Epatite C Contratta 40 Anni Fa Durante un'Operazione: Stato Condannato a Maxi Risarcimento

12 Gennaio 2024   16:22  

Il tribunale dell’Aquila ha emesso una sentenza che condanna il ministero della Sanità a un notevole risarcimento danni di 1,5 milioni di euro per la morte di un uomo contratto l'epatite C a seguito di una trasfusione di sangue infetto durante un intervento chirurgico avvenuto negli anni '80. La sentenza stabilisce che lo Stato è responsabile dei mancati controlli, nonostante al tempo non fossero ancora disponibili test specifici per il virus Hcv, causatore dell'epatite C.

L'uomo è deceduto 40 anni dopo la trasfusione, e la cifra di 1,5 milioni di euro sarà versata ai suoi familiari. Inoltre, il giudice ha previsto un risarcimento danni di 150.000 euro per la nipotina, nonostante non vivesse con il nonno.

La sentenza sottolinea che il ministero della Salute aveva l'obbligo di controllare che il sangue utilizzato per le trasfusioni fosse privo di virus e che i donatori non presentassero alterazioni delle transaminasi, anche se all'epoca non esistevano ancora test specifici per l'Hcv. Il giudice afferma che, se il sangue fosse stato sottoposto a controlli negli anni '80, con elevata probabilità il paziente non avrebbe contratto l'infezione da Hcv.

Questo è il secondo risarcimento inflitto al ministero per questa vicenda, in quanto l'uomo stesso aveva ottenuto i danni quando era ancora in vita. L'avvocato Mary Corsi, che ha rappresentato l'uomo e i suoi familiari, sottolinea la particolarità della sentenza che riconosce il diritto al risarcimento per la perdita del rapporto tra nonno e nipote, basandosi su legami di reciproco affetto e solidarietà, anche se distanti.

Corsi aggiunge che il ministero della Salute non ha fatto appello entro i 30 giorni previsti, quindi la sentenza è ormai definitiva.


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