Famiglia nel bosco, l’esperto avverte: tutelare i minori senza spezzare legami familiari

18 Dicembre 2025   19:52  

Lo psicopedagogista Gian Luca Bellisario analizza il caso dei tre bambini allontanati a Palmoli, richiamando equilibrio, contesto educativo e gradualità degli interventi previsti dall’ordinamento.

Nel dibattito sul caso della famiglia che viveva nel bosco a Palmoli, con tre bambini allontanati dai genitori e collocati in una struttura protetta a Vasto su decisione del Tribunale per i minorenni dell’Aquila, interviene lo psicopedagogista Gian Luca Bellisario, offrendo una lettura centrata sugli aspetti educativi, relazionali e normativi della vicenda.

Secondo Bellisario, l’osservazione secondo cui una bambina di otto anni saprebbe scrivere soltanto il proprio nome rappresenta un dato che va certamente considerato, ma che non può essere interpretato in modo isolato. Lo sviluppo delle competenze di letto-scrittura, spiega, è il risultato di una combinazione complessa che coinvolge maturazione neurocognitiva, storia educativa, qualità delle relazioni, metodi di apprendimento ed eventuali fragilità evolutive. Un singolo indicatore può segnalare una difficoltà, ma non è sufficiente a delineare il percorso complessivo di un minore.

Un punto centrale dell’analisi riguarda il contesto familiare, ritenuto elemento imprescindibile per comprendere eventuali disagi. L’allontanamento, sottolinea Bellisario, produce spesso reazioni legate alla separazione, alla perdita dei riferimenti affettivi e al cambiamento improvviso di ambiente. Manifestazioni che, di per sé, costituiscono una forma di disagio e non sempre coincidono con le criticità originarie, richiedendo quindi prudenza interpretativa.

Dal punto di vista educativo, lo psicopedagogista ritiene che le misure più efficaci siano quelle che accompagnano, sostengono e monitorano, piuttosto che quelle che intervengono in modo separativo. Il disagio educativo, osserva, difficilmente si risolve attraverso atti esclusivamente restrittivi, mentre può essere affrontato con un lavoro graduale fatto di prescrizioni chiare, sostegno alla genitorialità, osservazione nel tempo e interventi mirati, preferibilmente nei luoghi in cui le criticità emergono.

Anche il quadro normativo viene richiamato in questa prospettiva. Le norme, evidenzia Bellisario, attribuiscono al giudice strumenti che consentono di verificare le situazioni nel tempo e sul territorio, avvalendosi di servizi sociali e sanitari. L’allontanamento del minore resta una possibilità prevista dall’ordinamento, ma come extrema ratio, riservata a situazioni di pericolo grave e attuale.

Infine, Bellisario riconosce la complessità delle decisioni affidate alla giustizia minorile, chiamata spesso ad agire in tempi rapidi. Tuttavia, ricorda come l’ordinamento italiano, anche alla luce delle recenti riforme, privilegi interventi graduali, come quelli previsti dagli articoli 330 e 333 del Codice civile, riservando l’articolo 403 ai casi più estremi. Un approccio che mira a tenere insieme diritto, scienza dell’educazione e umanità, nella costruzione del futuro emotivo ed educativo dei minori coinvolti.


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