Focus lavoro: torna a svolazzare il commercio nel cratere sismico

09 Febbraio 2011   11:34  

A due anni dal sisma il settore commerciale sta risalendo la china? Sta riassorbendo i tanti lavoratori messi in casa integrazione, rimasti a a spasso all'indomani del sisma?

Lo abbiamo chiesto al direttore della Confcommercio provinciale, Celso Cioni e il quadro delineato sembra essere il seguente: la grande distribuzione, che è tornata a pieno regime e d anzi si è allargata, man mano ha rioccupato tutti gli addetti. Il problema sono ancora i negozi del centro storico terremotato. Erano oltre 800 attività, ma solo in parte hanno riaperto, e non poche sono in sofferenza perché non sempre la nuova localizzazione è stata vantaggiosa rispetto a a quella post-sismica.

Importante dunque la riapertura incentivata dal Comune di un ottantina di attività lungo corso Vittorio Emanuele, nel cuore della città, che insieme potrebbero fare massa critica reggere ala concorrenza delle attività spuntate come funghi in periferia. E occupare parecchi giovani disoccupati della nostra città. Venerdì è poi previsto un incontro per la riapertura del supermercato ex Standa in via Sant’Agostino: 40 dipendenti torneranno al lavoro grazie all'intervento del Comune, che permetterà per i primi otto mesi alla Billa, di non pagare l'affitto ai proprietari dello stabile.

Problema a parte sono le attività commerciali nei borghi dei paesi del cratere. Lì la crisi si sente forte, perché essendo buna parte delle seconde case inagibili, si è ridotto fortemente il ritorno nei fine settimana e durante le festività dei non-residenti, che rappresentano anche l'indotto economico più importante per i piccoli centri montani.

Il problema, spiega Celso Cioni, riguarda tutte le aree interne, non solo il cratere, e la soluzione non può che essere una ''Legge per la montagna'' che da anni giace in qualche cassetto ministeriale. Essa prevede tra le altre cose agevolazioni fiscali e burocratiche per le piccole attività commerciali di frontiera, come il bar di un paesino o l'alimentari, che svolgono un servizio essenziale anche sul profilo culturale e di freno allo spopolamento.

Infine con Cioni  abbiamo affrontato  un'altra questione, che ha una valenza sul piano occupazionale ma anche urbanistica.

Ci riferiamo al nuovo piano commerciale post-sisma, che prevede  nei nuovi quartieri del progetto CASE di Sassa, Preturo, Bazzano e Sant’Antonio  nuovi bar, ristoranti, negozi di alimentari e abbigliamento, lavanderie e farmacie. Il piano  prevede anche il rilascio di nuove licenze.

Questo significa nuove occasioni di lavoro, ma anche un ulteriore spostamento dell'asse urbanistico verso le estreme periferie. Ovvero: dotati di servizi e comfort i quartieri del progetto CASE, che dovevano essere insediamenti provvisori, diventano sempre più definitivi.

Molti terremotati saranno indotti a restarci e a non tornare in centro. Altrove questo errore strategico ha compromesso la ricostruzione e la rinascita dei centri storici.


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