Elezioni Capo dello Stato, fumata nera al primo scrutinio, le schede bianche sono state 672

25 Gennaio 2022   10:19  

Il primo scrutinio per l'elezione del Presidente della Repubblica si conclude con una fumata nera. A farla da padrone sono state le schede bianche, complessivamente 672, ma sulla carta dovevano essere circa 200 di più. I grandi elettori sono riconvocati a Montecitorio nel pomeriggio alle ore 15 per la seconda votazione. Anche nello scrutinio di oggi per eleggere il Capo dello Stato occorre il quorum dei due terzi dei votanti.

Le schede nulle sono state 49, i voti dispersi 88, tra cui uno per Draghi. Presenti e votanti 976 su 1008.

Nella prima votazione, nella valanga di schede bianche, sono spiccati alcuni nomi. L'ex vicepresidente della Consulta, Paolo Maddalena, candidato dagli ex grillini, è risultato il più votato con 36 voti. Hanno inoltre ottenuto preferenze: il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, 16; la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, 9; Silvio Berlusconi, il deputato di Forza Italia Roberto Cassinelli, Guido De Martini, e il deputato ex M5S Antonio Tasso, 7; Umberto Bossi e il presidente di Italia viva, Ettore Rosato, 6; Marco Cappato, 5; il senatore della Lega Cesare Pianasso e Bruno Vespa, 4; il conduttore di un 'Giorno da pecora', Giorgio Lauro, Enzo Palaia, il direttore del Dis, Elisabetta Belloni, la deputata di Italia viva Maria Teresa Baldini, il presidente della Lazio, Claudio Lotito, Pierluigi Bersani, il giornalista Claudio Sabelli Fioretti, Francesco Rutelli, Amadeus, 3; Giuliano Amato, il presidente del Senato, Elisabetta Casellati, Alberto Angela, Pier Ferdinando Casini, l'ex premier Giuseppe Conte, Gianluca De Fazio, il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, il chirurgo Ermanno Leo, Antonio Martino, il giurista Ugo Mattei, il sottosegretario all'Editoria, Giuseppe Moles, Carlo Nordio, il deputato del Pd Paolo Siani, 2.

Prove di dialogo tra Letta, Salvini e Conte

La maggioranza delle forze politiche, tranne poche eccezioni, nel pieno delle trattative per tentare di raggiungere un'intesa su un nome il più condiviso possibile, ha scelto la linea 'attendista', quella che consente di non scoprire le carte e evitare di indicare candidati di bandiera. Dal Pd a M5s, da FdI a Lega e Forza Italia fino a Leu e Italia viva, tutti hanno dato mandato ai rispettivi grandi elettori di votare scheda bianca. 

Ma mentre in aula andava in scena il rito dello scrutinio segreto, nel pomeriggio si sono intensificati gli incontri tra i leader dei gruppi politici più pesanti in Parlamento, e qualcosa sembra essersi finalmente mosso. A sbloccare l'impasse è stato un primo vertice tra il leader della Lega, Matteo Salvini, e il segretario del Pd, Enrico Letta, che si sono lasciati con un laconico, ma allo stesso eloquente, "si è aperto il dialogo".

Subito dopo, mentre nell'emiciclo finivano di votare i delegati regionali, Salvini ha visto anche il leader di M5S Giuseppe Conte (il quale nel frattempo aveva visto Giovanni Toti di Cambiamo) e anche in questo caso è filtrato ottimismo circa una nuova sintonia.

Draghi sente i leader e si apre la partita per il governo

Il premier, nel giorno in cui a Montecitorio si svolge la prima votazione per il presidente della Repubblica, torna a palazzo Chigi e si mette in moto. Vede di buon mattino Matteo Salvini e sente al telefono Enrico Letta e Giuseppe Conte. Sui contatti, dalle fonti istituzionali, resta il massimo riserbo ("No comment", rispondono da Palazzo Chigi), ma a sentire i rumors del Transatlantico, l'accordo è tutt'altro che chiuso. Per i parlamentari di centrodestra il faccia a faccia con il leader della Lega "non è andato bene, non come si sperava". "Draghi ha chiesto garanzie sul Quirinale, ma ha rimandato la partita del Governo", racconta qualcuno, che interpreta come un segnale di tempesta la nota diffusa dal leader della Lega in serata: "Sto lavorando perché nelle prossime ore il centrodestra unito offra non una, ma diverse proposte di qualità, donne e uomini di alto profilo istituzionale e culturale, su cui contiamo ci sia una discussione priva di veti e pregiudizi", sentenzia. "Salvini ha parlato per sé, ma ora il premier deve sentire Berlusconi se davvero vuole che la partita 'giri' - gli fa eco qualcun altro - e in ogni caso le posizioni restano distanti".

In Transatlantico le voci si rincorrono: "Se Draghi non capisce che deve sedersi al tavolo con i leader e trattare ora sul Governo, al Colle ci va Casini", è il pronostico di molti, mentre si diffonde la voce di un confronto del premier anche con l'ex leader Udc, tra i papabili anche per palazzo Chigi. "L'accordo si chiude mercoledì e Draghi viene eletto alla quarta", ipotizza invece qualcun altro. Trasversale, poi, è l'ipotesi che alla fine sia Sergio Mattarella a "salvare capra e cavoli".


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