Febbo: perchè la signora Candeloro viene assunta in Provincia?

Dalle aule del tribunale a quella consiliare

04 Dicembre 2008   17:38  

Il capogruppo di Alleanza Nazionale ed ex presidente della Provincia di Chieti, Mauro Febbo, "denuncia" una nuova "scandalosa assunzione" alla Provincia di Chieti, ed annuncia un'interrogazione, dopo quella sull'assunzione della moglie dell'ex capogruppo regionale Pd, Camillo Cesarone arrestato nell'inchiesta sulla sanitopoli. "La beneficiata di turno - si legge in una nota di Febbo - é Maria Teresa Candeloro, dirigente dell'Apoc, l'associazione che raggruppa i produttori olivicoli.

Lei è finita sotto processo per truffa aggravata ai danni dello Stato, assieme ai figli e al fratello, presidente dell'Apoc, nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Chieti sui finanziamenti Ue per la valorizzazione dell'olio d'oliva. Secondo l'accusa 600.000 euro destinati alla valorizzazione dell'olio di oliva, sarebbero finiti ai vertici dell'associazione fra il 2002 e il 2004". "Mi piacerebbe sapere - chiede Febbo - quale competenza la signora Candeloro ha messo a disposizione della Provincia - dice Febbo. Naturalmente, nel rispetto di tutte le garanzie di legge, aspetteremo l'esito del processo a carico della signora Candeloro la cui assunzione, tuttavia, appare quantomeno inopportuna e rappresenta l'ennesimo pugno i faccia a tanti laureati, specializzati e competenti, giovani e meno giovani, che sognano un posto di lavoro nella Pubblica Amministrazione.

 

Da il Centro del 29 settembre 2007  

Cee, la truffa dell'olio Intascati 600 mila euro i vertici Apoc in aula

 CHIETI. Il progetto dell’Apoc, unione di associazioni di produttori di olio, di Chieti, era il più grande di Italia. 2300 aziende e 14 frantoi coinvolti. Programma ambizioso per ottenere finanziamenti messi a disposizione dalla Comunità europea al fine di valorizzare l’olio di oliva italiano. Ma le indagini, condotte dalla guardia di finanza e dirette del sostituto procuratore Giuseppe Falasca, avrebbero accertato che in circolazione non c’era una sola bottiglia di olio di oliva che avesse il marchio Apoc, un braccio della Coldiretti travolto dalla inchiesta della procura.  I soldi, circa 600 mila euro, sarebbero stati intascati dai vertici della associazione, per gli anni relativi al 2002 e 2004, ma non sarebbe stata realizzata alcuna finalità di quelle indicate nel progetto: raccolta meccanizzata, qualità, assistenza tecnica e tracciabilità. Verbali del consiglio di amministrazione falsi, dicono fiamme gialle e consulenti-investigatori, con consiglieri del cda ignari di quello che stava accadendo attorno a loro, false o gonfiate fatturazioni per operazioni non avvenute o per le quali si era speso molto meno.

Per tutto questo il prossimo 16 gennaio saranno processati il presidente dell’Apoc Mauro Candeloro, la sorella Maria Teresa, direttrice della società e i figli di questa: direttore marketing e responsabile della qualità, e due tecnici agronomi Carlo Massimo Rabottini e Nicola Mariotti. L’accusa è grave: truffa aggravata ai danni dello Stato.  Le indagini partite con sequestri delle fiamme gialle nel febbraio 2005 avrebbero accertato violazioni al limite del grossolano. La Comunità europea di fronte alle ambiziose intenzioni dell’Apoc aveva versato fior di finanziamenti che avrebbero dovuto servire per esempio alla raccolta meccanizzata delle olive. Gli investigatori hanno ascoltato i titolari delle aziende dell’Apoc e tutte avrebbero risposto che di raccolta meccanizzata non si era mai neanche parlato. Verbali di cda finti, dove si sarebbero sottoscritti interventi di componenti assenti, come quello di un consigliere che nel giorno della riunione era a casa immobile, ingessato perché reduce da una caduta dall’ulivo. (k.g.)

 

 

 


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