Il 10 aprile 2009 durante il funerale delle vittime del terremoto, l'Aquila ha scoperto di essere davvero una città multietnica. Tra l'interminabile fila di bare c'era infatti quella, minuscola e bianca di Jovan, bimbo rumeno di soli quattro mesi, e le bare di Alenja, Maria, Nurje, Hussein Demal, e di altri immigrati che da anni lavoravano e vivevano nell'area del cratere.
Il terremoto del sei aprile ha anche
aggravato la preesistente condizione di disagio degli immigrati
superstiti. Migliaia di loro, secondo un stima fatta dalla Prefettura
dell'Aquila, hanno perso la casa e/o il lavoro, ed ora rischiano di
perdere anche il diritto a restare in Italia e al ricongiungimento
familiare, in quanto impossibilitati a rinnovare il permesso di
soggiorno, subordinato come noto ad un contratto di lavoro e a un
domicilio. Anche di questo non secondario problema si è cominciato a
discutere nella seduta odierna del consiglio territoriale per
l'immigrazione, che ha presentato e sottoscritto intanto il progetto
''Piano convivenza''. Per tre anni la Prefettura la Provincia del
Aquila insieme alla Provincia autonoma di Trento, che già vanta una
specifica esperienza in materia - si impegneranno, si legge nel
Protocollo d'intesa sottoscritto oggi, in una azione congiunta di
ascolto, monitoraggio, formazione e , si legge ancora nel documento, di
informazione sulle procedure e e sulla documentazione necessaria per
il rinnovo dei permessi di soggiorno, ricongiungimenti familiari e
cittadinanza.
Nel servizio intervista al prefetto Franco Gabrielli