Huge wine glass: un patrimonio artistico da difendere

27 Gennaio 2013   17:33  

Le parole del Sindaco Mascia sull’opera dell’artista giapponese Toyo Ito – huge wineglass di Piazza Salotto - riportano indietro l’orologio della cultura di secoli lasciando sconcertati per un giudizio tanto irriverente quanto volgare nei confronti di una opera artistica che, sfortunatamente, è collassata e non certo per demerito di chi l’ha voluta e di chi l’ha pensata.

La città di Pescara che ha dato i natali a tanti illustri artisti non ha mai mancato di farsi apprezzare per quella straordinaria voglia di inclusività di tutte le forme dell’arte e che non poteva non porre attenzione verso quella espressa da uno degli architetti più innovativi e influenti al mondo, il giapponese Toyo Ito, oltre che designer dalla personalità affascinante che fonde nel suo lavoro modernità estrema e compenetrazione con la natura.

Una opportunità unica che ha proiettato Pescara in una dimensione della cultura mondiale, forse anche e proprio per la rottura di quel prestigioso calice, ma che riceve, dal suo attuale primo cittadino, gesti di derisione e di scherno con l’unico obiettivo di colpire chi quell’opera e quell’artista volle nella nostra Città.

Parole volgari e sarcastiche, quelle espresse dal Sindaco Mascia, che nuocciono all’immagine della nostra Città e che non possono trovare giustificazione sull’onda di un legittimo e personale giudizio dei cittadini sul gradimento più o meno positivo di quell’opera sgretolatasi, le cui cause e responsabilità sono ancora da accertare, ma che pur sempre opera artistica rimane.

Un’opera che rappresenta un patrimonio di inestimabile valore culturale ed artistico che viene ulteriormente bocciata dal Sindaco Mascia anche per quel costo realizzativo, un milione di euro, ritenuto frutto di una cattiva amministrazione. Un giudizio superficiale e privo di riflessione culturale che si infrange, per giudizio dello stesso Sindaco, anche sotto l’aspetto materialistico quando egli stesso valuta quell’opera, qualora richiesta da qualche museo, nell’ordine di 5 volte superiore al costo realizzativo.

Ed allora, della lunga esternazione ricca di soddisfazione espressa dal Sindaco Mascia, dopo l’assenso da parte del giudice Marco Bortone per lo spostamento dell’opera di Toyo Ito, nulla rimane di valutazioni ed apprezzamenti culturali ma tanto resta di un sentimento, espresso a piene mani, rancoroso e spietato nei riguardi del suo predecessore che continua, nonostante il collassamento dello huge wineglass di Piazza Salotto – calice di vino -, a riscuotere apprezzamenti e sentimenti di gratitudine per le tante e tante cose fatte per i cittadini di Pescara.

D’altronde, è l’incipit stesso dell’intervista di Mascia a far comprendere lo spirito con il quale questi si è approcciato a svolgere quel delicato ruolo di Sindaco: “… quando sono diventato Sindaco avevo due pesi sullo stomaco: riaprire la rampa dell’asse attrezzato e togliere da Piazza Salotto il calice…”.

Quattro anni sono stati necessari perché Mascia si togliesse quel peso dallo stomaco ma altrettanti anni non sono stati sufficienti a dare una risposta a quell’ambizioso programma scritto e letto al momento del voto ma mai realizzato e lasciando i cittadini e le imprese nella disperazione di una economia in regressione e senza alcuna attenzione nei loro riguardi; opere pubbliche sempre annunciate e mai realizzate; tasse da far scomparire ma che per ognuno di questi quattro anni hanno solo conosciuto inasprimenti; un porto dimenticato per cavillosi discernimenti di competenze come se questi si trovasse sulla luna e non nella Città di Pescara; paladino di battaglie sulla carta che mai hanno trovato riscontro nella realtà dei fatti come le antenne di S. Silvestro stanno a dimostrare.

Ma allora quest’affondo sconsiderato ha ben altre motivazioni e ragioni che, evidentemente, trovano la loro naturale spiegazione in quel “Si , mi ricandido…”.

Una minaccia soprattutto ai suoi sodali di partito che proprio in questi giorni hanno conosciuto l’amarezza di una cocente esclusione dalle scelte per il Parlamento nazionale da parte del partito a livello nazionale e che hanno, di fatto, riaperto mille scenari locali dove le poche e ambite poltrone fanno registrare una lievitazione degli appetiti tra i tanti trombati.

Una minaccia verso chi, nel suo stesso partito, lo accusa, al pari del Governatore Chiodi, di essere stato alla finestra e lasciato Pescara nelle mani di estranei.

Un fioco urlo verso quella sua maggioranza che, nonostante un platonico voto di fiducia, non ha mancato di rinfacciargli apertamente dei quattro anni trascorsi come Primo Cittadino e senza che Pescara se ne accorgesse e ne traesse beneficio e con tante frecce – UDC, Pescara Futura, La Destra, Indipendenti - pronte a scoccare per ostacolare e bloccare quelle poche ed insulse iniziative assunte più per edonismo personale del Sindaco che per esigenze della collettività.

Peccato. Ancora una volta Pescara e la sua storia culturale vengono sacrificate sull’altare di un protagonismo del Primo Cittadino gonfio di acredine e malcelata invidia che troveranno giustizia con un referendum: quello con il quale i cittadini di Pescara decideranno nel 2014 chi dovrà amministrare la Città.

Il CG Moreno Di Pietrantonio
Il VCG Enzo Del Vecchio


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