Ex centrale del latte di Pescara: scompare un pezzo di storia

Un edificio dannunizano elimnato durante il festival

28 Luglio 2010   10:36  

Un altro pezzo di Italia disattenta che va in frantumi. Un'opera da salvaguardare, perché  testimonianza storica di pregio architettonico ed estetico, un'opera che non esiste più.

E' l'ex centrale del Latte di Pescara, demolita ieri. L'opera del 1932, situata in via del Circuito, era stata progettata da Florestano Di Fausto, per venti anni, a cavallo delle due guerre, architetto ed ingegnere del Ministero degli Esteri fascista.

Autore di decine di interventi edilizi ed urbanistici nei paesi del Mediterraneo, dalla Libia al Cairo, da Rodi all'Albania.
In Italia realizzò, tra l'altro,  Predappio nuova per ordine di Mussolini e lo stesso Cimitero Monumentale della cittadina romagnola.

Una demolizione, è bene dirlo subito, regolare. Non per questo accettabile.

Il permesso alla demolizione è arrivato dal Comune il 14 giugno. Il tipo di demolizione effettuata è definita "conservativa", cioè il fabbricato storico è demolito e al suo posto si realizza un manufatto nuovo, più grande e più alto.
Di fatto l'abbattimento nasce da un iter perfettamente legale. "Sull'ex Centrale del Latte di via del Circuito, probabilmente per una svista collettiva, non è mai stato posto alcun tipo di vincolo, dunque il permesso a costruire rilasciato rappresenta un atto legittimo. Ora ci impegneremo a rivedere lo studio redatto negli anni '90 da Bartolini e Salimbene, relativo all'apposizione di vincoli sui nostri edifici storici". Lo ha puntualizza l'assessore allo  Sviluppo del Territorio, Marcello Antonelli.

Il punto nè come un bene di pregio,una testimonianza culturale e storica non sia mai stata sottoposto a vincolo.
"L'ex Centrale del Latte, continua Antonelli, non è mai stata oggetto di vincolo, neanche nel Prg vigente".

Una scelta, quella della demolizione, che non trova alcun consenso, anzi sono le associazione ambientaliste a gridare vergogna.  

WWF, Italia Nostra e Comitato Abruzzese per il Paesaggio hanno espresso la propria totale  indignazione per quanto avvenuto, chiedendo le dimissioni del Sovrintendente regionale Maggi, in considerazione del fatto che la sovrintendenza non ha vincolato il bene nonostante una nota scritta di Italia Nostra del 7 giugno scorso (prima della concessione edilizia rilasciata il 14 giugno) che, tra l'altro, aveva anche messo in guardia dall'immediato pericolo di abbattimento del Bene.

Ad alzare la voce per primo, voce mai ascoltata, il consigliere di Rifondazione comunista, appellandosi al valore storico dell'ex centrale, segnalando uno studio sul sito http://escholarship.org/uc/item/9hm1p6m5#page-1, dell'Università della California sulle opere architettoniche disegnate da Florestano Di Fausto. Una posizione quella di Acerbo che testimonia come la qurelle non sia affatto di tipo politico ma meramente culturale. Un'opera di epoca fascista, che esprime l'anima e l'essenza dell'architettura di un preciso periodo storico, cui Acerbo si contrappone, ma non per questo non leva la voce contro uno scempio, che distrugge a sua volta la storia.

Di fatto le associazioni puntano il dito sul sindaco Albore Mascia che, non è stato capace di spendere neanche una parola né di muovere un dito per tutelare uno dei primi edifici dell'epoca dannunziana di Pescara. Anzi il Comune di Pescara ha rilasciato l'autorizzazione senza "accorgersi" dell'importanza dell'edificio e senza adoperarsi per farlo vincolare.

Quanto accaduto a Pescara è gravissimo dal punto di vista storico: è scomparsa per sempre l 'unica testimonianza di un architetto mediterraneo che, nel 1939, costruì la moschea di Tripoli. E' stata cancellata la storia con un colpo di piccone per dare spazio a nuove avveniristiche costruzioni, di cui è popolata l'intera città di Pescara.
Un atto incomprensibile che davvero lascia interdetti, soprattutto per la leggerezza e l'indifferenza con cui si è affrontata la questione. Di più, l'incredibile coincidenza: un edificio di epoca dannunziana scompare durante il Festival Dannunziano. Un altro colpo al festival della discordia, un'altra mannaia per Pescara.

(Barbara Bologna)


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