Il vuoto triste del polo elettronico e la speranza dell'investitore d'oltremanica

04 Luglio 2013   15:10  

Parole e immagini del post-terremoto economico. Non aquilano, ma di un Paese che in pochi decenni di ottuse politiche economiche liberiste, e a generazioni di politici incapaci e dalla corta visione, ha assistito inerme allo smatellamento della sua industria, alla distruzione di professionalità e ricchezza, a favore della speculazione finanziaria e della rendita.

Esempio eclatante di questa catastrofe è il polo elettronico del capoluogo, dove tanti anni fa lavoravano 5mila dipendenti che con i loro stipendi hanno consentito a L'Aquila di crescere e prosperare. 

Dentro gli enormi capannoni vuoti, a lavorarci effettivamente è rimasto solo un addetto che ha il compito di dismettere e liquidare le ultime attrezzature vendibili. 

Oggi ad accogliere il segretario del Pd Guglielmo Epifani molti dei 180 lavoratori in mobilità, troppo anziani per ricollocarsi, troppo giovani per andare in pensione. In una città dove dopo il terremoto la cassa integrazione è aumentata del 1500%. 

La nuova speranza, o meglio, l'ultima, è stato ribadito da sindaco Massimo Cialente, si chiama Accord Phoenix, una società londinese che vorrebbe insediarsi negli stabilimenti del Polo elettronico, promettendo di assumere oltre 200 dipendenti, tra quelli nuovi e quelli in cassa integrazione, e di investire 40 milioni di euro, chiedendo però di poter beneficiare di 20 milioni di euro derivanti dalla delibera Cipe a disposizione per il rilancio economico e produttivo delle fabbriche che si trovano nel cratere sismico.

Il problema è che ancora non possibile valutare il piano industriale che a quanto pare orbita nel settore del riciclo e riutilizzo del materiale elettronico ed informatico.

Non è una questione di poco conto: non è la prima volta che dopo un terremoto, l'Irpinia e la Valle del Sele insegnano, arrivano industriali sciacalli dal laborioso nord a far finta di investire per rubare finanziamenti pubblici e beneficiare di sgravi fiscali e manodopera a basso costo. Per poi andarsene lasciando dietro di sè macerie sociali e devastazioni ambientali. 

 

di Filippo Tronca
montaggio di Marialaura Carducci

 


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Epifani incontra i lavoratori in mobilità
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