Edilizia pubblica: che fine ha fatto la messa in sicurezza?

Istituzioni silenti. E la ricostruzione è al palo

19 Ottobre 2010   08:00  

Solo nella Provincia dell'Aquila sono 6.870 le abitazioni di Edilizia ResidenzialePubblica costruite in zone sismiche. Di tali abitazioni pubbliche, di proprietà dell'ATER e dei Comuni, circa 4.000 sono risultate danneggiate, lesionate ed in parte irrimediabilmente inagibili dal terremoto che si è abbattuto duramentesu un patrimonio abitativo pubblico già di per sé degradato nel quale abitavano moltissimi anziani, giovani, malati, portatori di handicap e singole persone anche gravemente non autosufficienti.

"Queste famiglie assegnatarie di un alloggio ATER - afferma Pio Rapagnà, coordinatore del Mia Casa - non sono proprietarie di alcuna abitazione: ed è forse anche per questa assenza di proprietà che sono state fisicamente cancellate e ignorate dalla politica, dai politici e dagli amministratori pubblici: nonostante il solitario, durissimo e tenace impegno del Mia Casa, esse sono considerate ancora oggi come se non ci fossero, e così viene fuori che oltre 16.000 persone mancano all'appello e non compaiono affatto nelle cronache quotidiane del terremoto, della ricostruzione e della emergenza abitativa che è stata in questi ultimi decenni una costante per l'Abruzzo e per L'Aquila.

Uno specifico studio - prosegue Rapagnà - sullo stato di sicurezza antisismica delle Case Popolari, elaborato nel 1999 e in possesso della stessa Protezione Civile nazionale, rivisto e ampliato negli anni dal 2003 al 2006 dalla Società Collabora Engineering e dalla subentrata Abruzzo Engineering, conteneva una dettagliata certificazione sugli edifici residenziali pubblici con i lavori da eseguire e le spese da affrontare per rendere normale e sicuro lo stato del patrimonio abitativo della Regione Abruzzo.

I sopralluoghi effettuati NEGLI EDIFICI E NEGLI ALLOGGI DELLE ATER DELLE PROVINCE DI L'AQUILA, CHIETI, PESCARA E TERAMO dalla Società Collabora Engineering (oggi Abruzzo Engineering) per conto della Regione Abruzzo, AVREBBERO DOVUTO PORTARE ad un urgente e straordinario intervento di messa in sicurezza antisismica degli alloggi pubblici costruiti in zone di acclarato alto e altissimo rischio sismico.

DAL 2006 AL TERREMOTO DEL 6 APRILE NULLA DI NULLA E' STATO FATTO, e così 4.000 famiglie e almeno 16.000 Inquilini di quelle stesse Case Popolari HANNO DOVUTO ABBANDONARE LE LORO ABITAZIONI e attualmente ancora si trovano in condizioni psicologiche e materiali disastrose e, dopo la prima fase di emergenza e di sopravvivenza, non più accettabili.

La Regione Abruzzo - ricorda Rapagnà - aveva il compito ed il dovere di mettere in atto, sin dal 1999, un intervento significativo per consolidare, rafforzare e rendere più sicuri rispetto ai rischi sismici incombenti a cominciare con priorità assoluta dai 2.945 alloggi popolari presenti nel Comune dell'Aquila, 1.619 di Avezzano, 1.294 di Sulmona, 715 di Teramo, 875 di Chieti e 358 della Val Pescara, onde prevenire ed evitare ulteriori rischi e altre tragedie.

La situazione di fatto e degli atti prodotti fino ad ora, porta a pensare, con un qualche giustificato allarme, che le idee per la ricostruzione, la riqualificazione e la messa in sicurezza antisismica delle Case Popolari ed ex-Gescal gestite dall'ATER e dai Comuni, non siano molto chiare e definite.

Nei Comuni dell'Abruzzo classificati ad alto ed altissimo rischio sismico, sono stati costruiti dall'INA-Casa, dal Ministero dei Lavori Pubblici e dagli IACP (oggi trasformati in ATER quali enti strumentali della Regione), con finanziamenti dello Stato e con il contributo GESCAL dei lavoratori dipendenti, almeno 10.000 alloggi. La questione è talmente grave che desta meraviglia e sconcerto il fatto che, ancora oggi, pur davanti ai disastrosi effetti del sisma del 6 aprile, nessuna“autorità sembra raccogliere gli appelli delle famiglie interessate e manifestare, pertanto, quantomeno la volontà di prendere atto di ciò che potrebbe accadere e, con la dovuta urgenza e competenza, provvedere con interventi di merito.

In ogni caso, il Mia Casa d'Abruzzo ritiene che è compito della PROTEZIONE CIVILE e della Regione Abruzzo la predisposizione e la attuazione di un PIANO DI INTERVENTI URGENTI PER la messa in sicurezza DELLE CASE POPOLARI E DEGLI ALTRI IMMOBILI PUBBLICI.

Gli Inquilini e gli Assegnatari dell'Edilizia Residenziale Pubblica Economica e Popolare rischiano di essere trattati come Cittadini di serie B e, per certi aspetti economici, psicologici e sociali, addirittura non considerati affatto, pur essendo rimasti anch'essi come tanti altri Cittadini senza una abitazione e vittime delle conseguenze catastrofiche del medesimo terremoto e dell'incuria degli amministratori.

I Comuni, le ATER, i Consorzi e le Cooperative edilizie, insieme al Presidente della Giunta Regionale, esaminino con molta attenzione e competenza tutte le carte affinché non si facciano errori di valutazione del rischio sismico almeno in questa fase della ricostruzione e riqualificazione di un prezioso patrimonio abitativo pubblico, tra l'altro realizzato con il contributo GESCAL dei lavoratori e delle famiglie stesse.

Le abitazioni di Edilizia Residenziale Pubblica Economica e Popolare, in quanto a proprietà e gestione, sono così rispettivamente distribuite:

  • degli ex-IACP attuali ATER: n. 20.348 delle quali: Provincia di L’Aquila: 6.874; Provincia di Chieti: 5.146; Provincia di Pescara: 5.556; Provincia di Teramo: 2.772

  • dei Comuni: n. 4.259 (le cosiddette “Case Parcheggio”);

  • delle Cooperative e Consorzi: n. 23.784 (Edilizia Pubblica convenzionata, agevolata, contrattata, e con contributi prima casa);

  • degli Enti vari a partecipazione pubblica: n. 2.376 (Inail, Inps, Inpdap, Incis, Banche e Istituti).

E' molto importante - conclude Rapagnà - sapere al più presto, dalle 5 ATER, dai Consorzi e Cooperative, dagli Enti pubblici, dalla Regione e dai Comuni, ma anche da Abruzzo Engineering e dalla Protezione Civile, quanti di questi edifici - REALIZZATI IN ZONE DICHIARATE SISMICHE DI PRIMA E SECONDA CATEGORIA - siano stati effettivamente realizzati nel rispetto delle principali norme e criteri antisismici previsti dalle Leggi vigenti, allora ed oggi".


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