Domani sentiti teste chiave, manager e tecnici

L'inchiesta sulla casa dello studente e l'ospedale

19 Aprile 2009   22:45  

Il crollo della Casa dello studente (otto morti) e le gravi lesioni subite dall'ospedale San Salvatore: sono i due filoni che l'inchiesta della procura dell'Aquila prenderà di petto domani, quando gli investigatori dovrebbero ascoltare alcuni dei responsabili delle strutture e tecnici. Saranno sentiti come "persone informate dei fatti", ma non è escluso - se emergeranno elementi di responsabilità a loro carico - che possano essere invitati a ripresentarsi accompagnati dagli avvocati. I faldoni dell'inchiesta con le etichette "Casa dello studente" e "Ospedale" sono già gonfi di testimonianze e perizie. Nel primo caso, il testimone che potrebbe essere convocato domani è un architetto tirato in ballo da alcuni studenti che hanno parlato di crepe comparse nelle loro camere e in altri luoghi dell'edificio soprattutto dopo la scossa del 30 marzo: "c'é stato un sopralluogo e l'architetto disse che non c'era da preoccuparsi". Luca Valente, direttore dell'Azienda per il diritto agli studi universitari dell'Aquila, che gestisce la struttura, a caldo aveva sottolineato che non risultavano segnali di allarme, neppure dopo i controlli compiuti dal responsabile dell'Ufficio tecnico. Quest'ultimo, Pietro Sebastiani, avrebbe però avuto la responsabilità solo della piccola manutenzione. Ma non è soltanto l'aspetto del presunto trascurato allarme che la procura dovrà accertare. C'é infatti chi sostiene che la Casa dello studente sarebbe stata ristrutturata senza seguire l'iter burocratico e i criteri costruttivi richiesti per gli edifici pubblici, ma alla stregua di un'abitazione privata: nel dossier della procura ci sono già tutte la carte relative anche a questo aspetto. Complessa anche la vicenda dell'ospedale, del tutto inagibile e posto sotto sequestro dalla procura. In una lettera pubblicata dal quotidiano Il Centro, l'ingegner Marcello Vittorini, coordinatore del gruppo di progettisti del San Salvatore, difende la struttura incriminata. Scrive Vittorini: "Mentre la Prefettura, ubicata in un edificio antico è crollata, mentre la Casa dello studente, realizzata in cemento armato, è del pari crollata, come del resto sono crollati altri edifici in cemento armato, di cui non si parla (causando decine e decine di morti), le strutture portanti del complesso ospedaliero San Salvatore non sono crollate, non hanno avuto cedimenti diffusi e soprattutto non ci sono state vittime né fra i degenti né fra il personale". L'ingegnere sottolinea anche che i pilastri danneggiati ("da quello che hanno scritto giornali e dalle immagini televisive") sarebbero una decina: dieci su un totale di 2.300, "cioé meno del 5 per mille. Inoltre i vetri sono rimasti quasi tutti intatti e le porte, le finestre e larga parte degli impianti funzionano". Insomma, sostiene il progettista, la struttura nel suo complesso ha retto, ma gli investigatori vogliono vederci chiaro lo stesso. E per questo hanno sentito a verbale un tecnico, che avrebbe fatto anni fa un sopralluogo su un lotto rivelando "varie irregolarità" ed acquisito anche perizie geologiche secondo cui il sito (la struttura si estende su un'area di 18 ettari) avrebbe presentato criticità, segnalate a suo tempo. Un rapporto tecnico del Servizio sismico nazionale, datato ma tornato oggi d'attualità, conferma che la diversa risposta, in termini di danni, delle varie aree interessate da un terremoto dipende molto dalle caratteristiche geologiche del territorio. Nel fascicolo della procura ci sono tutte le carte che ricostruiscono la tribolata storia di questo grande ospedale, progettato nel 1968 e costruito in 30 anni, per una serie di stop determinati essenzialmente dalla carenza di fondi. Secondo Vittorini "non vi sono stati errori di progettazione bensì modifiche sostanziali introdotte nel tempo dai gestori dell'ospedale", che saranno probabilmente chiamati a rendere conto sia della congruità di queste modifiche, sia della nota vicenda dell'agibilità dell'ospedale (solo parziale) e del mancato accatastamento. "Avevamo avviato la pratica per l'agibilità complessiva, ma ogni unità operativa ha avuto l'agibilità per lo spazio proprio", ha già precisato il direttore generale della Asl dell'Aquila, Roberto Marzetti.

 


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