Il Papa contestato durante l'omelia non parla di Emanuela Orlandi e la piazza lo fischia

28 Maggio 2012   07:35  

Probabili complici negli uffici vaticani. Non escluso il coinvolgimento di alti prelati. Ora, la ricerca dei mandanti. A pochi giorni dall’arresto del Corvo - l’aiutante di camera di Benedetto XVI Paolo Gabriele, trovato in possesso illecito di carte segrete - Vatileaks si infittisce, facendo intravedere una rete di «spie» nelle stanze papali. Il Corvo non sarebbe uno solo. Gabriele avrebbe cominciato a parlare e nei corridoi vaticani si vocifera di personaggi importanti coinvolti nella fuga di notizie. Conclusasi l’istruttoria sommaria, oggi si apre quella formale, condotta dal giudice istruttore del tribunale Vaticano Piero Antonio Bonnet. Le dichiarazioni del maggiordomo, unite alle indagini, potrebbero portare presto a fare luce sul caso.
Già ieri si rincorrevano le voci di nuovi arresti, poi smentite dal portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, così come la notizia che voleva il Corvo in possesso di apparecchiature speciali per riprodurre documenti. A portare gli inquirenti sulle tracce dell’uomo potrebbe essere stata anche la pubblicazione in un libro di un recente documento sulla Fondazione Ratzinger, che poteva trovarsi solo sulla scrivania del Papa o del segretario don Georg. A far pensare al coinvolgimento di alti prelati sarebbe, invece, la composizione della Commissione d’Indagine incaricata dal Papa, composta da cardinali, gli unici autorizzati a indagare su pari grado. Se non la certezza, il sospetto c’è ed è forte.
Perfino il Papa, ieri, durante l’omelia di Pentecoste in San Pietro, ha detto che si sta ripiombando nella Babele in cui tra gli uomini «serpeggia un senso di diffidenza, sospetto, timore reciproco», invitando a ritrovare «unità, concordia, verità». Verità è stata anche la parola che, scritta su manifesti o strillata tra i fischi insieme a «Vergogna», hanno ripetuto quanti in piazza erano giunti dal Campidoglio in marcia per Emanuela Orlandi. Il Pontefice, però, su Emanuela non ha detto nulla, aggravando le tensioni già in atto. Gli addetti alla sicurezza della piazza avrebbero intimato ad alcuni manifestanti di togliere cartelli e foto della ragazza.
Intanto, i misteri si infittiscono. Si parla di spaccatura tra i cardinali della Commissione che ha portato all’allontanamento dell’ex-presidente dello Ior e si attendono i risultati delle analisi sulle ossa nella tomba di Enrico De Pedis, la cui salma sarà presto trasferita dalla basilica di Sant’Apollinare al cimitero del Verano. Pure la politica fa sentire la sua voce, chiedendo verità e giustizia per Emanuela Orlandi e non solo.



"UN PADRE CHE VOLTA LE SPALLE AL FIGLIO"

«Non ce l'ho con il Papa. Emanuela è una cittadina vaticana, quindi mi sembrava normale fare riferimento a un Capo di Stato, dove Emanuela era ed è cittadina. Non accuso il Papa, la mia è stata solo una richiesta d'aiuto. Soprattutto perché, ultimamente, ho visto una certa apertura». Così al Tgcom24 Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, la ragazza scomparsa nel giugno del 1983, torna sul silenzio del Pontefice oggi sulla sorte della sorella dopo la marcia che si è svolta per ricordarla dal Campidoglio in San Pietro. «La mia non è una battaglia nei confronti di nessuno, tantomeno nei confronti del Papa, ma atto d'amore nei confronti di mia sorella. Sono passati quasi 30 anni, ma un'ingiustizia ha la stessa intensità anche dopo tanti anni. Quando ci sono atteggiamenti da parte del Vaticano che non mi piacciono mi sento ferito, perché mi sento molto legato, è la mia seconda famiglia. È come un padre che volta le spalle al figlio. Quindi se mi sento di dire che il Papa è solo è perché è un mio pensiero» conclude Orlandi.


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