Grandi Rischi, ultimo giorno parti civili. Cecchini: "Colpa cosciente gravissima della CGR"

01 Ottobre 2012   13:42  

Dopo l'appassionata requisitoria dei due Pm Fabio Picuti e Roberta D'Avolio nei giorni scorsi, il processo ai sette membri della Commissione Grandi Rischi è ripreso stamane.

Alla sbarra ci sono: Franco Barberi, Gianmichele Calvi, Claudio Eva, Enzo Boschi, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi e Mauro Dolce.

L'unico imputato presente in aula è Bernardo De Bernardinis.

Stamane in aula era attesa Giulia Bongiorno, l'avvocato di fama che difende Maurizio Cora, ma al suo posto in aula un sostituto.

Presente invece l'avvocato Attilio Cecchini, 87 anni, tornato al suo lavoro dopo un lungo periodo di malattia a seguito di un incidente stradale in cui rimase coinvolto il 22 febbraio scorso.

L'udienza di oggi è l'ultima dedicata agli interventi delle parti civili, sette quelle iscritte a parlare.

Poi il 9 e 10 ottobre toccherà alle arringhe della difesa.

Nell'ultima udienza, svoltasi in due giornate, i due pm Fabio Picuti e Roberta d'Avolio al termine delle lunghe requisitorie hanno chiesto, per ciascuno dei sette imputati, la condanna a quattro anni di reclusione.

A prendere per primo la parola per le parti civili, l'avvocato Attilio Cecchini che quasi in un discorso filosofico ripercorrere i fatti che porterebbero all'accusa dei sette imputati.

Sono quasi figure mitologiche i sette, delle sibille, le cui parole erano attese “come manna dal cielo” citando la tesimonianza di Mauriuzio Cora.

"Dal panico del 30 marzo siamo passati alla tranquillità del giorno dopo, alla catastrofe del 6 aprile, ma non fu un salto nel buio, un sortilegio o una fatalità." Inizia cosi la sua parte, passando attraverso il racconto delle sorti di Vezio Liberati, morto il 6 aprile 2009.

Cecchini in una lunga e appassionata ricostruzione arriva ad un punto: ci fu “colpa cosciente gravissima” nella Commissione Grande Rischi che partì, secondo Cecchini, da un assunto: sostenere che i terremoti non si posso prevedere, facendo piazza pulita delle tesi di Giampaolo Giuliani.

Si scelse politicamente di assumere quella legge, ne conseguirono i comportamenti di Bertolaso, il coinvolgimento della Commissione Grandi rischi, e il tutto si conclude con la catastrofe."

“Vezio Liberati e tutte le vittime hanno trasgredito al senso comune di cui tutti gli aquilani sono portatori: si fugge in caso di terremoto. Questa regola di esperienza è universale, è consolidata, e regola in termini deterministici i comportamenti. Questa massima è stata vanificata dagli imputati. Tutti gli aquilani, dopo il 31, si sono tranquillizzati. La riunione partì dall'assunto di screditare Giampaolo Giuliani attraverso le dichiarazioni di massimi esperti.

La Protezione civile di fronte alla scomode dichiarazioni di Giampaolo Giuliani sceglie l'operazione mediatica per schiacciarlo, per anestettizzare gli aquilani.”

E Cecchini ricorda in merito la telefonata tra Bertolaso e Daniela Stati

“In quella telefonata Bertolaso dice di 'azzittire l'imbecille, placare illazioni' lì l'imbecille è Giuliani. Convoca quindi i massimi esperti e anticipa cosa diranno 'sono fenomeni che si verificano, meglio 100 scosse di 4 richter, piuttosto che silenzio, servono a liberare energia."

“Non c'è causa fisica tra le scelte della Grandi rischi e la morte delle vittime, c'è una causa psicologica. Il messaggio rassicurante ha indebolito e annullato il senso comune. Gli imputati hanno modificato il normale agire. Le intenzioni dei morti e le loro scelte si uniformarono a quel messaggio, dopo aver riflettuto sulle informazione arrivate dalla Commissione.

Se si fosse lasciato alla libertà del cittadino - ha detto Cecchini - e non si fosse tranquillizzato con quelle nefande assunzioni, io non sarei qui."

Questi sono solo alcuni passaggi dell'intervento di Cecchini che il pm Picuti ha chiesto sia integralmente trascritto per la puntualità dei nessi proposti e dei riferimenti di legge enunicati.

Dopo la esemplare difesa di Cecchini, in aula parla l'avvocato Valentini che prima di entrare nel merito della difesa “si toglie un sassolino nella scarpa” come dice lui. Spiega che non c'è nessuna legittima suspicione in questo processo e che il giudice naturale non può che essere quello davanti al quale si sta svolgendo il processo, giudice che Antonio Valentini spiega “ha condotto con sapienza, diligenza, serenità e ragionevolezza.”

Valentini sottolinea un aspetto, la gravissima mancanza dell'amminsitrazione comunale: “L'amminitrazione comunale è sfuggita per miracolo a questo banco, ed è di una gravità assoluta che non sia mai presente”.

Dopo di lui l'avvocato Colagrande, che ha parlato di reticenza del sindaco, aggiungendo: “Il sindaco, prima di qualsiasi calamità è il capo della protezione civile ergo..desumetelo voi”.

 

di Barbara Bologna

montaggio di Marialaura Carducci


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