Il Fli contro le Province: ''Enti inutili e costosi, cancelliamole con una legge popolare''

01 Agosto 2011   17:04  

Il Fli  di Chieti lancia l'offensiva contro le Provincie, ente inutile da cancellare.

''Si vuole ridurre i costi della politica e vuole farlo partendo proprio dall’abolizione delle province.

Anche a Chieti e in tutta la provincia partirà una raccolta firme per la legge di iniziativa popolare “Aboliamo le province” si sta già costituendo un comitato promotore con un responsabile che si dovrà interfacciare con il nazionale.

Futuro e Libertà ha appena istituito una Task-Force a livello nazionale, coordinata *dall’on. Francesco Proietti Cosimi*, che si occuperà della raccolta firme per l’abolizione delle province.

Nel 2010 il costo per mantenere le province e' stato di oltre 14 miliardi di euro: solo il 27% e' servito per il miglioramento dei servizi utili al cittadino. Il restante 73% e' servito per pagar e dipendenti, auto blu, spese di rappresentanza, rimborsi spese, bollette.

Le Province rappresentano l’1,5% della spesa pubblica totale del Paese.

Le cifre spese per gli eletti in Provincia è pari al 5,5% del totale, contro il 20,3% degli eletti in Parlamento, il 44,2% degli eletti nelle Regioni e il 30% degli eletti nei Comuni.

In complessivo il prezzo degli enti strumentali di Regioni, Province e Comuni ammonta a circa 7 miliardi di euro.

Qualora la proposta di legge fosse approvata comporterebbe una netta ed immediata riduzione dei costi e quindi un risparmio consistente da poter investire in altro modo.

Dobbiamo tagliare i costi della politica seriamente *afferma Carbone* e bisogna partire proprio dall’abolizione delle province, con questi soldi potremo tagliare le tasse finanziare le imprese e aiutare le famiglie.

Tutti l’hanno detto, tutti l’hanno promesso, ma nessuno l’ha fatto. Noi ci appelliamo ai cittadini e lanceremo una proposta di legge di iniziativa popolare per abolire le province. Così come i cittadini vogliono.''

Quanto si risparmia (sul serio) abolendo le Province

Le Province non servono e la loro abolizione, prevista con l’entrata in vigore dell’ordinamento regionale, non è più rinviabile.

Anche la classe politica, in modo assolutamente trasversale, ha finito per accorgersene rimanendo però impotente, con alcune eccezioni, al proliferare di nuove sigle dai nomi improbabili come Olbia-Tempio o Medio Campidano in Sardegna, Agrate Brianza in Lombardia o B.A.T. in Puglia.

Berlusconi promise solennemente la loro abolizione davanti ad alcuni milioni di telespettatori nella campagna elettorale che lo portò al Governo nel 2008. Pare averci ripensato. Nel confronto con Fini alla direzione PDL ha infatti sostenuto che il risparmio “non vale la candela”, quantificandolo in 200 milioni di euro.

Il ragionamento sui numeri dà però risultati profondamente diversi da quelli proposti. I 200 milioni/anno rappresentano solo il risparmio diretto che avrebbe lo Stato dagli stipendi dei politici: circa 2 milioni per ogni provincia che rappresentano il pro – medio dei costi sostenuti per ogni eletto, circa 40.000 euro all’anno.

Questi non comprendono però i costi che derivano dalla rappresentanza, del personale “politico” a chiamata impiegato, degli uffici stampa, delle auto blu, dei segretari generali a 200.000 euro all’anno, delle sedi etc., etc. Tutto ciò assieme è quantificabile in non meno di 6 milioni ad ente, e quindi di circa 700 milioni/anno complessivi.

Vi è poi il risparmio di serie garantito dall’accorpamento delle funzioni. La manutenzione delle strade e delle scuole, ad esempio. Oggi i Comuni si occupano di ristrutturare le elementari, le Province le medie e le superiori, il Ministero le Università.

Accorpando, con lo stesso ufficio tecnico - magari potenziato dai dipendenti trasferiti dall’ente in chiusura - si potrebbero gestire tutti gli appalti ed i controlli risparmiando circa altri 500 milioni all’anno. E avanti cosi con i rifiuti, gli uffici dei piani regolatori, etc. fino ad arrivare a un risparmio sulla spesa corrente, senza toccare nemmeno uno dei dipendenti regolarmente assunti con concorso, di circa 800 milioni di euro/anno.

Vi è poi il risparmio indiretto: oggi circa la metà dei dipendenti delle Province e’ occupato in attività intro-verse.. Davanti ad un ipotesi di soppressione delle Province ed accorpamento delle funzioni a comuni e province solo una parte di questi dipendenti rimarrebbe a svolgere le stesse funzioni di prima, diciamo non oltre la metà.

Per cui si libererebbero circa 30.000 persone il cui potenziale lavorativo potrebbe essere validamente espresso in altre strutture dello Stato carenti: scuole dell’infanzia, cancellerie dei tribunali, ecc.

Ognuno costa mediamente 40 mila euro/anno, che moltiplicati per 30 mila significa produrre nuovi servizi ai cittadini per circa 1,2 miliardi all’anno.

Se sommiamo a questi i costi della politica, gli interessi sui risparmi, ed altre voci minori arriviamo ad ipotizzare un’ottimizzazione dei costi di circa 2,5 miliardi all’anno. Su questi numeri, anche con Generazione Italia, intendiamo aprire un confronto aperto e serio con Governo e Imprese per la riforma del Paese.

Di Michele Bortoluzzi - portavoce del Comitato per l’Abolizione delle Province che ha preso il via in Veneto nel 2009 con l’adesione di imprenditori, giornalisti, personaggi dello spettacolo e della cultura.


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore