Il dossier caccia dei Verdi. Caporale: 'Niente tutela per l'orso'

10 Ottobre 2008   16:48  

LA PROGRAMMAZIONE FAUNISTICO VENATORIA
La legge quadro nazionale sulla caccia l. 157/92 sancisce che il diritto alla caccia è subordinato ai diritti di maggior interesse pubblico come la salvaguardia dell’ambiente e la tutela della fauna selvatica. Questo principio è elemento fondamentale in quanto ha l’obiettivo di arginare gli abusi che determinate e circoscritte categorie di cittadini (come i cacciatori) potrebbero effettuare ai danni del territorio per il soddisfacimento delle proprie esigenze.
Il principio di subordinazione della caccia nei confronti dell’Ambiente, nella nostra Regione, è paradossalmente invertito in quanto le organizzazioni di cacciatori producono ancora oggi un forte condizionamento delle amministrazioni pubbliche essendovi la convinzione che esse rappresentino un importante bacino di voti elettorali.
Questo condizionamento ha avuto finora effetti disastrosi sull’ambiente e sulla fauna selvatica e ciò è evidente andando a costatare l’immobilismo degli uffici regionali che per legge dovrebbero essere preposti alla programmazione e al coordinamento ai fini della pianificazione faunistico-venatoria.
La programmazione prevista dalla normativa nazionale e regionale, è puntualmente disattesa, nonostante l’avvicendarsi dei tanti Assessori alla Caccia succedutisi in questi anni.
PIANO FAUNISTICO REGIONALE
Le normative nazionali e regionali sulla caccia impongono alle amministrazioni provinciali e regionali l’elaborazione di un Piano Faunistico-Venatorio (PFV), di validità quinquennale. Il PFV è elemento di indirizzo fondamentale per la pianificazione del settore manca da SETTE anni. L'ultimo Piano Faunistico Venatorio Regionale (PFV), che ha validità quinquennale, è stato approvato nel lontano 1996 con Delibera di Consiglio Regionale del 27 settembre 1996 n° 36/36 (pubblicato sul BURA del 14 febbraio 1997, n° 3 speciale).
OSSERVATORIO FAUNISTICO REGIONALE O.F.R.
La legge regionale sulla caccia del 2004 prevede l’istituzione dell’Osservatorio Faunistico Regionale, organismo che “dovrebbe” avviare una serie di studi sull’ambiente e sulla fauna selvatica e interagire con gli enti preposti alla gestione del territorio. Ebbene, questo osservatorio non è stato mai istituito, nonostante gli impegni presi dai vari assessori regionali alla caccia succedutisi in questi anni.
REGOLAMENTI ATTUATIVI
La legge regionale della caccia L.R. 10/2004 e s.m.i., approvata dal Consiglio Regionale nel 2004 da parte di tutti i partiti di centrodestra e centrosinistra (ad eccezione dei Verdi), è completamente disattesa in merito ai regolamenti attuativi.
Alcuni esempi:
       L’ art. 5, comma 3, prevede un regolamento per disciplinare la costituzione, il funzionamento e le attività dell’ Osservatorio faunistico regionale (OFR). Questo regolamento, a distanza di oltre 4 anni, non è ancora stato approvato.
          L’ art. 7 comma 1, prevede un albo regionale degli allevamenti di fauna selvatica non amatoriali ed il relativo regolamento che disciplini le modalità ed i requisiti richiesti. Questo regolamento, a distanza di oltre 4 anni, non è ancora stato approvato.
          L’art. 18, comma 6, prevede la regolamentazione delle zone addestramento cani e aree cinofile. Questo regolamento, a distanza di oltre 4 anni, non è ancora stato approvato (in sostituzione, vige un regolamento basato sulla oramai abrogata norma regionale sulla caccia n° 30/1994)
         L’art. 40 comma 1 prevede l’emanazione di un regolamento per disciplinare l’allevamento, la vendita e la detenzione di uccelli allevati ed il loro uso come richiami. Questo regolamento, a distanza di oltre 4 anni, non è ancora stato approvato.
          L’art. 41 comma 5 prevede un regolamento per l’istituzione di aziende faunistico-venatorie. Questo regolamento, a distanza di oltre 4 anni, non è ancora stato approvato (in sostituzione, vige un regolamento basato sulla oramai abrogata norma regionale sulla caccia n° 30/1994)
         L’art. 42 comma 1 prevede la disciplina degli allevamenti di tipo amatoriale, dilettantistica e professionale. Questo regolamento, a distanza di oltre 4 anni, non è ancora stato approvato.
         L’art. 42 comma 7 prevede un apposito regolamento che disciplini l’attività di tassidermia ed imbalsamazione con la relativa detenzione di animali morti e trofei. Questo regolamento, a distanza di oltre 4 anni, non è ancora stato approvato.
Insomma una legge regionale che sembrerebbe volutamente applicata per gli aspetti a beneficio dei cacciatori ed inapplicata nei punti dove sarebbe indispensabile effettuare controlli e regolamentazioni a tutela della fauna abruzzese.
RAPPORTO SULLO STATO DI VIGILANZA
L’art. 54 della legge regionale prevede che la Giunta Regionale trasmetta ogni anno al Ministro delle Politiche agricole un rapporto informativo dove è riportato lo stato dei servizi preposti alla vigilanza, il numero degli accertamenti effettuati ed un prospetto riepilogativo delle sanzioni comminate. Del presente rapporto non si hanno notizie, il Gruppo regionale dei VERDI ne ha fatto richiesta ai competenti uffici caccia. Siamo ancora in attesa di essere documentati.
GLI UFFICI CACCIA DELLA REGIONE ABRUZZO
La Regione Abruzzo è priva, ancora oggi, di qualsiasi informazione sullo status e sulle dinamiche delle popolazioni delle specie componenti la fauna selvatica e nonostante questo non solo non ha adottato finora alcun provvedimento di tutela ma continua ad autorizzare la caccia a specie che hanno visto peggiorare, in Europa, in proprio stato di conservazione: mestolone, moretta, moriglione, pavoncella, beccaccino, beccaccia, starna, quaglia, tortora (rapporto “Birds in Europe II”).
La Regione Abruzzo è priva completamente di risorse umane specializzate nel campo della ricerca faunistica. Non è presente alcun tecnico faunistico che possa indirizzare le scelte dell’Assessorato competente verso criteri scientifici.
I pareri dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) organo tecnico-scientifico dello Stato Italiano preposto a fornire supposto tecnico e consulenze scientifiche agli Enti Locali che devono decidere sulla pianificazione faunistico-venatoria, sono puntualmente disattesi dalla Regione Abruzzo.
Ancora nel 2008, le scelte vengono fatte solo in base alle forti pressioni dei cacciatori e delle relative associazioni venatorie che non hanno alcun interesse a far sì che operatori qualificati e specializzati possano indirizzare le scelte verso una corretta gestione del patrimonio faunistico.
La Regione Abruzzo non ha approvato alcun Regolamento che gestisca la più diffusa ma anche la più pericolosa delle attività venatorie praticate: la caccia al cinghiale. Da alcuni anni il calendario prevede solo prescrizioni per chi pratica tale attività, non obbligatorie.
La Regione Abruzzo non ha mai applicato il “Piano d’azione per la Lepre Italica” elaborato dall’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) che ha l’obiettivo di salvare le popolazioni residue di questa specie protetta, di elevato valore conservazionistico, difficilmente distinguibile dalla lepre comune, specie cacciabile.
Ancora oggi, nel 2008, la Regione Abruzzo ha previsto degli orari di inizio caccia e fine caccia senza alcun criterio tecnico e scientifico. Basterebbe interpellare uno qualsiasi degli osservatori astronomici della regione come invece ha fatto il Gruppo regionale dei VERDI che ha dimostrato che gli orari previsti dal Calendario Venatorio della regione Abruzzo sono estesi oltre il consentito, avvantaggiando così i cacciatori a scapito della fauna del nostro territorio.
IL CALENDARIO VENATORIO 2008-2009 DELL’ASSESSORE FABBIANI
L’Assessore regionale alla Caccia, Fernando Fabbiani, nella conferenza stampa del 5 settembre, in risposta alle critiche mosse dai Verdi e da Associazioni per la tutela dell’ambiente riguardo al Calendario Venatorio 2008-2009, rispondeva duramente minacciando di adire alle vie legali per la tutela del “buon nome” della Regione Abruzzo.
Non abbiamo paura delle minacce e restiamo in attesa di essere citati in giudizio. Le minacce fatte sul nulla non fermano le organizzazioni di volontariato che si occupano della salvaguardia ambientale o organizzazioni politiche quale quella dei Verdi che basano la loro attività sulla tutela dell’ambiente e della qualità della vita.
Ma la cosa più sorprendente è che l’Assessore Fabbiani ha dichiarato inesattezze, per giustificare un Calendario Venatorio che non riesce proprio a fare nulla a beneficio della fauna selvatica.
L’Assessore Fabbiani ha definito "false e strumentali" le anticipazioni fornite alla stampa sui contenuti del Calendario Venatorio da parte dei Verdi e delle associazioni ambientaliste.
Ebbene, dal parere dell’INFS sul Calendario Venatorio della Regione Abruzzo, analizziamo quanto riportato e dichiarato sull’argomento:
CACCIA AL COLOMBACCIO:
L’assessore Fabbiani affermava nel suo comunicato stampa che la "preapertura per il colombaccio è stata consentita dopo aver verificato, su parere dell'Istituto nazionale di fauna selvatica (Infs), la diffussione della specie, in aumento nella nostra regione".
Niente di più falso: come potete leggere, il parere dell’INFS n° 3840 del 23/06/08, dal titolo: integrazioni al calendario venatorio della regione Abruzzo 2008-2009, afferma si che il colombaccio presenta uno stato di conservazione favorevole ma in Europa, no in Abruzzo.
Per la nostra regione, infatti, l’INFS così afferma: una eventuale anticipazione dell’apertura della caccia a questa specie (ndr colombaccio) riguarderebbe solo la popolazione nidificante…..omissis…..La valutazione dell’impatto del provvedimento dovrebbe quindi basarsi su buone informazioni aggiornate in merito alla distribuzione ed allo stato delle popolazioni nidificanti in ambito regionale che, per quanto è a conoscenza di questo istituto, non sono disponibili. Alla luce delle motivazioni sopra evidenziate questo istituto esprime PARERE SFAVOREVOLE alle integrazioni in oggetto.
LA CONSULTA REGIONALE PER LA CACCIA
L’assessore Fabbiani ha affermato che si è avuta la “totale condivisione sui contenuti del calendario venatorio che è stato assoggettato al giudizio della Consulta per la caccia composta da agricoltori, cacciatori, ambientalisti ed enti locali; al parere dello stesso Istituto nazionale per la fauna selvatica e del Comitato di valutazione di impatto ambientale”.
Informiamo l’Assessore Fabbiani che le consulte regionali e provinciali della caccia sono organismi dominati integralmente dai cacciatori. Al notevole numero di rappresentanti di Associazioni venatorie bisogna aggiungere i rappresentanti delle associazioni agricole (quasi tutti cacciatori) e i rappresentanti di associazioni pseudo- ambientaliste nati da “costole” di associazioni venatorie e quindi cacciatori anch’essi! Per quanto riguarda il parere dell’ INFS e del Comitato di valutazione di impatto ambientale ricordiamo all’Assessore che essi sono obbligatori per legge e che sicuramente questi organismi tecnico-scientifici non hanno mai avallato le scelte sconsiderate della Giunta Regionale.
TUTELA DELL’ ORSO BRUNO MARSICANO
In ordine alla caccia del cinghiale, l’Assessore Fabbiani ha chiarito che la Regione "è intervenuta esercitando il potere sostitutivo, dopo il mancato accordo tra parco e Provincia de L'Aquila. "In tal caso applicheremo quanto stabilito dalla legge nazionale 157/92 che esclude per le aree a zona di protezione esterna (zpe) la "caccia a braccata", imponendo il piano differenziato con tecnica " a girata" con l'ausilio del cane limiere".
L’Assessore Fabbiani è infatti poi intervenuto con la delibera di giunta n. 805 del 15 settembre 2008 addirittura eliminando in un solo colpo quelle poche azioni di riduzione del rischio per l’Orso Marsicano previste negli anni scorsi portando la densità dei cacciatori nella ZPE del PNALM al pari del resto del territorio e non imponendo alcun divieto di caccia a braccata, così come aveva promesso nella conferenza stampa del 5 settembre.
FORME DI CACCIA
L’Assessore Fabbiani ha disatteso anche la prescrizione dell’ INFS sulla caccia vagante con l’ausilio del cane che, secondo l’INFS, non dovrebbe protrarsi oltre il mese di dicembre per limitare i danni che essa provoca alla fauna (vedi elenco dei danni sul parere INFS).
L’Assessore Fabbiani e tutta la Giunta Regionale ha autorizzato la caccia vagante fino all’ultimo giorni di caccia, ossia il 31 gennaio.
PERIODI DI CACCIA
L’Assessore Fabbiani non ha rispettato le indicazioni dell’INFS che chiedevano un periodo di caccia ridotto per il fagiano e per la beccaccia (vedi parere INFS).
ALTRE PRESCRIZIONI DISATTESE
Scorrendo facilmente i contenuti del Calendario Venatorio 2008-2009 e confrontandolo con quanto richiesto dall’INFS, si può constatare che l’Assessore Fabbiani se n’è infischiato altamente dell’Istituto: non ha rispettato neppure quanto da loro richiesto in merito alla tutela della lepre italica e della starna, al periodo dell’allenamento cani, della caccia in presenza di neve, delle iniziative sanitarie da adottare per i rischi dell’influenza aviaria, e addirittura degli adempimenti internazionali sulla tutela dal piombo dei pallini
CACCIA E ZONA DI PROTEZIONE ESTERNA – VERSANTE ABRUZZESE- DEL PNALM. PERICOLO PER GLI ORSI E L’ALTRA FAUNA DEL PARCO
Il 19 settembre 2008 la provincia dell’ Aquila e l’ Ente Autonomo Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise hanno firmato l’intesa per la gestione e l’esercizio dell’attività venatoria nella Zona di protezione Esterna al PNALM nel versante Abruzzese.
L’accordo Provincia-PNALM, raggiunto proprio alla vigilia dell’apertura della stagione venatoria, va a sostituirsi alla scellerata Delibera della Giunta Regionale n. 805 del 15 settembre 2008 che prevedeva per la Zona di protezione Esterna di far cacciare il doppio dei cacciatori, abbassando l'indice di densità venatoria da un cacciatore ogni 40 ettari a un cacciatore ogni 19 ettari, al pari di qualsiasi altro territorio della regione.
Questo accordo Provincia- PNALM, che definisce la densità venatoria da 1 cacciatore ogni 19 ettari e 1 cacciatore ogni 35, non può essere comunque accettato dai Verdi in quanto non consente una efficace tutela degli orsi e dell’ altra fauna selvatica del Parco. Questo accordo è peggiorativo rispetto a quelli degli anni passati. Non è stata infatti vietata la caccia al cinghiale in braccata, una attività molto rischiosa e pericolosa per l’incolumità dei plantigradi. Inoltre non risolve un altro grande problema che è quello della presenza di cacciatori non nativi o residenti nei comuni del Parco Versante Abruzzese.
Infatti l’accordo Provincia-PNALM prevede che, in caso il numero dei cacciatori nativi o residenti nei comuni del Parco Versante Abruzzese non siano sufficienti a coprire la densità venatoria prevista, allora potranno cacciare nella Zona di Protezione Esterna anche cacciatori che non posseggano questi requisiti.
Questo purtroppo si evince chiaramente dalla densità venatoria concordata tra Provincia dell’Aquila e PNALM stabilita in 1 cacciatore ogni 35 ettari. Se proprio si aveva interesse di limitare la caccia ai soli nativi o residenti di quelle zone la densità venatoria doveva essere quantomeno quella stabilita dagli accordi degli anni passati: 1 cacciatore ogni 40 ettari o, meglio, una densità inferiore.
La situazione è ancora più preoccupante in quanto sia la Regione Abruzzo, sia il PNALM che la Provincia de L’Aquila sono amministrazioni facenti parte del tavolo tecnico del PATOM, l'accordo per la tutela dell'Orso bruno a cui hanno aderito tutti gli enti coinvolti nella gestione della specie. Questo tavolo tecnico aveva chiarito che su due punti non si poteva transigere rispetto all'attività venatoria:
1) l'indice venatorio doveva essere almeno 1:40;
2) la caccia al cinghiale non doveva avvenire nella forma della braccata/battuta ma secondo la caccia di selezione.
Questi Enti che avevano assunto precisi impegni atti alla salvaguardia dell’Orso Marsicano sono quindi tornati pericolosamente indietro nelle loro posizioni, svuotando a questo punto i contenuti del Programma di Tutela dell’Orso (PATOM).
A questo punto i Verdi si chiedono quale “forza suprema” abbia influito sulle pericolose decisioni di questi Enti.

 

CAPORALE: LA GESTIONE DELLA CACCIA NON TUTELA L'AMBIENTE E L'ORSO MARSICANO

Afferma il Capogruppo regionale dei Verdi, Walter Caporale: "La Regione dei Parchi non rispetta le normative nazionali e regionali in materia di Programmazione dell’Attività Venatoria. La Legge Nazionale Quadro sulla Caccia 157/92 sancisce il Principio di Subordinazione dell’Attività venatoria alla tutela dell’Ambiente e della Fauna Selvatica: principio che viene puntualmente disatteso in favore dei cacciatori.
Le normative nazionali e regionali sulla caccia impongono alle amministrazioni provinciali e regionali l’elaborazione di un Piano Faunistico-Venatorio (PFV), di validità quinquennale. L’ultimo PFV regionale è stato approvato nel lontano 1996 con Delibera di Consiglio Regionale del 27 settembre 1996 n° 36/36 (pubblicato sul BURA del 14 febbraio 1997, n° 3 speciale).
Inoltre la Legge Regionale in materia di caccia n. 10/2004,  è disattesa nelle parti che riguardano  i controlli e le regolamentazioni a tutela della fauna abruzzese.
Non sono mai stati attuati: il regolamento per disciplinare la costituzione, il funzionamento e le attività dell’Osservatorio Faunistico Regionale (OFR); l’albo regionale degli allevamenti di fauna selvatica non amatoriali ed il relativo regolamento che disciplini le modalità ed i requisiti richiesti; la regolamentazione delle zone di addestramento cani e aree cinofile; il regolamento per disciplinare l’allevamento, la vendita e la detenzione di uccelli allevati ed il loro uso come richiami; l’istituzione di aziende faunistico-venatorie; la disciplina degli allevamenti di tipo amatoriale, dilettantistica e professionale; un apposito regolamento che disciplini l’attività di tassidermia ed imbalsamazione con la relativa detenzione di animali morti e trofei; il regolamento che gestisca la più diffusa ma anche la più pericolosa delle attività venatorie praticate, la caccia al cinghiale (da alcuni anni il calendario prevede solo prescrizioni per chi pratica tale attività, non obbligatorie).
Il calendario venatorio 2008/2009 non ha tenuto conto dei Pareri dell’INFS compreso il parere sfavorevole alla pre-apertura al Colombaccio.
L’Assessore Regionale alla Caccia, Fernando Fabbiani, con Delibera di Giunta Regionale n. 805 del 15 settembre 2008 ha previsto, per la Zona di Protezione Esterna dei Parchi, di far cacciare il doppio dei cacciatori, portando l'indice di densità venatoria da 1 cacciatore ogni 40 ettari a 1 cacciatore ogni 19 ettari, al pari di qualsiasi altro territorio della regione. Scelta scellerata che è stata soltanto attenuata dall’Accordo successivo PNALM – Provincia dell’Aquila che ha riportato la densità venatoria a 1 cacciatore ogni 35 ettari, indice non sufficiente a garantire efficace tutela degli orsi e dell’ altra fauna selvatica del Parco. Questo accordo è peggiorativo rispetto a quelli degli anni passati: sempre nella Zona di Protezione Esterna dei Parchi, non è stata infatti vietata la caccia al cinghiale in braccata, una attività molto rischiosa e pericolosa per l’incolumità dei plantigradi (e per gli esseri umani). Inoltre, non risolve un altro grande problema: quello della presenza di cacciatori non nativi o residenti nei comuni del Parco Versante Abruzzese”. 


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