Il cancro ha tempi diversi da burocrazia, donna muore nel teramano

24 Febbraio 2011   09:49  

Liliana Di Daniele, 45 anni di Bellante, era da tempo malata di cancro. Il 3 gennaio scorso il marito, che si prendeva cura di lei, presenta richiesta di invalidità e dei benefici della legge 104; la Asl fissa l'appuntamento per la visita il 31 gennaio, ben oltre i termini di legge che impongono che i malati oncologici devono essere sottoposti a visita entro 15 giorni.

Ma "mia moglie sta male, non può andare: mando un certificato del medico di famiglia il quale scrive che serve la visita collegiale a domicilio" racconta il marito Bruno a Il Centro.
Ma nè l'attestazione del medico nè una richiesta ufficiale del marito della donna vengono accettate. "Forse - spiega Bruno Fascioli - pensavano che non dicessimo la verità. Infatti il 5 febbraio mi viene inviata una lettera in cui la Asl fissa una visita il 28 marzo al servizio di medicina legale di via Battisti".

Ma il giorno prima che venisse recapitata la lettera, il 4 febbraio, la donna si è aggravata, è stata trasferita in ospedale dove è morta due giorni dopo, il 6.

Fin qui il lato burocratico. Il quale viene preceduto da quello di carattere sanitario, non meno assurdo.

Bruno Fascioli racconta ad Antonella Formisanila disavventura di sua moglie, iniziata nel giugno 2005, quando la moglie si fece una lastra ai polmoni in Belgio e c’era una macchia sospetta. Tornata In Italia, si fece una Tac, che evidenziava come la macchia si fosse ingrandita. Poi due broncoscopie e un un ago aspirato, con risultati negativi. Il medico però continua ad avere dubbi e il 10 novembre fa un prelievo dal linfonodo ingrossato e la diagnosi immediata è di adenocarcinoma. La diagnosi finale, che arriva dopo un mese, parla di carcinoma del timo.

La coppia fa consulti in altri ospedali. A Perugia, racconta, "ci dicono che forse è altro. Ci chiedono i vetrini dei prelievi all’ospedale di Teramo. Li inviamo e ci dicono di fare una mammografia: gliela invio. Il medico ci dice per telefono che è cancro del seno. Le dà, sempre per telefono, una cura ormonale, è fine gennaio. Ha appena iniziato, quando si sente male, il 4 febbraio. All’ospedale di Teramo, giustamente, ci chiedono la diagnosi scritta di quanto raccontavamo ci era stato detto a Perugia, ma non è mai arrivata. Mia moglie è morta e io non so ancora dove avesse il cancro".

Ora il caso è arrivato sul tavolo dell'associazione dei consumatori Arco. "Stiamo valutando con l’ufficio legale l’opportunità di procedere per capire che cosa è accaduto riguardo alla convocazione della commissione medica. Se c’è il certificato del medico non si capisce perchè non accettare la visita domiciliare. Intanto chiederemo un incontro al direttore generale della Asl" fanno sapere.


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