Declino dell'Artigianato in Abruzzo: In Cinque Anni Scomparse Quasi 3.000 Imprese
Un allarmante studio condotto dalla CNA ha rivelato che in Abruzzo, nel periodo 2018-2023, quasi 3.000 imprese artigiane hanno chiuso i battenti, rappresentando una delle peggiori performance nella categoria a livello nazionale, superata solo dalle Marche. Le province di Pescara e Chieti registrano record di chiusure, con una netta diminuzione nel settore edilizio, dei trasporti, dell'alimentare e dell'abbigliamento.
Alla fine del 2018, le imprese artigiane attive in Abruzzo erano 29.896, scese a 27.168 entro la fine del 2023, con una significativa diminuzione di 2.728 unità. Questa flessione regionale, pari al -9,12%, è quasi triplo rispetto alla media nazionale del -3,25%. Solo le Marche hanno fatto peggio, registrando una perdita del -11,56%.
Il presidente della CNA Abruzzo, Savino Saraceni, e il direttore Silvio Calice, hanno presentato i dati durante una conferenza stampa, evidenziando la mancanza di politiche attive a favore delle micro imprese come uno dei fattori principali di questo declino. La competenza esclusiva della Regione sull'artigianato solleva interrogativi sulla mancanza di attuazione di leggi regionali significative.
La provincia di Pescara ha subito una perdita di 861 imprese, seguita da Chieti con -750, mentre le cadute sono state meno gravi nelle province de L'Aquila (-560) e Teramo (-557). Il settore delle costruzioni ha sofferto di più, registrando 926 imprese in meno, seguito dalle attività manifatturiere e dai trasporti con decrementi rispettivamente di 895 e 304 unità.
La CNA ha sottolineato la necessità di politiche che affrontino questioni come l'accesso al credito, il contenimento dei costi energetici, la promozione dell'internazionalizzazione e della digitalizzazione, la trasmissione d'impresa e la formazione professionale. La speranza è che la politica adotti un approccio più concertato con le imprese e le loro associazioni per invertire questa tendenza negativa.
