Dylann Roof Voleva "Una Guerra Razziale"

20 Giugno 2015   05:00  

Dylann Roof, il 21enne arrestato ieri per la strage alla Emanuel African Methodist Episcopal, ha ammesso di aver aperto il fuoco nella chiesa di Charleston uccidendo nove persone e afferma di aver colpito gli afroamericani con l'obiettivo di far scoppiare una guerra razziale negli Stati Uniti. E' quanto hanno reso noto fonti della polizia della Carolina del Sud oggi mentre si aspetta che il 21enne - al quale sono stati contestati nove capi di imputazione per omicidio e un capo di imputazione per possesso di armi - compaia oggi di fronte al giudice per essere formalmente incriminato.

Le fonti della polizia hanno aggiunto che il ragazzo ha affermato di aver comprato da solo lo scorso aprile, in una rivendita di armi di Charleston, la pistola calibro 45 usata per la strage. In precedenza era stato riferito, sempre da fonti della polizia, che era stato il padre di Roof a regalare al giovane per il suo compleanno la Glock che risulta quindi essere stata regolarmente registrata.

Intanto, in attesa dell'incriminazione di Roof, il cui crimine sicuramente verrà classificato come 'hate crime', di matrice razzista, molti attivisti dei diritti civili affermano che deve essere considerata terrorismo l'azione del giovane, che sulle sue pagine Facebook esibiva simboli, come la bandiera sudafricana del periodo dell'apartheid e della Rhodesia, da tempo usati da gruppi suprematisti e razzisti.

In un'intervista a Abcnews, Dalton Tyler, che divideva un appartamento con il giovane suprematista bianco, ha dichiarato che Roof "preparava una cosa del genere da sei mesi": "Era fissato con la segregazione ed altre cose del genere, diceva che voleva scatenare una guerra civile e che avrebbe fatto qualcosa del genere e poi si sarebbe ucciso", ha detto ancora di Roof che aveva conosciuto sette mesi prima tramite un amico comune.

Roof è stato individuato durante la fuga successiva alla sparatoria da una fioraia che stava andando al lavoro, di corsa perché era in ritardo. La donna, Debbie Dills, era in macchina a Shelby, North Carolina, circa 4 ore di distanza da Charleston, quando ha avvistato la Hyundai nera con la targa del South Carolina e la bandiera confederata.

"Ho sentito dentro di me che qualcosa andava storto", ha detto. Poi si è affiancata all'altra macchina, ha visto l'autista, i suoi capelli biondi a caschetto, e ha chiamato immediatamente il suo principale al lavoro, Todd Frady. "Credo che sia l'uomo di Charleston, quello che ha ucciso quelle persone. Sono proprio accanto a lui", ha detto. Frady ha chiamato la polizia di King's Mountain mentre Dills si avvicinava per leggere la targa. Poi ha seguito l'auto per 56 chilometri, malgrado non avesse la certezza che si trattasse dell'uomo cui la polizia stava dando la caccia da 14 ore. "Tutto dentro di me mi diceva che era possibile ma al tempo stesso non ci volevo credere". Quindici minuti dopo, la polizia arrestava Roof, che non opponeva resistenza.

I genitori di Roof non hanno voluto finora rilasciare dichiarazioni. Sta invece parlando con la stampa Carson Cowles, zio materno del ragazzo, che ha detto poi che da tempo era preoccupato per il nipote, troppo introverso e sempre chiuso in casa, senza un lavoro, e aveva espresso le sue preoccupazioni alla sorella. Ma, secondo quanto riporta il 'Washington Post', sarebbe stata la sorella e non lo zio come era stato scritto ieri ad avvisare la polizia dopo aver riconosciuto Roof nella foto segnaletica diffusa dalla polizia di Charleston. La donna, che si chiama Amber si sarebbe dovuta sposare domenica - secondo il sito specializzato in matrimoni theknot.com - con Michael Tyo, un reclutatore dell'Esercito. Che vive a pochi chilometri da dove Roof è stato arrestato, sottolinea il Post che non è riuscito ad avere un commento dall'uomo.


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