Il difficile ritorno alla normalità

06 Agosto 2009   14:54  

A 4 mesi dal terremoto del 6 aprile sono 5.000 le famiglie aquilane con abitazione di tipo A, che sta a dire agibile e che entro oggi dovranno lasciare alberghi, residence e campeggi della costa. Parola d'ordine: ricominciare.

La Protezione civile ha deciso di fissare proprio per oggi il termine perentorio perché, secondo stime interne, sono molti gli Aquilani che, pur avendo l’abitazione disponibile, continuano a rimanere sulla costa. È soprattutto la paura ad impedirne il ritorno nelle aree terremotate, la paura che riporta indietro a quella notte, a quegli interminabili 37 secondi, quando le pareti delle case sembravano venir loro addosso. Ma per i più fortunati, così non è stato. Quelle case hanno resistito alla scossa di tale magnitudo, assicurano i tecnici, dunque non c’è nessun rischio, soprattutto per le scosse di forza minore. Sì, ma è difficile. Contraddittorio anche: la voglia di tornare nei propri luoghi d’origine, al proprio lavoro, e la paura. Tant’è che timore o meno, chi ha la casa dichiarata agibile dovrà tornare, entro oggi. Ciò non vale, per chi, invece, è nelle tende.

Proseguono, intanto, le operazioni di censimento, 18.000 i moduli distribuiti per verificare il fabbisogno dei cittadini le cui abitazioni sono state dichiarate inagibili o si trovano in zona rossa, moduli che dovranno essere restituiti entro le ore 17.00 del 10 agosto. Ci sono punti nelle aree d’accoglienza e c’è un numero di riferimento 06-828.885.

Ma a L’Aquila come negli altri centri colpiti dal terremoto bisogna tornare. Per far ripartire il territorio occorrono che le promosse della politica vengano mantenute, che i soldi stanziati arrivino, che la solidarietà e i riflettori non si spengano, sì, ma occorre anche e soprattutto un’altra cosa, la principale: che chi può, chi ha la casa agibile e dunque non corre alcun rischio, debba vincere la paura che è la nemica più grande, occorre che chi è nato a L’Aquila e negli altri centri colpiti dal sisma, torni. Bisogna rimboccarsi le maniche, pungolare continuamente i politici e gli organi preposti alla ricostruzione che deve avvenire, però, anche grazie alla consapevolezza, alla tenacia e alla voglia di ripartire degli stessi cittadini. Circola proprio in questi giorni una maglia con una scritta eloquente "Terremotati? No, Aquilani", vuol dire che ora non serve compiangersi né la commiserazione altrui; bisogna necessariamente che lo status di ognuno cambi: da "terremotato" a "cittadino". La paura è tanta, certo, ma deve essere ancor maggiore il desiderio di far tornare L’Aquila a volare. Questo, non è solo un bello slogan, ma l’imperativo d’obbligo di un capoluogo di regione di siffatta storia, cultura, dignità. Convivere con i terremoti si può e si deve. Perché il sisma è un evento naturale e in catastrofe lo trasforma chi non sa costruire case idonee. Speriamo che abbiamo imparato la lezione. Ora c’è un esame da superare, il più importante per gli Aquilani: ricominciare.

Antonella Micolitti


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