Dal Csm arriva una prima bocciatura della norma sulla improcedibilità contenuta nella riforma della prescrizione approvata dal governo. La Sesta Commissione ha approvato a larga maggioranza, con 4 voti a favore e 2 astensioni, un parere nettamente contrario. "Riteniamo negativo l'impatto della norma", dice il presidente della Commissione Fulvio Gigliotti (5S), perchè comporta "l'impossibilità di chiudere un gran numero di processi".
Non solo: secondo la Commissione "la disciplina non si coordina con alcuni principi dell'ordinamento come l'obbligatorietà dell'azione penale e la ragionevole durata del processo".
Il problema centrale è il termine di due anni entro il quale va celebrato il processo di appello, oltre il quale scatta la tagliola della improcedibilità: "non è sostenibile in termini fattuali in una serie di realtà territoriali, dove il dato medio è ben superiore ai 2 anni, ed arriva sino a 4-5 anni", spiega Gigliotti. Il che significa che con la nuova norma "si impedisce la trattazione di un gran numero di processi".
Restano anche i problemi di sistema, perchè la nuova disciplina mal si concilierebbe anche con un altro principio dell'ordinamento: quello della ragionevolezza.
Il parere dovrebbe essere discusso dal plenum la prossima settimana.