Impianto a biomasse di Bazzano: gli argomenti del si e quelli del no

30 Settembre 2013   10:36  

Si surriscalda il clima intorno all'impianto a biomasse di Bazzano,  a seguito dell'annuncio da parte della società Futuris Aquilana  dell'avvio dei lavori.

Da una parte i comitati cittadini di Onna, Paganica e Monticchi in particolare ribadiscono il loro secco no, affilano le armi e sono pronti ad occupare l'alula del consiglio comunale giovedi 3 ottobre.

Prosegue poi la raccolte delle firme contro l'opera che hanno già superato quota tremila, in attesa dell'estio dei ricorsi al TAR.r. Rifondazione comunista è pronta a dare battaglia in Consiglio regionale.

A seguire le principali argomentazioni del fronte del no.

Per tale impianto, come per gli altri 14 impianti approvati dal Servizio Energia della Regione, non ci potranno mai essere nel territorio regionale quantità adeguate di biomassa.

Nel dettaglio: la capacità regionale di produzione di biomasse forestali di circa 100.000 t/anno oggi in gran parte utilizzate per usi domestici e che le possibili biomasse che potrebbero derivare dall’agricoltura vengono più opportunamente, già oggi, riutilizzate come fertilizzanti.

E dunque già per i 14 interventi approvati in Abruzzo che dovrebbero produrre complessivamente circa 70 MW sarebbero necessarie 1.000.000 di tonnellate/anno.

In particolare l’impianto di Bazzano con la sua necessità di 60.000 t/anno interferirebbe con i bacini di attingimento della biomassa di Collarmele, Ortucchio e Avezzano (e che tutti insieme richiederebbero una disponibilità complessiva di oltre 500.000 t/anno nella sola provincia aquilana).

Il rischio dunque è che a causa della carenza di biomasse tutti gli impianti potrebbero poi essere “costretti” ad utilizzare altre fonti di energia ivi compresi RSU (rifiuti solidi urbani).

Infine: la potenzialità energetica del nostro Paese è di circa 120 GW mentre la potenza richiesta è di circa 40 GW, l’Italia è quindi tecnicamente autosufficiente con una sovrabbondanza di impianti di produzione come dimostrano i dati del 2011 pubblicati da Terna, società che gestisce la rete elettrica nazionale.

 

L'impianto a biomasse è assai probabilmente destinato a diventare un inceneritore.

C'è poi il timore dell'inquinamento: l'impianto emetterà nell’atmosfera polveri sottili e altre sostanze cancerogene con un conseguente peggioramento delle condizioni di salute dei cittadini, della qualità dell’aria e dell’ambiente.

Sostanze che si accumuleranno sui terreni circostanti e nella catena alimentare, determinando una svalutazione dei terreni e degli immobili e compromette le attività imprenditoriali, agricole e turistiche.

Non solo: a seguito del sisma nell’adiacente Nucleo Sviluppo Industriale i capannoni sono stati riconvertiti in strutture socioculturali, nelle aree limitrofe con il programma C.A.S.E. si sono insediati oltre 5000 nuovi abitanti.

Da uno studio realizzato dall’università dell’Aquila emerge che “la centrale di Bazzano potrebbe episodicamente portare al superamento dei limiti (di legge) di biossido di azoto e PM10 entro 1-2 km dalla sorgente”.

Di parere diametralmente opposto la società titolare del progetto Futuris Aquilana.

Dichiara Antonio Nidoli, presidente MA&D e socio e consigliere d’amministrazione di Futuris Aquilana in una nota:

''La necessità di diminuire l’immissione di CO2 addizionale in atmosfera ed i conseguenti effetti devastanti sul riscaldamento ed il clima del pianeta e la volontà di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili sono le ragioni che hanno determinato l'Unione Europea e l'Italia ad adottare direttive e leggi che incoraggiano la generazione di energia elettrica da biomasse, energia solare ed energia eolica.

In particolare le centrali a biomasse sono state regolate e premiate dalla normativa comunitaria e nazionale perché, oltre a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra come le altre fonti rinnovabili, possono cogenerare energia elettrica ed energia termica .

Le leggi italiane hanno fissato i limiti massimi di concentrazione delle emissioni al camino delle centrali a biomassa, naturalmente a livelli ben inferiori alla soglia di rischio per le popolazioni.

La Centrale di Futuris Aquilana rientra in questo quadro normativo ed è stata autorizzata nel pieno rispetto di queste leggi, in particolare del Decreto legislativo 387 del 2003, che disciplina le procedure autorizzative relative alle fonti rinnovabili elettriche.

Nell’ambito dell’attività di sviluppo del progetto e della complessa procedura iniziata nel 2008, molto prima del sisma, tutti gli enti coinvolti hanno verificato scrupolosamente nel corso di oltre due anni, l'idoneità del progetto e la sua sostenibilità e quindi l’assenza di rischi per l’ambiente e per la salute pubblica.

Tutte le amministrazioni coinvolte hanno rilasciato parere favorevole.

Come dichiarato pubblicamente, dopo il rilascio dell’autorizzazione unica alla centrale di Futuris Aquilana nell’agosto 2010, la Regione su istanza del Comune dell’Aquila ha richiesto ed effettuato una verifica del corretto svolgimento dell’iter autorizzativo e del contenuto dei pareri rilasciati.

Al termine di questo riesame non si è potuto che riconfermare quegli stessi risultati a cui era pervenuta la Conferenza dei servizi che aveva rilasciato l’autorizzazione.

Il progetto ha adottato tutti i sistemi di sicurezza e di riduzione degli impatti sull'ambiente in linea con le tecnologie più avanzate e la normativa vigente.

«L’impianto è stato autorizzato nell’agosto 2010 dopo un lungo e accurato esame di tutti gli aspetti tecnici, ambientali, di impatto sulla salute pubblica e di sicurezza, con il coinvolgimento di 23 enti. Ribadiamo che tutti hanno espresso un parere favorevole riconoscendo la sostenibilità ambientale.

Più recentemente, in sede di progettazione avanzata, è stata ridotta la potenza installata da 5,5 MWe a 4,996 MWe per circa il 10% della potenza elettrica totale quindi determinando una riduzione di circa il 10% del fabbisogno di combustibile e delle emissioni in atmosfera.

L’impianto, della potenza di 4,996 MWe e con un rendimento pari al 23,5%, sarà alimentato da 54.500 tonnellate anno di sottoprodotti di legno vergine provenienti da un bacino di 70 chilometri dalla centrale che saranno forniti da Energia e Territorio, una società consortile che riunisce cooperative di operatori locali e Cia.

L’impianto di Futuris Aquilana ha un consumo inferiore anche del 60% rispetto al totale di biomasse disponibili nel bacino sulla base dei dati e dei censimenti pubblicati da Enea, dalla Regione, dall’Istat e quindi facilmente verificabili.

Prima dell’entrata in esercizio dell’impianto installeremo una centralina per il monitoraggio in continuo della qualità dell’aria.

Una volta installata, la centralina potrà verificare la situazione delle emissioni in tempo reale e le eventuali variazioni nella qualità dell’aria dopo l’entrata in esercizio.

La centralina consentirà altresì ad Arta di disporre dei dati per valutare eventuali variazioni dovute al funzionamento dell’impianto e a tutti gli altri insediamenti industriali presenti nel nucleo di Bazzano.

L’impianto di Futuris Aquilana sarà sottoposto a una serie di controlli molto rigidi sia sulle emissioni che sulla tipologia di combustibile utilizzata.

Controlli che potranno essere effettuati anche da un Osservatorio indipendente nominato dalle comunità locali.

Saranno questi controlli la nostra migliore risposta allo studio dei meteorologi del Cetemps che prende in esame i dati di base di una centralina di monitoraggio assai distante dalla centrale come quella di via Amiternum e posizionata in una zona a ridosso dello svincolo autostradale.

 


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