Il Consiglio regionale decide di non decidere, passa la linea, incostituzionale, del "no province"

24 Ottobre 2012   05:53  

Nella Costituzione sta scritto che ogni eventuale modifica-soppressione e accorpamento delle Province dovrebbe partire dal basso, da  una iniziativa dei Comuni.

L’art 5 della Costituzione recita testualmente ” La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento”

Ma all’articolo 133 della stessa Carta Costituzionale si trova scritto che il processo di revisione delle Province dovrebbe essere il risultato di una iniziativa dei Comuni e della Regione, quindi non un processo dall’alto deciso a tavolino e scaricato sugli enti locali.

 Testualmente l’art 133 recita ”Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Province nell’ambito di una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziative dei Comuni,sentita la stessa Regione. La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni”.

 

IL COMUNICATO STAMPA della Regione Abruzzo

Nessuna proposta di riordino delle Province abruzzesi, invito al Governo a predisporre un disegno di legge costituzionale per l’abolizione di tutte le Province, mandato al Presidente Gianni Chiodi di proporre ricorso alla Corte Costituzionale contro qualunque proposta di accorpamento che dovesse essere decisa nel frattempo dal Governo.

Sono i 3 punti principali del documento (primi firmatari il Capogruppo del PdL Lanfranco Venturoni, il Capogruppo dell’IdV Carlo Costantini e il Capogruppo dell’Api Gino Milano) approvato a maggioranza dal Consiglio regionale, che domani sarà trasmesso al Governo Monti.

“La Regione – si legge in un passaggio – riscontrando le aspettative a più riprese manifestate dall’opinione pubblica, deve esprimersi nel senso di una proposizione idonea a garantire il più alto livello possibile di riduzione della spesa pubblica, nonché la maggiore semplificazione e la completa eliminazione delle sovrapposizioni di ruoli e funzioni, determinando così l’innalzamento qualitativo delle prestazioni rese ai cittadini”.

Al voto non ha partecipato il Gruppo consiliare del PD, che ha abbandonato l’Aula per protesta. Erano state formalizzate altre proposte, respinta dal Consiglio: l’ipotesi a 3 Province (L’Aquila, Chieti, Pescara-Teramo) presentata da Menna (Udc), quella a una Provincia (L’Aquila) di Rabbuffo (Fli) e quella avanzata da Acerbo (Prc), Saia (Pdci) e Caramanico (Sel) per una diversa attribuzione delle funzioni alle Province e l’abolizione di tutti gli enti intermedi strumentali. 


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