Il lungo cammino per giocare un Mondiale di basket: ecco quanto conta la preparazione

11 Settembre 2019   09:41  

Spesso e volentieri parliamo di giocatori di basket dal talento cristallino che, grazie a quanto è stato ricevuto in dono da Madre Natura, sono in grado di giocate inimmaginabili per noi comuni mortali. Eppure, però, una delle cose più belle dello sport è che non sempre chi ha solo talento, ma non lo coltiva abbastanza, riesce a farcela. Anzi, spesso e volentieri, gli esempi di chi con i sacrifici e con il sudore si è guadagnato tutto, stanno lì a testimoniare come la mente conti tantissimo.

E anche la preparazione ad un appuntamento importantissimo come può essere un Mondiale diventa molto rischiosa se non si dovesse avere la testa giusta e ben collegata su quelli che sono i principali obiettivi. Come viene spiegato da Matteo Soragna in un'intervista recente a L’Insider, la preparazione gioca un ruolo di primo piano nel percorso che porta ad un Mondiale di pallacanestro.

Gestire il riposo e saper ascoltare il proprio corpo

La gestione del proprio corpo è un aspetto molto interessante, che non può chiaramente prendere una strada differente rispetto alla concentrazione su un determinato obiettivo e alla forza mentale. L’aspetto psicologico, quindi, riveste un ruolo fondamentale, soprattutto nel momento in cui si deve controllare il proprio corpo mentre si va in vacanza, quei pochi giorni che passano dalla fine del campionato con la maglia della squadra di club e il raduno previsto con la Nazionale in vista dei Mondiali.

È chiaro che staccare completamente la testa in vacanza è fondamentale, anche per rimettersi in gioco il prima possibile con allenamenti e con una competizione interna alla Nazionale, che vedrà alla fine la scelta dei 12 che prenderanno parte al Mondiale. Il riposo, quindi, è fondamentale, ma è lo stare troppo fermi che potrebbe “fregare” un giocatore. Infatti, nel caso in cui si dovesse abusare del riposo, ecco che il corpo del giocatore comincerà a lanciare dei segnali inequivocabili e ci vorrà molto più tempo per tornare nella forma ideale. Quello che devono fare i giocatori nel periodo che va dalla fine del campionato fino all’inizio del raduno con la Nazionale è quello di gestirsi nel migliore dei modi. Sia la cura del corpo che l’integrazione diventano due aspetti non importanti, ma decisivi in entrambe le fasi del recupero. Chiaramente, a questi livelli la differenza la fa tanto l’aspetto psicologico: anche i giocatori più talentuosi devono inevitabilmente cercare di pensare alla propria gestione. Anche tra le varie partite dei Mondiali l’aspetto mentale incide tanto, visto che è necessario essere perfetti nel pensare che tutto quello che è successo nell’ultima partita va resettato e ricominciare da zero in quella successiva, come se non si fosse mai giocato.

Un altro tema molto caldo, come è stato ben sottolineato da parte di Matteo Soragna, è quello dell’alimentazione. Ormai, tutte le Nazionali possono contare su un dietista specifico per il proprio team. Quindi, in partenza tutti consumano un menu predefinito, dal momento che sono gli alimenti che vengono ritenuti più adatti per poter raggiungere il massimo livello delle proprie prestazioni. Sta poi alla dirigenza della Nazionale riuscire a trovare, quando ovviamente i Mondiali si giocano all’estero e in un Paese magari molto lontano, la soluzione di soggiorno migliore per le proprie esigenze. Quindi, si deve optare per un hotel che abbia una cucina internazionale, ma ci sono varie squadre che fanno le cose molto più in grande. Preoccupate per possibili contaminazioni e problematiche simili, si portano addirittura il cibo da casa, senza lesinare nel budget. In ogni caso, è chiaro come le squadre Nazionali, al giorno d’oggi, abbiano raggiunto un livello tale di pianificazione e di programmazione tale da non lasciare nulla al caso.

Come è stato ampiamente sottolineato da parte di Soragna, in fin dei conti deve essere il giocatore stesso il primo a sapersi gestire, anche per quanto riguarda l’alimentazione. In tanti si chiedono se, nel corso della competizione, ci sia un giorno in cui si possa sgarrare e mangiare qualcosa di diverso rispetto al menu predefinito: ebbene, non c’è alcun problema nel lasciarsi andare qualche volta e consumare qualcosina in più. Come si può facilmente intuire, è l’abuso, ad esempio di cibi spazzatura, a rappresentare il vero e proprio pericolo che può andare a condizionare negativamente poi la prestazione sul campo. Può apparire quasi come una sciocchezza, ma invece non lo è assolutamente, dato che consumare cibi non adatti alla propria alimentazione, garantisce un apporto di energie insufficiente per affrontare determinati tipi di sforzi e di prestazioni.


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