Due suicidi a L'Aquila dopo il terremoto del 6 aprile

Lo psichiatra:'Pagheremo il prezzo dell’incertezza'

25 Agosto 2009   15:46  

Parla Sandro Sirolli, direttore del Centro diurno psichiatrico della Asl de L’Aquila: “La popolazione regge bene, ma a preoccupare maggiormente noi sanitari sono la mancanza di coinvolgimento e le scelte dall’alto”

A quasi cinque mesi dal terremoto all”Aquila 19 mila persone continuano a vivere nei centri di accoglienza in tende da 8 persone che non rispettano, evidentemente, la divisione di nuclei familiari. Dopo una convivenza forzata in situazioni chiaramente complesse qual è la situazione psicologica delle persone? A questa domanda ha risposto Sandro Sirolli, direttore del Centro diurno psichiatrico della Asl del capoluogo abruzzese: “Allo stato attuale - afferma - le sindromi post traumatiche da stress sono al di sotto delle aspettative. Dal dopo terremoto la situazione è costante, monitoriamo puntualmente le schede diagnostiche di triage di quanti si rivolgono al nostro pronto soccorso e delle strutture sanitarie dei centri costieri che ospitano gli aquilani sfollati e i dati sono bassi. Siamo dunque portati a pensare - spiega il dottor Sirolli - che una catastrofe naturale di queste proporzioni abbia incidenze diverse rispetto a catastrofi causate dall’uomo. Impossibile - continua il direttore - confrontare i dati da noi raccolti con quelli relativi a eventi sismici precedenti: le proporzioni degli ultimi terremoti in Italia hanno avuto esiti diversi e hanno interessato aree urbane molto più limitate rispetto a questo”.

La cittadinanza, dunque, ha reagito bene, almeno fino a questo punto, ma non bisogna pensare che non ci siano problemi: “L’atteggiamento della popolazione aquilana è assolutamente passivo in questo momento - spiega Sandro Sirolli -. Noi aquilani siamo in questo momento solamente passivi rispetto alle scelte per il nostro futuro che ci cadono addosso dall’alto. A preoccupare maggiormente noi sanitari è la mancanza di coinvolgimento della popolazione nella ricostruzione e di informazione puntuale e precisa che si offre a chi vive nelle tendopoli e ancora poco sa del suo futuro. Prima o poi - continua il dottor Sirolli - la popolazione pagherà il prezzo di questi lunghi tempi di incertezza, così come pagherà la scelta arrivata dall’alto di fornire abitazioni che, quando saranno pronte, saranno già arredate escludendo qualsiasi tipo di coinvolgimento dei futuri abitanti nell’organizzazione degli spazi nei quali vivrà. Sono scelte nefaste che, spero di sbagliare, pagheremo”.

Le incertezze sul futuro e le condizioni di vita in tenda rischiano dunque di minare fortemente l’aspetto psicologico di una comunità che fino a questo punto, stando alle parole del sanitario, ha retto bene anche se si contano due casi di suicidio e un tentato suicidio dalla data del terremoto. La prima a tentare di togliersi la vita è stata una quarantenne che un paio di settimane dopo il sisma è rientrata nella sua abitazione e stava per lanciarsi da un balcone quando i vigili del fuoco, avvertiti da un amico della donna allarmato da un sms della stessa, l’hanno raggiunta e messa in salvo. Non è stato possibile fare nulla invece per una giovane di 25 anni che il 28 maggio si è tolta la vita gettandosi sotto le rotaie del treno che da Sulmona stava arrivando all’Aquila né per un trentaduenne aquilano, volontario speleologo della Protezione civile, che il 5 giugno si è impiccato nell’abitazione dei suoi genitori a Torninparte dopo aver trascorso due mesi nella tendopoli di Sassa, nella periferia ovest del capoluogo aquilano. “Si tratta certamente di episodi importanti in relazione con la situazione creata dal terremoto, ma - chiarisce Sirolli - il numero dei suicidi all’Aquila era già prima del 6 aprile superiore alla media italiana”.

 

fonte: www.superabile.it


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore