Il cda della metà delle imprese italiane è tutto al maschile

22 Giugno 2012   07:39  

Nonostante l’ampio dibattito di questi anni, la presenza femminile al vertice delle imprese italiane rimane tra le più basse in Europa. E’ quanto emerge da un’indagine di Cerved Group e ManagerItalia che fa luce sul mondo imprenditoriale e manageriale in rosa.
Secondo la ricerca, infatti, tra le imprese con un consiglio d’amministrazione di almeno due elementi e un fatturato maggiore di 10 milioni, sono solo 105 (lo 0,5% del totale) quelle con un consiglio d’amministrazione costituito solo da donne, contro una presenza maggioritaria di aziende con un board completamente maschile (il 53,3%). Di queste 105 imprese tutte ‘rosa’, la maggioranza si trova in Lombardia (37) e in Emilia Romagna (13). Tra i settori, prevalgono distribuzione (23), servizi (15), mezzi di trasporto (14) e sistema moda (11).
Nelle 28mila imprese con fatturato superiore a 10 milioni nel 2011 sono donne 15.546 dei 109 mila amministratori che siedono nel cda. Una realtà in costante ma lentissima crescita: tra le 19 mila aziende che hanno sempre superato i 10 milioni di fatturato nel periodo 2008- 2011, la percentuale di donne è passata dal 13,7% della fine del 2008 al 14,5% del 2011. La presenza di donne ‘top executive’, quelle che hanno la responsabilità operativa dell’impresa, è invece sostanzialmente stabile nel periodo esaminato, pari a circa il 9% del totale dei vertici.
La legge sulle cosidette ‘quote rosa’, in vigore dal prossimo agosto, secondo la ricerca, “pur avendo già prodotto un impatto sulla presenza femminile nei cda delle imprese di maggiore dimensione (oltre 200 milioni di fatturato), che è aumentata nell’ultimo anno, non sembra quindi aver inciso sul vertice operativo dell’impresa”.
L’incrocio dei dati relativi all’universo dei consigli di amministrazione di Cerved Group con quelli dei 22.000 dirigenti all’interno di oltre 9.000 aziende censite da Manageritalia, consente infatti, di verificare se la presenza di donne in cda o al comando dell’impresa favorisca anche quella tra i dirigenti. 
Alessandra Romanò, direttore operativo Databank di Cerved Group spiega che “al crescere del peso femminile nei consigli di amministrazione, aumenta la presenza di dirigenti donne e, se almeno il 30% del board è costituito da donne, tale aumento delle dirigenti è significativamente maggiore”.
“Quando assumono la carica di amministratore delegato -continua Romanò- le donne non sembrano fare scelte molto diverse dai loro colleghi uomini: la percentuale femminile tra i dirigenti nelle imprese guidate dalle donne (16,6%) è simile a quella osservata quando il capo è un uomo”. Lo stesso avviene, secondo la ricerca, guardando ai soli dirigenti assunti dagli amministratori delegati (cioè nominati dirigenti dopo l’entrata in carica dell’ad).
Dalla ricerca emerge come la parità ai vertici sul lavoro sia ancora lontana, seppure in lento ma costante divenire. “E’ chiaro che le donne, una volta arrivate al vertice, non riescano a favorire la presenza delle colleghe tra le manager -spiega Marisa Montegiove, vicepresidente ManagerItalia- c’è una chiara incapacità di incidere sulla cultura imperante nelle stanze dei bottoni. E questo è un problema per il Paese e per il suo sviluppo economico e sociale”.
“Perché, come ormai assodato in tanti altri Paesi, le donne meritano una parità vera e la possibilità di giocarsi la partita per dare alle aziende e all’economia maggiore capacità di competere. Perché hanno capacità e caratteristiche indispensabili -conclude- per dialogare efficacemente con i clienti, che per più della metà sono donne, e migliorare produttività e benessere del lavoro. Insomma, dobbiamo favorire l’aumento di aziende con vertici e management misto e una bilanciata presenza di donne nei vertici e nel management puntando sul merito. Un problema non solo per le donne!”  


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