I geologi tornano a sollecitare una mappatura della sismicità

22 Giugno 2012   17:52  

Dalla conferenza nazionale sul rischio sismico, organizzata dall’Ordine dei Geologi della Campania e conclusasi oggi ad Ospedaletto d’Alpinolo (AV), in Irpinia, sono giunte in modo chiaro ben due richieste essenziali alle istituzioni ed alla politica: rifinanziare, in modo più adeguato e con maggiori risorse, gli studi di microzonazione sismica, che devono essere fatti da professionisti e non affidati a qualche ente o a qualche università; di istituire e rendere obbligatorio, a partire dagli edifici pubblici e dall’edificato storico il fascicolo del fabbricato.

E netto è stato Francesco Peduto, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Campania: “Ad oltre 30 anni dal terremoto dell’Irpinia – si è chiesto - possiamo affermare con decisione che gli interventi di consolidamento dell’edificato realizzati possano considerarsi veramente efficaci nella circostanza di un nuovo terremoto? Nel 2002 è stata adottata una nuova classificazione sismica dei comuni campani, in base alla quale, a fronte di qualche comune che ha subito un decremento della classe di sismicità, circa il 50% ha subito un incremento di una classe di sismicità e circa una trentina di comuni addirittura di 2 classi di sismicità.

Non abbiamo una mappatura dello stato di salute dell’edificato, in particolare quello storico. Non dovremmo preoccuparci? Non dobbiamo essere preoccupati per i nostri figli, sapendo che in Campania oltre 4000 scuole sono simicamente non adeguate? Queste sono le domande che abbiamo girato alle istituzioni politiche, chiedendo dei decisi e forti passi avanti in direzione della prevenzione e della messa in sicurezza dell’edificato. Come? Il recente terremoto dell’Emilia, ha dimostrato ancora una volta la necessità di propedeutici studi di dettaglio geologici per ogni seria pianificazione territoriale.

Il fenomeno della liquefazione delle sabbie, così eclatante in Emilia, ha bisogno di caratteristiche ed elementi tipici e concomitanti per manifestarsi e solo i geologi, attraverso la ricostruzione del modello geologico, possono accertarlo.

L’Emilia, come del resto l’Abruzzo, ha dimostrato che è necessario accertare gli effetti di sito, la risposta sismica locale e i fenomeni di amplificazione, che spesso, a parità di intensità sismica, fanno la differenza. Quindi per mettere in sicurezza il Paese, prima di perseguire la strada, importantissima, degli interventi strutturali, sono necessari gli studi della risposta sismica locale, fino ad arrivare ad inibire l’edificazione in quelle aree dove questi studi dimostrano un effetto di amplificazione dell’intensità sismica non sostenibile.

Chiediamo alla politica di rifinanziare, in modo più adeguato e con maggiori risorse, gli studi di microzonazione sismica - ha concluso Peduto - che devono essere fatti da professionisti e non  affidati a qualche ente o a qualche università; di istituire e rendere obbligatorio, a partire dagli edifici pubblici e dall’edificato storico il fascicolo del fabbricato . In Campania diamo atto a Eduardo Cosenza assessore ai Lavori Pubblici, Difesa Suolo della Regione di ciò che sta facendo nel campo della prevenzione, sia sismica che idrogeologica, la Regione Campania, tuttavia si muove con una lentezza ormai insopportabile”.

Presente alla conferenza il vertice del Consiglio Nazionale dei Geologi rappresentato da Vittorio d’Oriano, Vice Presidente Nazionale. “Il messaggio forte nato dalla due giorni sul rischio sismico, di altissimo livello perché sono intervenute autorità nell’ambito della geofisica e della sismologia, è che emerge in modo chiaro come le Scienze della Terra siano un aspetto fondamentale e in sede di prevenzione e sicurezza anche dai rischi sismici – ha affermato d’Oriano - e sono così fondamentali che è un delitto costruire una normativa che in qualche modo tenga invece le Scienze della Terra ai piani meno nobili o addirittura considerate non in maniera significativa”.

Il dopo terremoto in Emilia. “A livello di ricerca stanno partendo in questi giorni dei progetti su scala nazionale ,finanziati dal Dipartimento della Protezione Civile – ha affermato Silvia Castellaro del Dipartimento Fisica, Settore Geofisica dell’Università di Bologna - per proporre mappe di pericolosità sismica basate su algoritmi diversi da quelli tradizionali e questo porterà nel giro di un anno ad avere delle mappe di pericolosità nuove e quindi probabilmente anche qualche cambiamento anche a livello delle accelerazioni con le quali lavoriamo tutti a livello normativo. I tempi tecnici sono di almeno un anno ,poi bisogna vedere quanto sarà recepito poi di questa ricerca a livello normativo”.


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