Il direttore generale dell'Asr Abruzzo, prof. Francesco Di Stanislao, coinvolto nella bufera giudiziaria che ha decapitato la giunta regionale abruzzese, ha rassegnato le dimissioni dall'incarico in una lettera inviata al presidente vicario della Regione Enrico Paolini e al direttore generale Direzione sanità Giampiero Di Cesare. "Il fatto di non essere stato chiamato per la riunione odierna a Roma al tavolo di verifica del piano di rientro - ha scritto Di Stanislao - mi ha ulteriormente rimpito di amarezza e pertanto colgo l'occasione per prendere le distanze da un sistema che, se risultassero veri i fatti oggetti dell'attuale indagine, ha strumentalizzato il mio operato. Il mio rapporto fiduciario con l'Ente - ha aggiunto - non può che essere messo in crisi da detta sola ipotetica strumentalizzazione". "Fermo e impregiudicato - ha concluso Di Stanislao nella missiva - ogni mio diritto a future azioni a tuela della mia onorabilità e di ogni altro mio diritto, nessuno escluso, con la presente, rassegno le mie dimissioni da direttore generale dell'Agenzia sanitaria regonale, Asr Abruzzo". Di Stanislao, 55 anni, è docente all'Università di Ancona e risiede a Senigallia. Fino al 2005 è stato direttore dell'Agenzia sanitaria regionale delle Marche.
Il vicepresidente del Consiglio regionale, Nicola Pisegna Orlando, in
qualità di portavoce della componente di Alleanza Riformista del Pd,
esprime sconcerto per le dichiarazioni rilasciate dal presidente
vicario della Regione, Enrico Paolini, sul "Riformista" di oggi, e
contesta tutti gli atti successivi alle dimissioni del governatore
Ottaviano Del Turco, definendoli "viziati nella forma e nella
sostanza". "In effetti, per eleganza ed efficacia, il facente funzione
svolge nel peggiore dei modi il compito di vicario che gli deriva dalle
dimissioni del presidente Del Turco - ha rilevato Pisegna - passando
sul piano politico dai fischi di domenica scorsa a Pescara, all'incasso
del commissariamento sulla sanità a Roma. Le gravissime dichiarazioni
in cui parla di costante soggezione di Del Turco ad Angelini - ha
aggiunto - di scarsa trasparenza sulla sanità, del 'tutto gia' decisò,
del fatto che gli indagati sono politicamente poco affini a lui, stanno
ad evidenziare la sua assoluta debolezza in qualità di assessore
regionale, che avrebbe dovuto contrastare eventuali delibere poco
chiare o denunciare eventuali illegalità nelle sedi opportune". Per
quanto riguarda gli atti contestati "nessuna norma, a cominciare dallo
Statuto della Regione Abruzzo, prevede l'emanazione di un decreto di
ricognizione delle dimissioni così come adottato dal vicepresidente, il
quale, citando l'articolo 86 dello Statuto, non può non essersi reso
conto che lo stesso non si armonizza con la legge elettorale vigente,
con la possibilità di alimentare contenziosi o dubbi interpretativi che
porteranno problemi funzionali anche alla futura legislatura". "In
relazione al decreto - ha sottolineato - Alleanza Riformista non
esclude l'eventuale impugnativa presso il Tar. Si chiede inoltre al
vicepresidente Paolini di essere coerente con le sue affermazioni, che
a parere dei socialisti non rendono compatibile il suo ruolo, in una
fase così delicata e complessa, con la maggioranza che lo sostiene".