Giorno del ricordo. Le parole dell' on. Roberto Menia pubblicat

10 Febbraio 2007   20:22  
Esattamente 60 anni, il 10 febbraio 1947, veniva stipulato il trattato di pace che fissava i confini tra Italia e Jugoslavia. Oggi si celebra il "Giorno del ricordo per i martiri delle Foibe”, istituito dal Parlamento nel 2004 per ricordare quei partigiani jugoslavi che, nell´ultima fase della seconda guerra mondiale, massacrarono centiania di persone nella Venezia Giulia gettandole all´interno di profonde voragini naturali, voragini senza fondo: le foibe. Altre migliaia di persone vennero deportate e molte di loro non fecero mai ritorno. Una pagina triste e drammatica del Novecento. Per decenni il silenzio. Un silenzio tombale, comodo sia all´Occidente, che vedeva in Tito un alleato contro il blocco sovietico, sia all´Italia per la sua inefficace politica di difesa del territorio. Affinchè questa tragedia non viva solo nel ricordo dei sopravvissuti, sono molte le voci che sono levate per "non dimenticare". Di seguito, le parole dell´onorevole Roberto Menia, primo firmatario della legge che istituì il "Giorno del ricordo", pubblicate sul quotidiano per gli italiani nel mondo "L´Italiano": "Ci sono voluti 60 anni perchè l´Italia ricordasse una tragedia a lungo dimenticata per ragioni politiche. Una tragedia che si chiama ´foibe´, ovvero il massacro di migliaia di cittadini italiani, dalla fine del 1943 al 1945, ad opera dei partigiani di Tito, trucidati in molti casi solo perchè italiani in una zona che la Jugoslavia già rivendicava entro i suoi confini (se le rivendicazioni titine fossero state tutte accolte, il confine italiano sarebbe retrocesso fino al fiume Tagliamento, inglobando Trieste, Gorizia e Udine nello Stato slavo). Le vittime dei comunisti titini venivano condotte, dopo atroci sevizie, nei pressi della foiba; qui gli aguzzini, non paghi dei maltrattamenti già inflitti, bloccavano i polsi e i piedi tramite filo di ferro ad ogni singola persona con l’ausilio di pinze e, successivamente, legavano gli uni agli altri sempre tramite il fil di ferro. I massacratori si divertivano, nella maggior parte dei casi, a sparare al primo malcapitato del gruppo che ruzzolava rovinosamente nella foiba spingendo con sé gli altri. Nel corso degli anni questi martiri sono stati vilipesi e dimenticati. L´iniziativa della “Giornata del Ricordo” prende le mosse da una mia proposta di legge del 26 ottobre del 2001 sotto il titolo “Concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati”, che la Camera ha approvato nella seduta dell´ 11 febbraio 2004. Quella legge credo sia la cosa più bella che ho fatto nella mia vita parlamentare. E’ una vittoria che getta una luce su 60 anni di silenzio sulle stragi comuniste, sul dolore della nostra gente, su intere pagine di storia strappata. ma anche e soprattutto un momento di verità, una pagina di giustizia e di riconciliazione. Credo che con lo stesso spirito di obiettività storica si possa e debba valutare il Novecento italiano, uscendo dalla vulgata resistenziale secondo cui tutta l’esperienza del ventennio fascista fu solo male. E’ giusto condannare la compressione delle libertà, l’autoritarismo, la guerra, ma non credo si possano cancellare le realizzazioni sociali o le bonifiche e le grandi opere pubbliche. Per ciò che riguarda il comunismo, si è dimostrato un’ideologia liberticida che ha oppresso mezza Europa fino alla caduta dell’impero sovietico. I popoli dell’est stanno tuttora uscendo a fatica dalle macerie che ha lasciato… Ricordo le migliaia e migliaia di uomini, donne, anziani e bambini, lasciati morire nel buio di una foiba, seppelliti vivi tra i morti. Perché si risparmiassero le pallottole. Ricordo maestri, preti, soldati, operai, studenti seviziati e uccisi dalle milizie comuniste jugoslave nelle scuole, in strada, in chiesa, in casa propria. Cadaveri disseminati senza pietà lungo tutto il confine nord-orientale d´Italia. Ricordo giovani donne torturate con tenaglie roventi, rinchiuse in gabbie di ferro, stuprate ed esposte al ludibrio degli uomini di Tito. Ricordo quei carnefici ancora impuniti, prosciolti dall´accusa di sterminio per aver operato in territorio "extranazionale" o mai neanche processati. Ricordo la disperazione dei 350 mila esuli italiani di Fiume, dell´Istria, della Dalmazia. Costretti ad abbandonare le loro case, le loro terre, i loro ricordi radicati nei secoli. Ricordo migliaia di persone scomparse nel nulla che l´Italia, l´Europa ed il mondo hanno fatto finta di dimenticare. Ricordo il silenzio degli storici di partito e l´omissione complice della scuola pubblica italiana, perché le giovani generazioni non sapessero, perché non ricordassero". Patrizia Santangelo

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