Il giorno dell'Immacolata dà il via al Natale

08 Dicembre 2009   19:44  

Oggi, giorno dell'Immacolata, inizia il tradizionale periodo natalizio che si concluderà, come tradizione vuole, nel giorno dell'Epifania.

Ci siamo, l'Inverno bussa alle nostre porte, fumano i comignoli, si imbiancano le vette e le valli, il mare, di colore madreperla, si confonde col cielo. Le case si riscaldano delle luci dei presepi e degli alberi di Natale che oggi pazientemente vengono preparati da intere famiglie. Il Natale, dicono, sia la festa più bella dell'anno ma paradossalmente per qualcun altro, anche il soffio della malinconia. Sono i due volti di ogni festa che si rispetti. L'8 Dicembre e il giorno dell'Immacolata è per chi crede il segno inequivocabile che il Natale è arrivato nel volto delicato e soave delle Vergine. Le città si colorano di luminarie, vetrine festose, a volte fastose, le strade, crocevia di un via vai irrequieto di genitori nella frenetica ricerca dei regali per i propri figli, che, naturalmente Babbo Natale, amorevolmente, deporrà sotto l'albero alla vigilia del 24. La frenetica corsa ai regali, che poi, spesso sono sempre quelli, purchè ci siano. Dalle città trafficate e trasformate da un'atmosfera quasi irreale ai piccoli centri, i borghi di montagna che già sembrano loro stessi presepi; nelle chiesette il sapore dell'antico, come per i vicoli, l' odore acre della legna che arde e il freddo secco di cui la gente di montagna non si fa certo problemi.
E la neve volteggia, candida e soave, quasi a mitigare in un silenzioso paesaggio, scenari cupi dell'Aprile più gelido dell'Inverno. Ad ammantare le macerie di un terremoto forse annunciato. Mentre L'Aquila si appresta a vivere il primo Natale del dopo sisma, con la certezza, stavolta e non la banale speranza, che il prossimo sia davvero un anno migliore.
L'8 Dicembre chiama alla preghiera i fedeli ma dà anche il via al tripudio delle compere, chissà, si dice sempre più morigerate. Ma di fronte al sorriso di un proprio caro, non c'è crisi che tenga, e il regalo è doverso. Non importa quanto esso valga. Il gesto non ha prezzo.
Ma c'è anche il silenzio degli invisibili. Di gente che il Natale lo passerà tra la stazione e i cartoni come coperte. Storie staordinarie di decine di "barboni" li chiamano così, no, precipitati sulla strada per una scelta consapevole o subita, perchè piagati dalla vita, dall'alcol o dalla droga, da tragedie familiari, o da chissà cos'altro.
Dai margini delle nostre città, ai nostri vicini, gli insospettabili. Non vogliono far sapere della loro condizione, spesso amara e avara di emozioni, di denaro, addirittura, in alcuni casi di cibo. Cifre che fanno discutere, e che ci parlano dei cosidetti nuovi poveri. Ma ormai tanto nuovi non sono, perchè i problemi sono quelli di sempre, ma guarda caso ce ne ricordiamo solo a Natale. Festa buonista o festa buona, il Natale è anche e soprattutto questo, come l'Inverno che si avvicina, candido e accogliente, ma anche freddo e difficile, dipende dalla prospettiva e dalla vita di ognuno.
Nelle mense delle associazioni di volontariato, oggi, giorno di festa, per essere meno soli si condivide il pasto, una preghiera, una scelta di vita. Sono gli angeli di tutti i giorni, che non fanno rumore, i tanti volontari di cui ci si ricorda a Natale e nelle feste comandate ma che quotidianamente cercano di alleviare la solitudine, e troppo spesso la fame, degli indigenti, tra i quali tanti pensionati, divorziati rimasti con un solo o addirittura senza uno stipendio, famiglie monoreddito, stranieri e barboni, solo l'ultimo anello di una catena, questi, che inizia dalla normalità diventata straordinarietà, di chi si ritrova solo, senza soldi, senza casa. E poi ci sono gli eroi di tutti i giorni, famiglie intere che stringono la cinghia che diventa sempre più stretta per far quadrare i conti.
Al di là del muro, lo sfarzo di quei pochi, forse, non molti, che si concedono il lusso. E poi tutti gli altri che della moderazione fanno di necessità e virtù. Composito anche questo Natale, vissuto così, tra le strade, nelle piazze, nelle case, nelle chiese, nell'abbraccio fraterno dei propri cari o nel ricordo, dolceamaro, di chi non c'è più. Un Natale accolto soprattutto nei cuori dei bambini che dall'8 Dicembre iniziano il conto alla rovescia, verso quella Vigilia in cui toglieranno l'ovatta dalla mangiatoia, nei presepi, a Gesù Bambino, mentre quel vecchio dalla lunga barba e dal vestito rosso, su una slitta trainata da renne si precipita nelle case per donare regali e un sorriso. Il sorriso del Natale e dei fiocchi di neve che rendono lieve l'Inverno in attesa della solita rassicurante rondine che sì, farà Primavera.

di Antonella Micolitti

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