"Il Giornale" riesuma il caso Del Turco per costruire un teorema difensivo

01 Settembre 2011   12:50  

E se il supertestimone del caso Del Tur­co avesse utilizzato per sé i soldi che giura d’aver consegnato all’ex governatore abruz­zese e ai suo sodali di giunta?

Se lo domanda, oggi dalle pagine de Il Giornale, Gian Marco Chiocci.
Il "segugio" che fu autore del presunto scoop - poi rivelatosi una bufala - in base al quale il sindaco dell'Aquila Massimo Cialente, all'indomani del sisma, dimorava in un lussuoso resort della costa abruzzese.

La tesi di Chiocci, che stavolta non invoca l'intervento della magistratura ma anzi biasima l'operato delle toghe, basandosi sulla "mancanza di riscontri sulle mazzette (mai un euro è stato trovato)" e sulle "forsennate movimentazioni di denaro sui conti correnti" di Angelini "e di persone a lui vici­ne, che sono poi alla base dell’arresto per bancarotta voluto dalla procura di Chieti (e non da quella di Pescara, che ad Angelini ha risparmiato le manette credendo ciecamen­te alle sue parole)", punta a dimostrare l'innocenza dell'ex presidente della Regione.

Chiocci racconta infatti dell'"immenso tesoro da oltre dieci milioni di euro che Angelini avrebbe nascosto agli inquirenti in alcuni garage, capannoni e uf­fici di stretta pertinenza e che, guarda caso, corrisponderebbe alle misteriose tangenti versate alla giunta Del Turco e a quella pre­cedente (6 milioni+6)".

Il consulente tecnico della procura di Chieti chiamato a stilare l’inventario, secondo quanto racconta Chiocci "non nasconde una certa sorpresa nel descrivere i 356 reperti sequestrati, composti da prezio­sissimi 'materiali archeologici, quadri di ar­te antica, moderna e contemporanea, mobi­l­i con arco cronologico a partire dal XVII se­colo, orologi d’epoca e contemporanei di pregio, sculture in bronzo o marmo di epo­ca moderna, argenterie d’epoca' e via di­scorrendo".

E poi via con l'elencazione degli innumerevoli beni, tra i quali ci sarebbe persino un "ritratto di gen­tiluomo" del Tiziano.

Conclude Chiocci: "Manca la stima com­pleta sugli orologi. E manca all’appello il copioso abbiglia­mento sartoriale dui Angelini, di grande va­­lore, che il curatore di Chieti aveva messo al­­l’asta eppoi non aveva venduto in blocco a un misterioso acquirente sul quale i pm nu­trivano dubbi. Risultato: una settimana più tardi il magazzino con cappotti, maglie in cachemire, vestiti e camicie su misura, scar­pe inglesi, è stato svaligiato. Su 'commissio­ne', ipotizzano gli inquirenti. Su commis­sione di chi?".

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