Elezioni L'Aquila, la partitocrazia che non riesce a scegliere invoca le primarie

15 Settembre 2011   07:43  

Primarie? Si, no, forse!

Quel rivoluzionario metodo di scelta dei candidati che irruppe in Italia nel 2005 con il centrosinistra di Romano Prodi sembra proprio aver cambiato natura. Anche un modo innovativo - che per la nostra partitocrazia poteva in effetti sembrare un po' troppo all'avanguardia - è diventato, o forse lo è stato sin dall'inizio, un passaggio strumentale ai disegni dei partiti.

Lo è per il centrosinistra e, ora, anche per il centrodestra. Quest'ultimo ancor più spudoratamente autoreferenziale.

Si è aperta a tutti gli effetti la corsa alle candidature per le elezioni comunali dell'Aquila.

E se la coalizione che governa la città è in panne in attesa che il sindaco Massimo Cialente decida cosa fare da grande, nel centrodestra non sono bastati cinque anni per costruire una alternativa credibile. Ed oggi, a otto mesi dal voto, si parla della necessità di un "salto generazionale". Tradotto: puntiamo su un giovane. Anche se fino ad oggi siamo stati abituati ai volti, non più trentenni, degli Enzo Lombardi, i Franco Mucciante,...

Il centrosinistra si è espresso ufficialmente una sola volta, per dire, nel giugno scorso, che saranno le primarie a scegliere il candidato sindaco. E, probabilmente, quella è stata l'unica riunione tra tutti i partiti della coalizione.
Il Pd sembra orientato a convocare tutti gli alleati per fissare la data delle elezioni primarie mettendo il sindaco davanti al fatto compiuto e obbligandolo a sciogliere ogni riserva.

"Abbiamo deciso di fare le primarie perchè il sindaco non deve essere deciso nelle 'segrete stanze' ma dai cittadini" ha recentemente ribadito dalla propria pagina Facebook il segretario dei democratici Francesco Iritale.

Molti accolgono però con imbarazzo l'ipotesi primarie. Massimo Cialente, osservano persino alcuni di quelli che certo non lo amano, è sindaco uscente al primo mandato - condizione che generalmente apre la strada alla ricandidatura - ed ha già superato sia delle primarie che delle elezioni vere e proprie.

La domanda che sorge spontanea, dunque, è: Cialente ha o no amministrato bene? Il quesito è dirimente. Perchè se la risposta è affermativa appare chiaro a tutti che le primarie sarebbero tutt'altro che un modo per legittimarlo o dargli forza. Se è negativa, allora ecco che le primarie servono a scegliere un nuovo candidato sindaco, diverso dall'uscente.

Ma, come al solito, la partita è tutta interna ai partiti e di difficile comprensione per i cittadini.
La presenza di Cialente è infatti motivo ostativo alla formazione di una coalizione: molti, per non dire tutti, partiti della coalizione sono pronti a correre da soli e a non partecipare per niente alle primarie, se il sindaco dovesse essere in campo.
I vari Giustino Masciocco della situazione temono, a ragione, che Cialente possa facilmente vincere le primarie, e a quel punto gli toccherebbe sostenerlo. Il che non gli passa nemmeno per l'anticamera del cervello.

Anche sul fronte opposto, dove il nuovo corso dato al Pdl dal neo segretario nazionale vorrebbe caratterizzarsi per un maggior coinvolgimento dell'elettorato, si pensa alle elezioni primarie.

Ma anche nel centrodestra le primarie arriverebbero dove non arrivano i partiti. Nel senso che ogni decisione sarà rimessa al popolo solo nel caso in cui i vertici non dovessero trovare un accordo. Che in questo caso porta il nome di Giorgio De Matteis. Difficile credere che davvero siano così ingenui da buttare nella mischia uno alle prime armi. "L'Aquila - come hanno detto - è una partita troppo importante".

Il senatore Filippo Piccone lo ha detto chiaramente a L'Irriverente: "Se c'è accordo, le primarie si può anche pensare di non farle". Evviva la sincerità.

A destra come a sinistra, come si vede, le elezioni primarie sono solo il modo per far lavare le mani a partiti che non riescono a mettersi d'accordo e a superare atroci contraddizioni interne, e che, così, sperano di trovare una soluzione in nome della "volontà popolare".

Marco Signori


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