Il Ministro Bernardini non risponde alle interrogazioni sul carcere

Carcere Teramo

21 Dicembre 2009   14:06  

"Sarebbe utile sapere perche' il Ministro della Giustizia non risponde alle interrogazioni radicali. Il fatto che non abbia risposto all'interrogazione che abbiamo presentato in seguito alla visita di sindacato ispettivo effettuata il 2 novembre scorso nel carcere Castrogno di Teramo, e' molto grave perche', forse, si sarebbe potuta evitare l'ennesima tragedia, cioe' la morte del giovane nigeriano che molto probabilmente era stato testimone negli accertamenti relativi al presunto pestaggio che ha poi portato alla sospensione del comandante di reparto". Lo dice Rita Bernardini, deputata radicale-Pd e componente della Commissione Giustizia. "Un carcere - osserva la deputata - senza direttore, dove sono stipati 400 detenuti in spazi che potrebbero contenerne 230, dove gli agenti in servizio sono solo 155 a fronte di una pianta organica che ne prevede 203, dove gli educatori sono solo 2, dove il medico di turno rivela che oltre il 50 per cento dei reclusi e' malato e che tantissimi sono coloro che sono affetti da malattie psichiatriche del tutto incompatibili con il regime di detenzione e dove l'assistenza psichiatrica e psicologica e' pressoche' nulla. Un carcere - aggiunge Bernardini - dove le celle sono malmesse, fredde e umide; celle in cui i detenuti sono costretti a stare tutto il giorno perche' non e' prevista alcuna attivita' trattamentale. Persino il cappellano manca a Castrogno. Verrebbe da dire 'dimenticato da Dio e dagli uomini' ma, chiamare in causa il Creatore, di fronte all'inefficienza e all'indifferenza delle istituzioni, siano esse civili o religiose, sarebbe veramente arbitrario. Ministro Alfano, te lo abbiamo gia' chiesto: cosa intendi fare di fronte ad una situazione carceraria che esplode? Di fronte a morti cosi' poco 'naturali', come le definiscono i tristi e burocratici bollettini di morte provenienti dalle carceri? Il ragazzo nigeriano che ha lasciato la comunita' dei viventi era tossicodipendente, depresso e percio' fortemente vulnerabile; soprattutto, aveva la grande colpa di avere ancora occhi per vedere cio' che non avrebbe dovuto vedere. Ma in quel carcere sarebbe stato giusto e opportuno non continuasse a stare". A seguito della morte di Uzoma Emeka, Rita Bernardini ha depositato anche un'interrogazione.


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