G8. 20 miliardi per la fame nel mondo, ma le Ong non si fidano

Dubbi sui fondi per la sicurezza alimentare

10 Luglio 2009   17:08  

Quasi interamente dedicata all'Africa, la terza ed ultima giornata del G8 aquilano si è chiusa con numerose e promettenti dichiarazioni a favore dello sviluppo del Continente nero, subito seguite tuttavia, da altrettanti e inquietanti interrogativi. Per l'intera mattinata una serie di appariscenti comunicati si sono susseguiti ora sulla sicurezza alimentare ora sugli accordi globali inerenti la cruciale risorsa dell'acqua, suscitando diverse reazioni a volte in palese opposizione tra loro.

LE DICHIARAZIONI E I TRATTATI. Dopo la colazione di lavoro G8 iniziata alle 8.30 del mattino inerente l'impatto della crisi economica sugli Stati dell'Africa,i Grandi si sono impegnati in un tavolo di confronto sulla sicurezza alimentare, alla presenza dei rappresentanti di Brasile, Cina, India, Messico, Sudafrica,Egitto, Australia, Repubblica coreana, Indonesia, Danimarca, Olanda, Spagna, Turchia, Algeria, Angola, Etiopia, Libia, Nigeria, Senegal, Commissione dell'Unione africana, Aie, banca Mondiale, Fmi, Ilo, Ocse, Omc, Onu, Fao, Ifad e Pam.  

Non trascorrono molti minuti quando un comunicato relativo alla Dichiarazione sull'Acqua fa il suo ingresso nelle agenzie di stampa di tutto il mondo. L'accordo, firmato dai Paesi del G8 e dagli Stati africani, ricalca una richiesta di partenariato già presentata dagli stessi leader del Continente nero in occasione del vertice che l'Unione africana tenne lo scorso anno a Sharm El Sheikh. Se si considera che ben 9 milioni di persone non hanno accesso ad alcuna fonte di acqua potabile, che circa due miliardi e mezzo di individui non dispongono di servizi igienici di base e che-infine- 2 milioni di bambini muoiono ogni anno per problemi connessi ad entrambe le carenze, si comprende l'urgenza di una rete di aiuti tale da funzionare indipendentemente dalla crisi economica che sta attraversando il globo.

La dichiarazione "Proteggere i vulnerabili", scaturita dalla complessa discussione inerente l'impatto della crisi sulle dimensioni socioeconomiche di alcuni Stati del Continente nero che i leader G8 e i colleghi africani hanno affrontato nel corso della mattinata, è risultata essere un confronto problematico. Da un lato la preoccupazione che la recessione possa inficiare i progressi compiuti nell'ambito della salute, dell'eradicazione della povertà e della fame, dall'altro la necessità di attuare strategie economiche in grado di innescare un serio processo di sviluppo, hanno condotto gli 8 Grandi a riconfermare gli impegni affermati a Glenaegles e nel più recente G20 londinese. 20 miliardi di dollari da diluire nell'arco di un triennio sono così stati destinati a sostegno dell'accesso universale al cibo promosso dagli Usa e della lotta contro la fame nel mondo.

I DUBBI E LE PROTESTE DELLE ONG. Alcuni però, come il presidente della coalizione globale contro la povertà, Kumi Naidoo, si sono subito mostrati perplessi di fronte alla natura di tali fondi, chiedendo pubblicamente da quali canali sarebbero stati veicolati, e soprattutto se fossero o meno fondi nuovi,  nel gergo fondi "freschi". Le risposte a tali interrogativi non sono piaciute alle Ong italiane e del mondo, che hanno proclamato il totale fallimento dei lavori G8 a favore dell'Africa, affermando come il Continente sia addirittura rimasto penalizzato dal summit aquilano. Vediamo perchè.

Le Ong presenti al G8 dell'Aquila, tra le quali la già citata Coalizione globale contro la povertà, Actionaid, Amref, Associazione Ong italiane, Azione per la Salute Globale, Legambiente, Oxfam/Ucodep, Save the Children, United Nations Millenium Campaign e Wwf, hanno spiegato ai giornalisti presenti come i Grandi della Terra non abbiano fatto altro che ribadire impegni assunti precedentemente  al summit abbruzzese. Secondo le Associazioni non governative sopraelencate infatti, i 20 miliardi che il G8 aquilano avrebbe destinato alla sicurezza alimentare, di fatto non costituirebbero risorse aggiuntive bensì gli stessi fondi annunciati 5 anni fa dal G8 di Glenaegles. C'è di più. Oltre a criticare la scelta di affidare alla Banca Mondiale la gestione di tali fondi, le Ong si sono dette preoccupate per la totale assenza di un calendario che ne stabilisca prassi e scadenze.

Grande interesse, accompagnato da un certo plauso (non esente tuttavia da richieste di approfondimento) ha invece suscitato  l'impegno assunto dall’Italia di colmare entro un mese il buco di 130 milioni di euro verso il Fondo Globale per l’Hiv, Tubercolosi e Malaria, cui il nostro Paese si è mostrato fino ad oggi palesemente inadempiente.




gdc

 

 


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