I vigili del fuoco: "Il terremoto non ha insegnato nulla, poca prevenzione e tanti tagli"

L'Aquila due anni dopo

05 Aprile 2011   22:14  

Una riflessione sulle drammatiche fasi del soccorso post sisma, sulla controversa ricostruzione, a due anni dalla tragedia, e sulla militarizzazione imposta alle zone terremotate, che ha trasformato L'Aquila in una "zona rossa", privando i cittadini dei loro diritti ed escludendoli dalle scelte politiche sul loro futuro: questi i contenuti del dibattito che ha promosso l'Usb, unione sindacale di base dei Vigili del fuoco, in piazza Duomo all'Aquila.

Per i Vigili la sorte non è stata migliore rispetto a quella dei cittadini: da anni costretti a operare sotto gli standard minimi di soccorso a causa dei tagli generalizzati dei vari governi - si legge in una nota - "sono stati spogliati dei loro diritti personali e sindacali e trasformati in un ulteriore soggetto impegnato nella sicurezza".

Lo testimonia, prosegue il documento, "la recente emergenza nella provincia di Taranto, dove i Vigili del Fuoco sono stati obbligati, dopo ore di soccorso, a rinunciare al riposo e partire da tutta Italia per montare le tende a Manduria, dove da sei giorni rimangono in pessime condizioni logistiche e igienico-sanitarie, senza sapere per quanti giorni si protrarrà il loro lavoro o quando verrà inviato personale per il cambio".

Vigili del Fuoco della Usb e il popolo aquilano hanno discusso insieme di come uscire dalla militarizzazione, di come riappropriarsi delle zone rese inaccessibili e di come il Corpo Nazionale debba essere messo nelle condizioni di svolgere il ruolo sociale che gli compete, alla guida del sistema di Protezione Civile.

Ai microfoni di Abruzzo24ore.tv Vladimiro Alba, dell'Usb Vigili del fuoco.

di Marco Signori
riprese e montaggio Marialaura Carducci


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