Di Stefano: Parlare di sviluppo e uso della montagna è sempre stato materia complessa

08 Maggio 2014   15:15  

Farlo nel pieno della campagna elettorale che deciderà l'elezione del Presidente di Regione e di un nuovo Consiglio regionale è quanto meno ardito per via dei tanti opportunismi che, come è tipico in questi periodi, si innescano, tesi più alla ricerca di visibilità che a quella di analisi e strategie mirate all'obiettivo.
Si può comprendere il fatto che ogni qual volta si interviene su territori complessi, siano tante le spinte divisive che si mettono in moto a causa degli opposti interessi da tutelare.
Nel caso del Gran Sasso ci troviamo di fronte ad un'area dove la legittima esigenza di tutela e conservazione e quella, altrettanto comprensibile, di sviluppo e trasformazione hanno giustamente indotto la Regione a varare il Piano Speciale Territoriale Scindarella - Monte Cristo del massiccio del Gran Sasso ai sensi dell'art. 6 e 6bis della L.R. 18/83.

Il Progetto Speciale che delimita l'area di trasformazione e sviluppo ivi compresa quella dell'impiantistica per lo sci è stato adottato, con delibera n. 6437, dalla G.R. il 28.12.1995. Subito dopo la Provincia dell'Aquila ha indetto pubbliche consultazioni al fine di acquisire eventuali osservazioni che, successivamente, sono state prodotte da: Ente provinciale per il Turismo; WWF; Ente Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga; Comune dell'Aquila; Pro Natura; Legambiente; INFN; Amministrazione Separata Beni Usi Civici di Assergi;  Centro Turistico del Gran Sasso e poi ancora Consiglieri comunali ed altri, Comunità Montane Campo Imperatore.

In data 18.11.1998 si è tenuta la prima conferenza dei servizi per il raggiungimento dell'Intesa con l'Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il Consiglio Direttivo del Parco, con delibera n.2/00, ha approvato il Progetto Speciale Scindarella - Monte Cristo con alcuni emendamenti che sono stati recepiti nella stesura definitiva, approvata, con delibera n.135/5, dal Consiglio Regionale il 18.05.2004.

Ci sono voluti dunque nove anni per definire e approvare il Piano che stabilisce gli interventi ammissibili nell'area del Gran Sasso. Un lunghissimo lavoro di cucitura di ogni ragionevole interesse che ha prodotto un atto sovraordinato alla pianificazione locale sull'ammissibilità di opere.

Dal 2004 è iniziato così un altro percorso che l'amministrazione Cialente ha inteso assumere in pieno sin dal suo primo giorno di mandato nel maggio 2007: quello di salvare il Centro Turistico del Gran Sasso, soffocato da una pesante passività di bilanci per riattivare lo sviluppo dell'area, così come previsto dal P.S.T. (Piano Speciale Territoriale) e dal Piano del Parco.

Con i fondi dedicati a L'Aquila si sono create tutte le condizioni per sviluppare il Gran Sasso; trenta milioni complessivi per l'attivazione di nuovi impianti da realizzare fra le aree di  Monte Cristo, Fossa di Paganica e Monte Scindarella e per la bonifica di quelli esistenti, ma abbandonati all'incuria del tempo.

Nove anni per pianificare e ulteriori dieci per reperire le risorse necessarie sono un lasso di tempo spropositato per accettare qualsiasi obiezione in merito.
Il nuovo impianto delle Fontari ricade all'interno del perimetro dove è permesso realizzare nuovi impianti ed è necessario per la sicurezza e per un più logico collegamento con l'arrivo della funivia.

Si tratta della sostituzione dell'attuale impianto, ma arrivato a fine vita tecnica, la cui posizione consentirà anche di non realizzare un'ulteriore seggiovia (denominata Caselle) abbassandone l'invasività impiantistica come previsto nel Piano.
E' solo il primo passo verso una vera stazione turistica invernale, baricentrica tra le Marche e il Lazio, che può contare sull'innevamento naturale e che comporta la bonifica del vecchio esistente, vero detrattore ambientale di quei luoghi. Questo, insieme al Piano Particolareggiato di Zona per l'area di Fonte Cerreto, finalizzato all'incremento di attività turistico - ricreative, in corso con la Fondazione Carispaq, è uno dei punti di forza del nostro territorio per riavviare il percorso di sviluppo che il terremoto ha drammaticamente congelato.

 


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