I costi e gli sprechi della politica, gli stipendi dei politici regionali

Riceviamo e pubblichiamo

21 Agosto 2011   08:20  

I costi e gli sprechi della politica nella nostra Regione sono diventati ormai insopportabili: è ora di dare avvio, anche attraverso i referendum regionali abrogativi, ad una "grande riforma morale" per un "Nuovo Abruzzo".

La indennità dei Consiglieri Regionali viene determinata in base al 65% della indennità attribuita ai Parlamentari italiani, e il trattamento economico mensile è determinato secondo il seguente prospetto:


L'assegno vitalizio ai Consiglieri cessati dal mandato è così determinato: 3.170,75 euro lordi per 5 anni di contributi; 4.746,13 euro per 10 anni di contributi; 6.658,58 euro per 16 anni e oltre; reversibilità e assegno di fine mandato.
Gli Organi di vertice degli "innumerevoli" enti strumentali percepiscono le seguenti indennità:
Commissari straordinari: 6.465,84 euro; Presidenti: 4.041,15 euro; Vice Presidenti: 3.232,92 euro; Presidenti di Aziende partecipate e controllate: 5.253,50 euro; Vice Presidenti: 4.041,15 euro, Componenti dei Consigli di Amministrazione: 3.172,14 euro; Presidenti di ATER (edilizia popolare): 2.828,80 euro; Consiglieri: da 1.223,46 a 2.024,57 euro; Revisori: da 2.024,57 a 2.694,10 euro (tali indennità, in molti casi, vengono aumentate e raddoppiate se gli interessati svolgono una attività lavorativa non dipendente, oppure se, dopo la nomina, si sono collocati in aspettativa non retribuita).
Le firme necessarie per la richiesta di un Referendum abrogativo regionale sono ben 25.045 e devono essere tutte raccolte, "autenticate", certificate e presentate entro 120 giorni dalla vidimazione dei moduli da parte del funzionario incaricato dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.
Per tutta una serie di "ostacoli burocratici e procedurali", mai rimossi dagli uffici preposti, a partire dal 1987 e nel corso di 24 anni trascorsi dalla approvazione della prima Legge istitutiva del Referendum regionale, è stato matematicamente e materialmente "impossibile per tutti", compresi gli espertissimi radicali, arrivare allo svolgimento di ogni e qualsiasi "Referendum abrogativi" proprio sui costi e sugli sprechi della politica. I più recenti "tentativi" senza esito risalgono ormai agli anni 2007 e 2008, nel bel messo della crisi istituzionale, arresto e dimissioni del Presidente Del Turco, elezioni anticipate e successivo terremoto del 6 aprile 2009.
Ma, sembra ombra di dubbio, in pochi hanno dato una mano e tra questi "nessuno" della "classe politica" abruzzese di allora e di oggi. E' necessario riprovarci ancora, altrimenti la crisi economica ci divorerà.

Pio Rapagnà e Giovanna Forti
promotori dei Referendum regionali abrogativi


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