Documentario "048": il coraggio contro il cancro, la testimonianza di Luana Rovini

24 Maggio 2011   10:56  

"048"è il titolo di un documentario - testimonianza di una collega.

Lei era Luana Rovini, giornalista de Il Tirreno, che a soli a  47 anni dopo una lunga malattia si è spenta nel 2009. Per anni aveva lavorato in prima linea portando alla luce scandali e ingiustizie.

Il documentario frutto della sua personale esperienza ma della obiettività di una cronista, sarà proiettato sabato 28 maggio al Museo Colonna di Pescara alle 17.30. Il titolo prende spunto dal codice di esenzione delle malattie oncologiche.

Sei persone protagoniste di sei storie di una malattia, affrontata a viso aperto: il cancro.
La particolarità di questo lavoro cinematografico, che ha avuto positive recensioni sulla stampa nazionale, è che tra i protagonisti c’è la giornalista del Tirreno (che per oltre 10 anni ha lavorato a Pescara presso la redazione de Il Centro) Luana Rovini che con grande coraggio e sensibilità accettò di essere a fianco dell’amico regista Orlandi in questa esperienza nel momento della sua vicenda personale.
Luana se ne è andata il 24 aprile 2009 e con la partecipazione a questo lavoro consegna al pubblico e alle persone care un messaggio di impegno e di coraggio, senza retorica . Alla serata di sabato intitolata “048. Il tempo che resta è vita”, parteciperà il regista Maurizio Orlandi. L'ntroduzione sarà a cura di Luigi Di Fonzo, giornalista de Il Centro.


DICHIARAZIONE DELL’AUTORE “48”. Da un numero sono partito. Da un numero che vuole concentrare, nella sua brevità, più idee; un numero che pone l’accento sull’omologazione del malato oncologico e sulla sua depersonalizzazione. Un numero che, esprimendo un codice di invalidità, rimanda tutta la drammaticità del cancro, nei suoi percorsi di cura e nell’estenuante cronicità che segna, per sempre, nel bene e nel male, quella persona. Da tutto questo sono partito quando con Luana Rovini abbiamo deciso di raccontare la sua malattia, dal momento della diagnosi, a quello delle cure, fino alla sua morte. Un’esperienza di straordinario valore morale, umano ed intellettuale che mi ha permesso, per la prima volta nella mia vita, di riflettere sul senso più profondo della vita e della morte. Quella di Luana è certamente una testimonianza di morte, ma soprattutto di grande amore, lucidità e volontà. Perché partendo proprio da quella peculiare condizione di “confine” in cui ella si è venuta a trovare quando si è ammalata di cancro, al termine di un percorso, che in parte ha voluto condividere con me, fatto di speranze, dubbi, paure e dolore, ha deciso che quella incipiente fosse comunque una grande occasione, non a tutti data, di vivere fino in fondo la morte come una parte importante della vita.


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