In numeri della crisi dell'economia abruzzese

Draghi: PIL italiano scenderà al del 5%

25 Giugno 2009   12:50  

Il rapporto annuale della Banca d'Italia sull'economia in Abruzzo, illustrato oggi a L'Aquila, alla presenza del governatore Mario Draghi, è un bollettino di guerra e riflette gli effetti della crisi internazionale in una regione già debole, e che ora dovrà fare i conti con le conseguenze del terremoto del sei aprile. I dati snocciolati nel silenzio della sala conferenze Carispaq relativi al 2008, attestano che il 60% delle aziende abruzzesi sono in sofferenza, il fratturato si contrae in media del 14%, nelle industrie manifatturiere la produzione scende del 10%.

Crolla l'export che nel settore dei mezzi di trasporto, scende al - 34,5% . Male il settore delle costruzioni, un tempo fiorente, che soffre la contrazione degli appalti pubblici e delle compravendite di case. Gli abruzzesi consumano meno e questo fa soffrire il commercio, in particolare la piccola distribuzione. Inevitabile in questo scenario l'aumento del tasso di disoccupazione che negli ultimi mesi del 2008 è salito al 6,6%, e l'esplosione del ricorso alla cassa integrazione al +40%.

Prende la parola il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. “Il Pil, se non succede niente, in altre parole se non continua a cadere, alla fine di quest'anno sarà sceso del 5% circa". E aggiunge  il Governo deve reagire accelerando sule riforme strutturali del sistema attivare cos'ì un circolo virtuoso: "Possiamo parlare di uscita dalla crisi se, in un certo senso, si realizzano le seguenti condizioni: la tenuta dei consumi e possibilmente la tenuta del mercato del lavoro o comunque la capacita' di spesa anche in presenza di una crescita della disoccupazione. In sostanza - ha spiegato Draghi - i comportamenti degli individui, delle imprese e dei consumatori da un lato e delle politiche economiche che nei prossimi mesi verranno adottate dall'altro, saranno le condizioni per il superamento della crisi. Condizione principale - ha proseguito Draghi - e', comunque, la tenuta dei consumi. In Europa sono consumi che non hanno mai avuto tassi di crescita come quelli degli Usa, ma sono consumi stabili, di tipo durevole e non durevole. Se dovessero flettere queste speranze di recupero potrebbero diventare piu' difficili da realizzarsi. Per la tenuta dei consumi - ha osservato il governatore - e' essenziale una sostanziale tenuta del mercato del lavoro. C'e' un aumento della disoccupazione in Abruzzo, come abbiamo visto nel rapporto, ma anche in tutta Italia: la disoccupazione continua a crescere.

Sul sistema creditizio Draghi ha poi affermato: "Da queste condizioni di politiche monetarie e fiscali straordinariamente espansive e da questa condizione che ha visto alcuni governi diventare proprietari delle banche". "Hanno intenzione - si e' chiesto ancora - di tenersi le azioni delle banche per sempre, di nazionalizzarle? Non credo, nessuno - ha aggiunto - ha obiettivi di questo tipo. Ma la gente vuole sapere come uscire da questa situazione. E' molto presto per tracciare strategie di uscita quando ancora il sistema bancario non e' stato riparato; il credito non e' ancora tornato ad affluire all'economia. Non avrebbe nessuna credibilita', ma e' importante disegnare e cominciare a dire cosa si sta facendo. Alcuni Paesi lo stanno gia' facendo. Per quanto ci riguarda - ha detto ancora Draghi - l'obiettivo piu' importante in questa situazione e' chiedersi come ne usciremo. Ne usciremo allo stesso modo con cui ci siamo entrati, cioe' con una crescita zero, oppure ne usciremo con una crescita piu' elevata? Che opportunità' - si e' chiesto ancora Draghi - abbiamo per aumentare le nostre crescite nel lungo periodo? La risposta e': riforme strutturali. La nostra crescita e' piatta da un quindicennio. Pero' ci sono stati dei progressi, per esempio nella pubblica amministrazione, nella riforma della scuola, ma ci sono - ha concluso - anche tante altre cose da fare”

Un focus è stato poi dedicato ai 49 comuni colpiti dal sisma. Nell'area, già in crisi economica prima del sei aprile operavano nel 2008 circa 3200 unita' produttive del commercio, dopo il sei aprile sono oltre 2000 le piccole e medie imprese del settore che sono state chiuse. di cui circa 800 insediate nel centro storico. Nei 50% dei casi gli immobili aziendali sono risultati del tutto inagibili. Questo significa, constata il presidente della regione Gianni Chiodi che ci aspettano anni difficili, e siamo chiamati ad una grande sfida. Significa altresì  che nel cratere l'emergenza più drammatica è quella del lavoro e dell'occupazione.

 

I numeri dell'economia aquilana terremotata


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