Immigrati. Nuovo Cie a Vasto, ma i cittadini protestano

Mobilitazioni anche a Martinsicuro

24 Febbraio 2009   12:34  
E' prevista per domani la riunione convocata dal ministro degli interni Maroni sulla definizione dei nuovi Centri di identificazione ed espulsione per immigrati clandestini(ex Cpt) in Italia. Il comitato interministeriale di monitoraggio istituito dalla Bossi-Fini dovrà elaborare la lista definitiva dei centri, e proporre inoltre strategie che puntino ad un "contrasto efficace" della clandestinità e della malvivenza ad essa connessa.

Presente nella lista delle strutture italiane volte alla gestione dell'immigrazione sul territorio, anche quella vastese. Ma il progetto sottostante a tale scelta appare ancora controverso, e soprattutto confuso: al Comune non si danno risposte, e si continua a sostenere l'evidente incompatibilità di un centro di tal genere con la dimensione locale. Gli abitanti di via San Sisto, la strada dove è situato l'edificio che dovrebbe ospitare non più di 200 immigrati da identificare ed eventualmente rimpatriare, hanno dichiarato di essere pronti a tutto se l'iniziativa dovesse andare in porto. Al centro delle polemiche anche la Prefettura chietina, la quale sembra non abbia ancora chiarito come e con quali parametri siano stati individuati Comune e immobile da destinare al nuovo Cie. Sulla base di tali interrogativi, e sul sospetto di un mancato coinvolgimento degli altri enti territoriali in merito alla designazione del centro , è scattata la mobilitazione di Rifondazione che ha prontamente chiesto al prefetto Aldo Vaccaro il tempestivo chiarimento dell'intera faccenda. "Ci opporremo con forza a questo e altri progetti di strutture di questo tipo in Abruzzo" hanno affermato all'unisono il segretario Di Gregorio e il coordinatore dell’associazione “Oltre Abruzzo” Isidoro Malandra.

Le nove sedi presenti nella lista che sarà discussa domani al Viminale sembra siano state individuate tramite criteri rigorosi, ma nel caso dell'area vastese i dubbi sono molti. Il primo elenco che il capo del dipartimento Libertà civili e Immigrazione, il prefetto Mario Morcone, aveva consegnato al ministro Maroni conteneva circa 20 aree possibili, delle quali ne sono state successivamente selezionate 8-9. Per la maggior parte di esse si tratta di terreni situati vicino agli aeroporti, coperti da strutture Hangar o da ex caserme da ristrutturare, in Regioni ad oggi ancora prive di Cie.

I primi Centri di identificazione ed espulsione sono stati così assegnati alle provincie di Verona e Venezia nel Veneto, Firenze e Grosseto in Toscana, Terni in Umbria, Falconara nelle Marche e alla provincia di Caserta in Campania. Per la Regione Abruzzo, effettivamente sprovvista di Cie, è stata indicata la zona di Vasto. A differenza dei casi prima citati tuttavia, non sembrano esservi ex caserme nè terreni demaniali nella località abruzzese inserita nell'elenco del ministero, e nemmeno si scorge un aeroporto vicino che possa facilitarne le funzioni. Ad ogni modo l'ardua sentenza verrà pronunciata domani, quando dalle fonti ministeriali si saprà a quali centri verrà data la priorità, e quali verranno invece lasciati in standby.

Per attrezzare una struttura in grado di ospitare e –diciamolo- “sorvegliare” 200 immigrati occorre almeno un anno. L'obiettivo sarebbe quello di recuperare circa 1.600 posti in tutta Italia, ma non si esclude la possibilità -meno dispendiosa ma più pericolosa dal punto di vista sociale- di convertire i Centri di permanenza temporanea esistenti, nei nuovi Centri di identificazione ed esclusione. Un'eventualità molto discussa e contrastata dagli stessi governatori delle Regioni italiane, alcuni dei quali palesemente preoccupati che la clandestinità possa essere trattata come un reato piuttosto che come condizione esistenziale dell’individuo.

LE MARCHE CONTRO I CIE

"Sulla possibilità di costruzione di un Centro di Identificazione ed Espulsione per i cittadini immigrati la nostra e' una posizione chiara, coerente e motivata da ben cinque anni. Vale a dire in tempi non sospetti". Lo ha affermato senza mezzi termini l'assessore regionale all'immigrazione e servizi sociali delle Marche, Marco Amagliani, intervenendo nel dibattito scaturito dalla decisione del Governo di assegnare a Falconara un nuovo centro per la gestione dell'immigrazione clandestina. Ieri l'assessore ha ribadito la propria posizione ricordando la mozione votata dalla giunta marchigiana cinque anni fa, quando la Regione si dichiarò esplicitamente contraria alla "realizzazione o attivazione" di tali strutture sul territorio.

"...E' con questo stesso spirito e volontà che ho partecipato, in rappresentanza della Regione Marche, al forum 'Mare aperto, idee per aprire le frontiere e chiudere i Cpt' tenutosi a Bari nel luglio del 2005" ha ricordato Amagliani, facendo riferimento al documento finale approvato nel Capoluogo pugliese, con il quale le 12 Regioni presenti all'evento s'impegnarono ad affrontare il tema dell'immigrazione con "umanità e giustizia” nella consapevolezza  che “quella del clandestino e' una condizione, e non un reato”, e che occorre combattere “la clandestinità e non la persona".

Anche l'Abruzzo aveva espresso parere contrario. L'iniziativa, storica, di affrontare l'immigrazione in termini di maggiore giustizia e sensibilità sociale venne promossa da Nichi Vendola, allora Presidente della Regione Puglia, e coinvolse 12 Regioni, tra le quali anche l'Abruzzo che in quella sede fu rappresentato da Ottaviano Del Turco.

Risposte alternative. Amagliani ha riferito agli organi della stampa la propria ritrosia a considerare il tema dell'immigrazione come una mera "questione di ordine pubblico". " …Si tratta invece di affrontare con realismo e cioè nel pieno rispetto delle Leggi, le grandi problematiche dell'accoglienza, dell'inclusione, dell'interculturalita - ha aggiunto l'Assessore marchigiano- tutti coloro che vivono, lavorano o cercano lavoro onestamente nelle Marche sono e devono essere considerati cittadini [...]Le regioni già nel 2005, chiedevano al Governo il superamento dei CPT e l'istituzione di un tavolo di confronto per definire risposte alternative che tutelino i diritti e promuovano la sicurezza sociale".
 
EMERGENZA IMMIGRATI A MARTINSICURO?

Intanto continuano in Abruzzo le polemiche e le proteste dei cittadini che di volta in volta chiedono allo Stato maggiore protezione dalla “malvivenza che la clandestinità importa nella Regione”. La scorsa notte a Martinsicuro, nel Teramano, la polizia ha fermato 4 giovani romeni mentre erano intenti a sfilare cavi di rame dai tombini di un'area adibita a campeggio. La banda, costituita da Dumitaru Radu di 34 anni, il fratello Cristian di 38, Gheorghe Ciobotaru di 22 e Dumitru Zecheru di 30, era sotto il mirino delle forze del'ordine da diverso tempo, per via dei ripetuti furti di rame avvenuti nel comprensorio lo scorso anno. In attesa di essere processati per direttissima i quattro autori del furto sono stati condotti nel carcere di Castrogno, mentre il materiale estratto nella zona prescelta dai malviventi è stato restituito al proprietario. Dagli arnesi da scasso rinvenuti sul posto dalla Polizia di Martinsicuro, sembra che la banda fosse specializzata in diverse tipologie di furto.

L' APPELLO DELLA CITTA' AI MINISTRI MARONI E LA RUSSA

Risale a qualche giorno fa la lettera inviata dall'associazione Città attiva di Martinsicuro ai ministri dell'Interno e della Difesa Maroni e La Russa, sul tema della sicurezza nella località teramana. Una missiva molto dettagliata che illustra le preoccupazioni della cittadina costiera in merito alla percezione della sicurezza sul territorio. Secondo l'associazione civica (che sfoggia ben 4 consiglieri al Comune) le ansie degli abitanti sarebbero provocate prevalentemente dalle “attività di clandestini assoldati dalla manovalanza del crimine, ma anche dalla presenza di comunità provenienti da città metropolitane che vivono di espedienti". I rom in altre parole.
"le principali angosce della cittadinanza- recita la lettera- sono legate ad una sensazione di impunità di questi soggetti, riconducibili ad un controllo poco incisivo del territorio, e questo senza voler imputare demeriti alle forze dell’ordine. La nostra è una richiesta affinché la loro presenza, spesso esigua, possa essere aumentata numericamente anche se questo può implicare l’invio dell’esercito in città".



Giovanna Di Carlo

 

 


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore