Il terremoto e il diritto di cittadinanza dei migranti

Bisogni e protocolli

22 Giugno 2009   16:54  

Il 10 aprile 2009 durante il funerale delle vittime del terremoto, l'Aquila ha scoperto di essere davvero una città multietnica. Tra l'interminabile fila di bare c'era infatti quella, minuscola e bianca di Jovan, bimbo rumeno di soli quattro mesi, e le bare di Alenja, Maria, Nurje, Hussein Demal, e di altri immigrati che da anni lavoravano e vivevano nell'area del cratere.

Il terremoto del sei aprile ha anche aggravato la preesistente condizione di disagio degli immigrati superstiti. Migliaia di loro, secondo un stima fatta dalla Prefettura dell'Aquila, hanno perso la casa e/o il lavoro, ed ora rischiano di perdere anche il diritto a restare in Italia e al ricongiungimento familiare, in quanto impossibilitati a rinnovare il permesso di soggiorno, subordinato come noto ad un contratto di lavoro e a un domicilio. Anche di questo non secondario problema si è cominciato a discutere nella seduta odierna del consiglio territoriale per l'immigrazione, che ha presentato e sottoscritto intanto il progetto ''Piano convivenza''. Per tre anni la Prefettura la Provincia del Aquila insieme alla Provincia autonoma di Trento, che già vanta una specifica esperienza in materia - si impegneranno, si legge nel Protocollo d'intesa sottoscritto oggi, in una azione congiunta di ascolto, monitoraggio, formazione e , si legge ancora nel documento, di informazione sulle procedure e e sulla documentazione necessaria per il rinnovo dei permessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari e cittadinanza.

 

Nel servizio intervista al  prefetto Franco Gabrielli


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