Durante un colloquio col compagno detenuto, una donna di Teramo ha cercato di introdurre due micro-telefonini nascosti nelle parti intime, ma è stata scoperta dalla Polizia Penitenziaria.
Una donna si è recata alla Casa Circondariale di Teramo per incontrare il convivente, ma ciò che sembrava un normale colloquio ha rivelato un tentativo di introduzione illegale di due cellulari. Nascosti nelle parti intime, i dispositivi sono stati individuati grazie ai rigidi controlli del personale di polizia penitenziaria. L'episodio è stato segnalato dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), che ha espresso preoccupazione per la crescente frequenza di episodi simili.
La donna è stata denunciata all’autorità giudiziaria ai sensi dell’articolo 391 ter del codice penale, che prevede sanzioni per chi introduce strumenti di comunicazione in carcere senza autorizzazione.
Il segretario del SAPPE, Giuseppe Pallini, ha elogiato la professionalità del personale, sottolineando l’importanza di prevenire l’introduzione di tecnologia non consentita nelle carceri, per evitare che possa essere utilizzata dai detenuti per attività illecite. Pallini ha ricordato che l'uso di telefonini in carcere rappresenta un serio problema di sicurezza, non solo per la gestione interna, ma anche per il rischio che i detenuti possano continuare a gestire affari criminali dall'interno delle mura.
Il segretario generale del SAPPE, Donato Capece, ha ribadito la necessità di dotare le carceri italiane di sistemi di schermatura più efficaci, per impedire l’uso di dispositivi mobili all’interno. Capece ha citato i dati allarmanti del 2023, con ben 3.606 cellulari sequestrati nei penitenziari italiani. Questi dispositivi vengono spesso utilizzati dai detenuti, inclusi criminali di alto profilo, per eludere la sorveglianza, minacciare persone all'esterno o continuare a impartire ordini alle proprie organizzazioni.
Capece ha anche sottolineato le difficoltà tecniche di installare sistemi di schermatura nelle carceri più antiche, come quelle situate nei centri urbani. Tuttavia, ha ribadito che tali ostacoli non dovrebbero essere usati come scusa per rimandare l'adozione di misure urgenti. L’obiettivo, secondo il SAPPE, dovrebbe essere l’acquisto e l'implementazione di jammer efficaci, strumenti in grado di impedire le comunicazioni via cellulare all’interno delle strutture penitenziarie.
Secondo le autorità, l’introduzione di cellulari in carcere rappresenta una minaccia crescente alla sicurezza nazionale e richiede l’intervento immediato del Ministero della Giustizia per evitare che la situazione peggiori ulteriormente.