supervisionando soltanto i parti più complicati e a rischio.
Durante questa ultima missione ho imparato tante cose. In realtà in ogni missione si cresce interiormente e professionalmente, in questa ho imparato a gestire parti molto complicati e a lavorare in condizioni a volte veramente critiche.

Fortunatamente nel team c’era anche un medico italiano, Mauro, che vuoi per la lingua e perché ci siamo trovati bene come amicizia, durante momenti difficili ci aiutavamo a vicenda, a volte era lui ad aiutare me in sala parto, e a volte ero io ad aiutarlo nel suo pronto soccorso, così mi sono ritrovata ad imparare nuove cose non solo relative al campo ostetrico.

Ora sono in Europa e penso a godermi questo momento di riposo, a ricaricare le batterie e poi…? In quale parte del mondo andrò?







gdc


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