In Abruzzo crolla il credito a imprese e famiglie, tassi di interesse sempre più alti

18 Novembre 2013   12:58  

Escono di scena le piccole banche, e il credito abruzzese va a picco, con 473 milioni di euro in meno erogati a imprese e famiglie.

Tutto ciò mentre crescono i tassi di interesse e il numero di quanti non sono in grado di onorare i propri debiti.

Tramonta, per effetto di vorticosi processi di acquisizione e concentrazione, quella che per anni era stata una positiva anomalia abruzzese, in grado di garantire maggiore ossigeno al sistema Abruzzo: l’attenzione al territorio e alle sue attività produttive degli istituti di minori dimensioni.

A delineare un quadro che desta allarme nel mondo delle imprese è la ricerca realizzata da Aldo Ronci per la Cna abruzzese, relativa al primo semestre dell’anno:

«Tra gennaio e giugno - illustra il curatore dello studio - il credito in Abruzzo ha subito un decremento di 473 milioni di euro, che rappresenta il peggior valore registrato negli ultimi dieci anni.

La caduta si distribuisce per 403 milioni di euro alle imprese e per 70 alle famiglie consumatrici, si manifesta pesantemente in tutte e quattro le province, penalizza tutti i settori, ma reca soprattutto il segno della caduta delle piccole banche».

Perché, prosegue, «in questi sei mesi le piccole banche hanno registrato un decremento del credito di 3.085 milioni di euro, contro un incremento di 2.612 milioni, e uno spread rispetto ai tre mesi precedenti - quanto alla quota di mercato detenuta - di ben 12 punti: era del 52% a fine marzo, scende al 39% a fine giugno.

E’ vero che la quota di mercato resta ancora molto più alta di quella media nazionale per lo stesso tipo di banche, ferma al 23%, ma è vero anche che la distanza si assottiglia vistosamente».

Sul piano territoriale, la provincia in cui le piccole banche hanno perso più quote di mercato è quella aquilana (dal 54 al 32%), mentre Chieti ha subito una diminuzione di 16 punti percentuali, Pescara 9 e Teramo 4.

Flessioni, all’Aquila e Chieti, spiegabili proprio a causa dell’incorporazione di istituti fortemente radicati sul territorio all’interno di grandi gruppi nazionali.

Nell’Abruzzo che soffre per mancanza di credito, con le imprese che vedono decrescere del 2,56% i fondi loro erogati (contro una media nazionale di poco più alta, pari a -2,72%), spicca anche il capitolo “sofferenze”: ovvero i crediti che le banche non riescono più a incassare dalla clientela: nei primi sei mesi dell’anno hanno registrato un incremento di 347 milioni di euro, con una crescita percentuale del 13,74%, valore di gran lunga superiore a quello medio italiano (+9,60%).

Con il risultato che, nel rapporto con il credito erogato, in Abruzzo si tocca quota 8,92%, contro il 7,26% medio nazionale, e dunque con un differenziale di 1,66 punti percentuali.

Condizione che si riverbera sull’aumento dei tassi di interesse praticati alle imprese e alle famiglie, largamente superiori alla media nazionale: 8,66% medio, contro il 6,86% medio nazionale, e dunque con una differenze di 1,8 punti.

Con la caduta delle piccole banche, infine, segnano il passo anche i depositi e il risparmio postale delle famiglie consumatrici, con 4 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. 

«I processi di aggregazione in corso nel sistema bancario abruzzese, annunciano uno scenario in cui le piccole banche avranno un ruolo sempre più marginale. Con il rischio di pesanti ricadute per il nostro sistema produttivo».

Lo afferma, commentando i dati dello studio realizzato da Aldo Ronci per la confederazione artigiana abruzzese, il direttore della Cna regionale, Graziano Di Costanzo, secondo il quale «l’annunciata incorporazione anche di Caripe e Tercas nel gruppo Popolare di Bari, dopo quella che ha riguardato Carispaq e Bls all’interno di Banca Popolare dell’Emilia Romagna, porterà di fatto alla quasi cancellazione dalla cartina geografica abruzzese del sistema delle piccole banche.

Istituti che pure, in passato, avevano garantito credito a imprese e famiglie, grazie soprattutto al loro rapporto privilegiato con il territorio.

Occorre ora lavorare affinché le nuove proprietà investano con convinzione e lungimiranza sul sistema imprenditoriale abruzzese, che ancora può dare risposte importanti in tema di sviluppo e occupazione».

Quanto agli altri dati della ricerca, secondo Di Costanzo «l’Abruzzo conferma la sua superiore fragilità rispetto all’Italia, come dimostrano tassi di interesse e sofferenze più alti, e un risparmio con il “segno meno”.

In questo contesto si inseriscono le due importanti iniziative varate dalla Regione a sostegno dei confidi, riguardanti fondi comunitari per 18,5 milioni e Fas per 14 milioni di euro: somme rilevanti, che però ancora non entrano nella disponibilità dei confidi, cui sono destinati, e dunque non producono ancora gli effetti auspicati a favore delle imprese».

«Si tratta dell’unico elemento positivo di questo quadro - conclude Di Costanzo - in attesa della ripresa dell’economia, in grado di aiutare le imprese a rilanciarsi; ma mai, come in questo caso, il fattore tempo diventa determinante».

 


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